Aveva querelato il giornalista di Tuttoggi Carlo Ceraso sapendolo innocente, per questo la Procura della Repubblica di Spoleto ha chiesto e ottenuto dal Gip Margherita Amodeo il rinvio a giudizio di Leodino Galli, consigliere di amministrazione della Banca Popolare di Spoleto in quota alla minoranza della ormai fu Credito e Servizi, la ex Holding dell’istituto di piazza Pianciani il cui fallimento è stato confermato anche dalla Corte di Appello di Perugia e che di Bps detiene ormai appena il 9%.
I fatti risalgono a circa due anni fa quando il cda della Scs – dopo il ribaltone che aveva messo all’angolo il presidente Massimo Marcucci (nomina indicata dai Commissari di Bankitalia) per il più diplomatico Maurizio Hanke – indica il 75enne Leodino Galli per ricoprire il posto che spetta in PopSpoleto, interrompendo così il mandato che palazzo Koch aveva fin a quel momento affidato al dottor Pellicciotta. L’articolo di Tuttoggi che annuncia la scelta di Hanke & Co. ripercorre così luci e ombre della carriera che Galli aveva svolto nell’ultimo ventennio in Scs. Tra cui un paio di ‘sviste’, come quando, siamo nel 2012, accompagnò un finanziere serbo che voleva depositare un bond da 100 milioni di euro rivelatosi una patacca. Episodio cristallizzato nelle carte dell’inchiesta che ha travolto la Popolare(istituto che, vale ricordarlo, dal 2015 nelle solide mani del Banco di Desio e Brianza). Ma per Galli ci sono gli estremi della querela per diffamazione a mezzo stampa e sporge denuncia alla Procura contro Carlo Ceraso, autore dell’articolo. La difesa, affidata all’avvocato Iolanda Caponecchi del foro di Spoleto, dimostra ben presto la correttezza della pubblicazione, tanto che Ceraso viene prosciolto su richiesta dello stesso magistrato inquirente. Intanto però il Pm Gennaro Iannarone ha già aperto d’ufficio un fascicolo nei confronti di Galli indagato per il reato di calunnia. Le risultanze dell’inchiesta sono state condivise qualche giorno fa dal Gip Amodeo che, dopo una breve camera di consiglio, ha disposto il rinvio a giudizio per il consigliere Galli e fissato l’apertura del processo al prossimo 17 gennaio 2020. Il Galli “con atto di querela incolpava Carlo Ceraso, sapendolo innocente, del delitto di diffamazione a mezzo stampa in suo danno” scrive il Giudice per le indagini preliminari che, sulla vicenda del finanziere serbo, conferma che “la circostanza era vera avendo provveduto il Galli ad accompagnare il cd serbo presso la Direzione della banca in occasione del primo contatto tra le parti, in seguito interessandosi dell’esito dell’operazione, chiedendo altresì spiegazioni sulle ragioni per le quali la Banca non dava seguito ed ottenendo altresì comunicazione dell’esito negativo della operazione stessa”.
“Sono molto soddisfatta dell’esito del giudizio” dice l’avvocato Iolanda Caponecchi “che vede da un lato riconosciuta la correttezza e professionalità del giornalista e dall’altro la temerarietà della querela su cui la Procura aveva già aperto un fascicolo per il delitto di calunnia”.
Secondo i report di Ossigeno per l’informazione diretto da Alberto Spampinato e i precisi interventi della Fnsi del presidente Giuseppe Giulietti, quella dei giornalisti resta la categoria più colpite dalle querele temerarie, come dimostra l’alta percentuale di processi che si concludono con un nulla di fatto. Negli ultimi anni si contano solo 2 casi di querele a seguito delle quali sono state aperte istruttorie per il reato di calunnia.
“Nella mia esperienza di giornalista e di rappresentante di molti editori chiamati quotidianamente a dover rispondere al troppo facile ricatto delle querele temerarie“ commenta il direttore responsabile di Tuttoggi e vice segretario generale USPI con delega all’editoria digitale, Sara Cipriani “questa sentenza e la successiva apertura d’ufficio di un fascicolo per calunnia segna un precedente fondamentale per tutta la categoria. In attesa che si giunga ad una legge per cui l’uso della querela a scopo intimidatorio venga quantomeno sanzionato, questa importante decisione del Tribunale di Spoleto potrà iniziare a fare giurisprudenza e aiutare altri colleghi che come noi si trovano ad affrontare situazioni simili. A livello personale non posso che dirmi soddisfatta e riconoscere l’equità di una decisione che in parte ripaga, almeno moralmente, i tanti affronti sin qui subiti e dai quali ci siamo dovuti difendere, pur essendo nel corretto esercizio del nostro mestiere”.
“Da quando è esploso lo scandalo della vecchia Banca” dice Carlo Ceraso “sono e siamo stati letteralmente bersagliati da querele temerarie, ne ricordo almeno una dozzina presentate all’autorità giudiziaria da personaggi riconducibili al passato dell’istituto di credito. Ci siamo sempre difesi nel processo, mai al di fuori di questo, ma è evidente come lo strumento della querela sia stato usato per cercare di intimidirci, di destabilizzarci. A queste si aggiungono poi due richieste di risarcimento danni da parte dell’ex presidente Giovannino Antonini. In un caso mi ha chiesto 60mila euro per alcuni articoli per i quali sono stato già prosciolto. Più clamorosa la richiesta complessiva di 3,2 milioni di euro fatta in solido con la Mondadori – 3 milioni alla editrice del libro, 200mila € a Tuttoggi – per il libro del direttore del Tg4 Mario Giordano ‘Pescecani’ in cui l’unico riferimento a noi sono un paio di articoli riportati in bibliografia e anche questi valutati dalla magistratura come corretti e rispondenti al vero.
“Sono stati anni difficili e questo decreto di rinvio a giudizio è solo l’ultimo sigillo al modo con cui affrontiamo ogni notizia. Se non sono riusciti ad affondarci è solo grazie al rigore con cui seguiamo ogni notizia; cionondimeno un ringraziamento sentito va ai nostri difensori, all’avvocato Iolanda Caponecchi di Norcia e all’avvocato Francesco Donzelli di Terni che ci hanno seguito sempre con una attenzione e una partecipazione encomiabili. Quello che stupisce è che alcuni di quei soggetti che hanno alimentato le cronache del passato, che in un Paese civile sarebbero caduti nel dimenticatoio, sembrano ancora molto attivi nelle dinamiche sociali cittadine, protagonisti, quando non anche padroni di casa, di cene e banchetti con cui accreditarsi o promettere il proprio sostegno”.