Tutti come previsto: il Pd sceglie di affidare al presidente di Confcooperative Umbria, Andrea Fora, le sue speranze di restare a Palazzo Donini, dove ha sempre governato il centrosinistra. L’investitura ufficiale è arrivata questa mattina al termine della riunione del partito convocata dal commissario Walter Verini.
Una candidatura di fatto già decisa a fine luglio, ma che nelle ultime due settimane ha conosciuto tre frenate. Innanzitutto, quella relativa alle fibrillazioni all’internno dello stesso Cantiere civico, che non aveva sciolto i nodi del dualismo tra lo stesso Fora e Luca Ferrucci. Poi quando tra gli altri civici (Umbria dei Territori, Altra Umbria, Movimento delle idee) ed i partiti potenzialmente alleati (la Sinistra, ma soprattutto i Socialisti) avevano lamentato di dover di fatto essere messi alle spalle al muto e di dover accettare un candidato civico, scelto però dai dem. Infine, l’ultimo ostacolo all’investitura di Fora era il possibile accordo con il Movimento 5 stelle, alla luce della trattativa in corso a Roma per la nascita del Governo gialloverde.
Su quest’ultimo punto, la dialettica emersa a Roma e l’elevato livello di conflittualità in Umbria (dove il Pd rappresenta quel “sistema” che una forza “antisistema” come quella pentastellata dice di voler scardinare) hanno mostrato che difficilmente si potrà arrivare ad un accordo organico per le elezioni.
La svolta civica e le ultime resistenze
Quanto alle altre resistenze, si sono messe al lavoro le diplomazie. Più facile frenare le aspirazioni di Ferrucci e dell’ala sinistra che lo spingeva; un po’ più tenaci le resistenze degli altri civici e dei socialisti, non tanto sulla figura di Fora, quanto sul percorso con il quale si è giunti alla sua candidatura. Fondamentale si è rivelata l’opera di mediazione di due sindaci del centrosinistra, l’assisana Stefania Proietti (che non a caso lunedì, a due giorni dalla tumultuosa Costitudente tuderte dell’Umbria dei Territori, aveva incontrato a Perugia Verini prima e Paparelli poi) e l’eugubino Filippo Maria Stirati, che venerdì si è espresso a sostegno di Fora garante di un riequilibrio dei territori. Un messaggio, quello di Stirati, che ha consentito a Fora di tendere una mano verso i civici riottosi, che si incontreranno lunedì e che il presidente di Confcooperative ha chiesto di incontrare. Insieme, forse, ad una delegazione dei Socialisti, che a questo punto rinunceranno a perseguire la strada di Bacchetta, che dovrà “accontentarsi” di restare presidente della Provincia di Perugia.
Elezioni, interviene Andrea Fora
Non a caso Verini ha citato l’importanza dell’esperienza di Proietti ad Assisi e Stirati a Gubbio. Ad aprire la strada a Fora, poi, la nota con cui venerdì il segretario della Cisl Umbria, Ulderico Sbarra, annunciava di non volersi candidare.
L’appello a Fora
“Ora Andrea Fora includa tutti” l’appello di Walter Verini. Che auspica che questa grande coalizione che si sta formando non disperda nessuna componente civica e che politicamente riesca ad aggregare tutti i partiti che si oppongono alla destra sovranista. “Noi – ha detto il segretario dem – non ci rassegnamo a fare tutti i tentativi”. Poi, come avvenuto con Giubilei a Perugia, chi non vorrà essere della partita seguirà la propria strada. Ma il centrosinistra, nella formula allargata ai civici, ha ora il suo candidato ufficiale.
La lista del Pd
Più complicata forse per Verini sarà ora la partita relativa alla definizione della lista del Pd, tra legittime voglie di continuità ed istanze di discontinuità. E’ vero che, nelle ultime settimane, gran parte delle componenti bocciane e marininane hanno preferito venire a patti con il commissario a cui la Segretaria nazionale ha affidato pieni poteri in Umbria.
Verini, a questo proposito, al Decò ha parlato di “sforzo di composizione unitaria”: insomma, la linea del partito è quella e non si discute (ha tenuto duro, in queste settimane, nei confronti dell’Assemblea poi sciolta e nell’impedire quelle primarie ritenute deleterie in questa fase) ma il Pd non può permettersi di perdere pezzi per strada, tra voglie di rivalsa personali, ambizioni e ulteriori scissioni all’orizzonte (soprattutto se il progetto del Governo giallorosso fallirà).