Due epoche artistiche, sia pure cronologicamente distanti, a confronto sul tema della Passione, Morte e Resurrezione del Cristo, identificato nel Servo sofferente di cui vaticina Isaia. Vale a dire il Barocco da un lato, con l’esuberante realismo delle opere fiamminghe che recano la firma di Rubens e collaboratori, e dall’altro la Postmodernità, rappresentata da autori che incarnano le ultime tendenze. E’ l’inusuale parallelismo proposto nell’importante rassegna, intitolata “Ecce Homo”, che s’inaugura domenica 17 aprile a Narni, presso la chiesa di Nostra Signora di Lourdes, in piazza dei Priori, e che proseguirà sino al 25 aprile.
L’evento offre così l’occasione per ammirare una serie di rarissime incisioni seicentesche in cui sono raffigurati, con il tipico vigore drammaturgico di chiara impronta barocca, gli episodi culminanti della Passione. Le opere sono il frutto di una commessa assegnata alla bottega (meglio nota come “L’atelier di Mida”) di Pieter Paul Rubens ad Anversa. A fare da controcanto sono chiamati invece alcuni artisti contemporanei, come Piergiorgio Colautti e Luca Giannini, che presentano opere pittoriche e sculture dedicate allo stesso tema. Tra gli obiettivi che la mostra si prefigge c’è in primo luogo quello di evidenziare una certa affinità di spirito ed una comune sensibilità. Nonostante la diversità iconografica che le contraddistingue, un dato tuttavia sembra accomunare le due epoche artistiche, ed è l’approccio marcatamente realistico, a volte crudamente esibito, a volte intriso di commosso pathos, al tema della Croce. Dove appare assai debole il riferimento alla trascendenza ed è per contro sottolineata la centralità dell’uomo nella figura di Cristo, visto quale prototipo e simbolo dell’umanità sofferente”. Organizzata in coincidenza con le celebrazioni della Pasqua con il patrocinio della parrocchia dei Santi Giovenale e Cassio, la rassegna costituisce senza dubbio un evento di alto profilo, anzitutto perché annovera, tra gli autori dei disegni, trasposti poi su rame,i migliori talenti dell’arte fiamminga, attivi tra l’ultimo scorcio del Cinquecento e la prima metà del Seicento. Oltre al caposcuola P.P. Rubens, che firma il disegno da cui è stata tratta la tavola della Resurrezione, troviamo Marten de Vos, Abraham van Diepenbeeck, Theodorus Barnardi, e tanti altri che non rientrano nella silloge proposta.
Un’atmosfera straniante, a tratti esasperata da forti suggestioni apocalittiche, caratterizza invece i lavori di Colautti, uno dei migliori esponenti del pop-surrealismo romano, mentre nei lavori su carta di Luca Giannini, vincitore del Massenzio-Arte 2009, il tema viene declinato in termini eco-apocalittici, con il profilarsi della croce, quale simbolo di riscatto e di speranza, sulle macerie di un pianeta avviato verso la catastrofe ambientale.