Diocesi Spoleto, riaperta al culto la chiesa di S. Michele Arcangelo in Acquaiura - Tuttoggi.info

Diocesi Spoleto, riaperta al culto la chiesa di S. Michele Arcangelo in Acquaiura

Redazione

Diocesi Spoleto, riaperta al culto la chiesa di S. Michele Arcangelo in Acquaiura

Mer, 18/09/2013 - 09:45

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Domenica 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, con una solenne Messa è stata riaperta al culto la chiesa di S. Michele Arcangelo in Acquaiura di Spoleto, inagibile a seguito dei danni causati dal terremoto del 1997. La celebrazione è stata presieduta dal parroco mons. Eugenio Bartoli e vi hanno partecipato, nonostante il maltempo, un gran numero di persone. Gli abitanti di Acquaiura, avendo perso ogni speranza di poter usufruire dei contributi regionali, considerato l’attaccamento alla chiesa, si sono tassati in maniera consistente, integrando così il fondo messo a disposizione dal parroco per la messa in sicurezza dell’edificio di culto. Rimangono ora da restaurare gli affreschi conservati all’interno. Alla festa erano presenti anche il vice sindaco di Spoleto Stefano Lisci, il comandante della Polizia Municipale Vincenzo Russo, e il consigliere comunale Enzo Alleori, saliti nella frazione spoletina anche per l’inaugurazione del restauro della fontana del paese. Il pomeriggio si è concluso con un ricco buffet preparato dagli abitanti.

Alcune note storiche sulla chiesa. La prima notizia dell’esistenza della chiesa viene dai registri delle decime del contando di Spoleto raccolte da Pietro Sella nel Rationes decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV, Umbria (Città del Vaticano, 1952), che riporta la villa di Acquaiura in cartografia con il simbolo della chiesa. Successivamente l’edificio di culto viene citato nella Visita pastorale del Pelosius (seconda metà del 1300) come Sant’Angelo di Acquviuola, antico toponimo della località, facente parte della Pievana di San Pietro in Montanis e dotata di curato. Più tardi la si trova nel catasto del 1401 nel repertorio degli enti ecclesiastici ed ospedali: possedeva ben 28 appezzamenti di terreno, tra boschi, vigne e terre coltivate o al sodo. Si trattava quindi di una chiesa piuttosto importante nonostante la posizione decentrata. La chiesa è registrata anche nel catasto del 1545, quando conta ancora numerosi possedimenti. Dai vari documenti d’archivio disponibili e sulla base dell’analisi dell’edificio è stato possibile ipotizzare con relativa attendibilità la storia di questa chiesa. È verosimile che la sua forma attuale sia il frutto dell’ampliamento di una chiesa più piccola (quella citata sopra, ndr) corrispondente all’ambiente di ingresso, che appare, infatti, come un organismo autonomo per l’impianto murario, per il diverso orientamento (nord-sud) e per lo stacco nel disegno della pavimentazione. Probabilmente il nucleo originario della chiesa era una piccola edicola votiva con abside e altare, chiusa da una cancellata lignea (ancora presente), come ne esistono molte nel territorio. Probabilmente intorno alla metà del 1500 fu costruita la navata della chiesa attuale, addossata alla parete est della vecchia chiesa e messa in comunicazione con quest’ultima aprendo un varco nella parete stessa. Gli affreschi che decorano il presbiterio – che necessitano di un restauro – riportano una iscrizione con i nomi dei santesi che ne curarono l’esecuzione: due personaggi vissuti nella seconda metà del ‘500. Sulla base dell’analisi stilistica e dei confronto con altri lavori, sono attribuibili al pittore spoletino Piermatteo Gigli, mentre quelli della cappellina della Vergine sembrano della scuola dello Spagna. (Fonte: Relazione tecnica illustrativa per la manutenzione straordinaria della chiesa, novembre 2012).

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