“L’unica soluzione per salvare la farmacia di Strettura, da anni in perdita, era quella di trovare un accordo con la proprietà per consentirne il trasferimento, a condizione di mantenere nella frazione un dispensario a garanzia delle esigenze sanitarie dei residenti, per lo più anziani. Ma il comune di Spoleto, anziché percorrere questa strada, persevera nella ingiustificata volontà di mettere a bando la nuova sede di San Martino in Trignano, come conferma nella sua ultima comunicazione alla Regione, non si sa se per miopia e incapacità o per altri, ben più gravi, interessi particolari”. Ad affermarlo è il consigliere Franco Zaffini a margine della seduta di commissione di ieri a palazzo Cesaroni in cui si è deciso portare in Consiglio l’atto relativo alla pianta regionale delle sedi farmaceutiche, con l’accordo di votare separatamente ogni singolo caso, in merito al quale il consigliere d’opposizione fa sapere che esprimerà voto contrario sulla richiesta del Comune di Spoleto di concedere una nuova sede.
“Da anni – spiega Zaffini – la farmacia di Strettura, in conseguenza del progressivo spopolamento della frazione, lamenta un significativo calo del fatturato che rende antieconomica l’attività, tanto che la nuova proprietà chiede di poter trasferire la sede in altro luogo con un numero di abitanti congruo per la sopravvivenza dell’esercizio e propone di servire la zona di Strettura con un dispensario in servizio limitato.
“In questa situazione, premessa per la prevedibile cessazione della farmacia – chiarisce Zaffini – l’amministrazione comunale, dopo aver colpevolmente latitato su tutta la vicenda relativa alla chiusura dell’ufficio postale di Strettura, anziché lavorare ad una soluzione di garanzia per gli abitanti, scongiurando la chiusura dell’attività, se ne infischia e viola entrambi i principi della legge 27 del 2012 sull’individuazione delle zone in cui collocare le farmacie, ossia quello che prevede un’equa distribuzione sul territorio e quello di garantire l’accessibilità al servizio anche a quei cittadini residenti in aree scarsamente abitate. Considerando che una farmacia dovrebbe avere un bacino d’utenza di circa 3300 abitanti – aggiunge – è evidente che per la proprietà di Strettura dove sono rimasti meno di quattrocento residenti, è insostenibile mantenere il servizio determinando un disagio grave in termini di esigenze primarie”.
“Dopo il pasticcio dell’ufficio postale – conclude Zaffini – oggi l’amministrazione locale non solo condanna la frazione di Strettura a scomparire, ma anche la sua piccola comunità ad una lenta agonia fatta di disservizi e privazioni anche quando c’è di mezzo la salute”.