Forme di caccia e gestione cinghiale, Federcaccia: così un problema può diventare risorsa

Forme di caccia e gestione cinghiale, Federcaccia: così un problema può diventare risorsa

Massimo Sbardella

Forme di caccia e gestione cinghiale, Federcaccia: così un problema può diventare risorsa

Partecipato convegno a Perugia, in Umbria danni per 1,8 milioni: il 75% dei prelievi da braccata, ma le diverse forme di caccia possono coesistere ed essere più efficaci
Dom, 04/05/2025 - 14:57

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Giorni di intensivo dibattito in Umbria sui temi delle forme di caccia al cinghiale e della gestione della specie.

Un dibattito al quale ha portato un ulteriore contributo la Federcaccia Provinciale di Perugia, con il convegno “Il cinghiale: da problema a risorsa – nuove strategie di gestione venatoria efficienti e sostenibili”. Un momento importante di confronto, non solo per la numerosa presenza e perché ad organizzarlo era l’associazione venatoria più numerosa, ma anche per il fatto che da Federcaccia, attraverso il regionale umbro, è stata presentata recentemente all’Assessorato una proposta di modifica del Regolamento 34.

cinghiale
L’intervento del presidente nazionale Buconi

Ad aprire i lavori del convegno è stato il presidente provinciale di Perugia di Federcaccia, Luca Coletti, insieme al presidente regionale Nazzareno Desideri, collegato da remoto.

Erano previsti i saluti dell’assessore regionale Simona Meloni che non ha potuto partecipare; in sua rappresentanza è intervenuto Luca Convito dell’Ufficio Caccia della Regione, che ha portato i saluti dell’assessore ed ha condiviso alcuni dati oggetto del convegno.

Tra i relatori, figure di rilievo tecnico e operativo: Roberto Mazzoni della Stella, tecnico faunistico; Daniel Tramontana dell’Ufficio Studi e Ricerche di Federcaccia Nazionale; e Iuri Fattorini, cacciatore cinghialista di Monticiano, noto per l’esperienza gestionale virtuosa del suo territorio.

I numeri del cinghiale in Umbria

Il convegno ha rappresentato un momento di riflessione e confronto sulle principali problematiche legate alla diffusione del cinghiale, che in Umbria ha comportato, solo lo scorso anno, danni per oltre 1,8 milioni di euro, con punte di oltre 500mila euro nell’Atc PG1.

I dati sugli abbattimenti, come emerso durante il convegno, confermano il ruolo centrale della braccata, responsabile di oltre il 75% dei prelievi complessivi.

La braccata

Particolare attenzione è stata dedicata alla difesa della braccata come tecnica di prelievo, che risulta essere quella più efficace in termini di numero di abbattimenti, “oggi messa in discussione – viene ricordato da una nota di Federcaccia – da settori animalisti e da interpretazioni distorte legate alla Peste Suina Africana”.

È emersa con forza la necessità di un nuovo approccio gestionale fondato su basi scientifiche, sinergie tra le diverse forme di caccia. Altro aspetto molto sentito è la riorganizzazione del territorio, nel rispetto delle vocazioni ambientali ed agricole.

Il Regolamento 34

Nel corso dell’evento è stata ricordata anche la recente proposta di modifica del Regolamento 34 presentata da Federcaccia alla Regione Umbria, con l’obiettivo di migliorare la sostenibilità e l’efficacia delle attività venatorie legate al cinghiale. “Una proposta che nei suoi contenuti – è stato spiegato – mira anche ad una seria e necessaria regolamentazione di tutte le forme di caccia attualmente previste, con lo scopo di evitare conflitti, aumentare la sicurezza e migliorare l’efficacia di ognuna di esse”.

Il presidente nazionale Buconi

Ha concluso i lavori il presidente nazionale Federcaccia, Massimo Buconi, che ha richiamato esempi virtuosi di gestione del cinghiale attuati in Emilia Romagna e nella vicina Toscana. Buconi ha sottolineato con forza la necessità di regolamentare tutte le forme di caccia al cinghiale, ribadendo l’importanza del dialogo tra il mondo venatorio e le istituzioni per affrontare insieme una sfida che coinvolge l’equilibrio tra ambiente, agricoltura e fauna selvatica.

Buconi ha inoltre ricordato come l’emergenza legata alla Peste Suina Africana abbia posto di fronte alla necessità di intensificare le attività di contenimento, precisando però che il contenimento non è caccia: quando l’emergenza sarà superata, sarà fondamentale tornare a parlare della caccia per ciò che è realmente, ovvero un’attività con finalità, valori e regole ben diverse dal semplice controllo faunistico, è stato chiarito.

Un altro importante tassello al dibattito in corso sulla caccia al cinghiale e sulla gestione della specie in Umbria. Per il quale Federcaccia Perugia “ringrazia tutti i partecipanti e i relatori per l’importante contributo alla costruzione di una gestione faunistica moderna, condivisa e sostenibile”.

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