Denunciò giornalista, condannato per calunnia. Sentenza storica

Denunciò giornalista, condannato per calunnia. Sentenza storica

Redazione

Denunciò giornalista, condannato per calunnia. Sentenza storica

Dom, 26/02/2023 - 17:15

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La querela contro il giornalista Carlo Ceraso si è tramutata in una condanna per calunnia per l'ex banchiere Leodino Galli

Il Giudice del Tribunale di Spoleto Elisabetta Massini ha condannato l’ex presidente della Spoleto Credito e Servizi ed ex consigliere della Banca Popolare Spoleto, Leodino Galli, per aver calunniato il giornalista di Tuttoggi Carlo Ceraso alla pena di 1 anno e 4 mesi (sospesa), al pagamento delle spese legali di tutte le parti civili, nonché a una provvisionale di 10mila euro da definire in sede civile, e a 5mila euro ciascuno di danni per l’Ordine dei Giornalisti e per la Federazione nazionale stampa italiana e Associazione stampa umbra.

Una sentenza importante, definita “storica” dagli stessi avvocati delle parti civili, perché non ci sono precedenti di una azione penale avviata d’ufficio a seguito di una querela per diffamazione. Quella che aveva presentato il Galli pur sapendo che il giornalista aveva scritto la verità, finendo così da querelante a indagato prima e imputato poi. E ora condannato a seguito della sentenza di primo grado.

La vicenda

Bisogna riavvolgere il nastro su quella che è stata la vicenda giudiziaria più importante della città e forse della regione, ovvero il crack della Banca Popolare Spoleto, un tempo guidata dalla holding SCS e dal 2015 passata nelle sicure mani di Banco Desio.

Alla fine del 2011, con un ribaltone di qualche centinaio di soci (su 19mila), ribattezzato l’Assemblea della vergogna, l’ex dominus della Spoleto (copyright Bankitalia) Giovannino Antonini si assicura il pieno controllo della Scs e richiama nel cda Leodino Galli, che della holding era già stato ai vertici per oltre dieci anni.

La stessa Procura e Guardia di finanza cercano la video-registrazione dell’assemblea, per comprendere quanto accaduto, ma senza esito: la scova il giornalista di Tuttoggi che l’affida all’allora Procuratore capo Gianfranco Riggio prima di pubblicare il video su Tuttoggi e Youtube. È da questo momento che comincia il calvario delle querele temerarie, circa una decina da vari soggetti, dalle quali Ceraso sarà sempre prosciolto, grazie ai legali di Tuttoggi, l’avvocato Francesco Donzelli del Foro di Terni e di Iolanda Caponecchi del Foro di Spoleto.

Due mesi più tardi, febbraio 2012, Banca d’Italia mette alla porta della Popolare l’Antonini, anche se lo “tollera” al vertice della Scs. Fino a febbraio 2013, quando Vigilanza e Mef commissariano controllata e controllante.

Ad aprile del 2013 la Procura informa dell’avviso di conclusione indagine che vede indagati personaggi dell’ex PopSpoleto (non il Galli) e imprenditoria sulla base di un fascicolo di oltre 6mila pagine. Fascicolo che mesi dopo Tuttoggi, ma anche, ad esempio, il Giornale dell’Umbria, riescono a visionare (quell’inchiesta vide negli anni molte accuse archiviate).

Carlo Ceraso

Dal mastodontico incartamento spunta il ruolo che Galli ha avuto in due occasioni: una prima volta (settembre 2012, mentre era in corso una Ispezione di Bankitalia) quando presentò alla Popolare il cosiddetto “serbo d’oro”, finanziere che voleva depositare un bond “patacca” da 100milioni di euro; la seconda volta quando aveva, secondo le carte, depositato l’assegno da 300 milioni di dollari di una fantomatica società cinese, anche questo risultato un falso. L’articolo di Tuttoggi è del 11 agosto 2013 (quello del GdU del giorno dopo) che all’epoca non vede alcuna presa di posizione di Galli: né smentita, ne rettifica. Nulla. Che non abbia letto i giornali, nel pieno della tempesta che si è abbattuta su Piazza Pianciani? Di sicuro lo lesse il parente, pardon “affine”, Antonini che presenta una querela: archiviata perché Pm e Gup ritengono corrispondente a vero quanto riportato nell’inchiesta giornalistica.

Nel 2015 i Commissari se ne vanno da Spoleto, Banca e holding sono in buone mani: la prima in quelle della Desio, la seconda di una cordata di professionisti guidata dall’avvocato Marcucci. Altri colpi di scena e già dal 2016 Marcucci e board vengono messi all’angolo. Nel 2017 la “nuova” Scs può nominare, quale socio di minoranza, 1 membro nel Cda della Desio e indica proprio il nome di Galli. Tuttoggi anticipa la notizia e commenta che forse non è la migliore delle candidature, visti i precedenti del serbo e della società orientale.

La querela e l’imputazione a processo

Galli sporge denuncia per diffamazione che finisce sul tavolo del Sostituto Procuratore Gennaro Iannarone che iscrive Carlo Ceraso nel registro degli indagati.

Quello che si scoprirà di lì a poco, mentre la stessa Procura chiede (e ottiene) il proscioglimento del giornalista di Tuttoggi, è che lo stesso ufficio inquirente ha aperto d’ufficio un procedimento a carico del Galli con l’ipotesi del reato di calunnia. L’impianto dell’accusa è solido: una decina i testi, quasi tutti ex dirigenti della Popolare, che confermano il ruolo del Galli nella vicenda del serbo.

Fermo immagine di video Aspocredit pubblicato nel 2015 su Facebook

Non per la società cinese perché l’ex direttore della Scs, Alessandro Cardarelli, a distanza di almeno due anni torna alla Gdf e ammette di essersi sbagliato a relazionare a Bankit: non fu Galli a portare la busta con l’assegno ma una “ragazza” dell’Aspocredit.

Il processo conclusosi ora in primo grado registrerà che la “ragazza” ha in realtà una settantina di anni, che con l’Aspocredit non ha nulla a che fare e che, per ammissione della stessa, avrebbe portato la busta “per fare un favore a Carlo Ugolini”, presidente dell’associazione di cui Galli è uno dei membri del direttivo e che supportava la proposta dei cinesi.

Il processo, la sentenza

Al processo si costituiscono quali parti civili il giornalista, difeso dall’avvocato Iolanda Caponecchi, l’Ordine dei giornalisti (prof. Simone Budelli) e Fnsi-Asu (avvocato Rita Urbani). Galli è assistito dai legali Paolo Spacchetti e Riziero Angeletti.

I testi sentiti dalla Procura confermano sostanzialmente tutto. A questi si aggiunge la documentazione prodotta nel tempo dall’avvocato Caponecchi, a cominciare dalle relazioni della Banca d’Italia e degli stessi uffici della Bps che avevano relazionato sulle visite del serbo in banca e su chi lo avesse presentato, Galli appunto, quale consigliere di amministrazione della holding.

L’avvocato Iolanda Caponecchi del Foro di Spoleto

Si arriva a venerdì 24 febbraio 2023 per l’udienza conclusiva. Alla puntuale ricostruzione dei fatti e delle prove da parte dell’avvocato Caponecchi, segue quella della collega Urbani che ricorda il ruolo del sindacato dei giornalisti e quale danno rappresentino tali querele temerarie. Precisa e appassionata la conclusione del professor Budelli che ricorda come il processo possa definirsi storico: “Tutti i giornalisti oggi sono Ceraso, io stesso che sono iscritto all’Ordine oggi sono Ceraso”.

La difesa di Galli chiede l’assoluzione dell’imputato per la mancanza dell’elemento “soggettivo” del reato, ovvero dalla coscienza e volontà di incolpare di un reato una persona che si sa essere innocente.

L’accusa, pm onorario Roberta Maio, chiede 8 mesi di condanna per l’imputato. Richiesta non accolta dal giudice che, dopo mezz’ora di camera di consiglio, ha riconosce invece il minimo edittale della pena, riconoscendo le attenuanti generiche all’imputato e condannandolo a 1 anno e 4 mesi, riservandosi le conclusioni entro 30 giorni.

Le reazioni

Siamo soddisfatti dell’esito di questo processo che ha accertato la correttezza dell’operato del giornalista Carlo Ceraso e i fatti per come si svolti realmente. E’ la prima volta che una querela temeraria si trasforma in una condanna nei confronti del denunciante” ha detto l’avvocato Iolanda Caponecchi.

Oltre a una vittoria dei giornalisti questa è una vittoria dei cittadini per il loro diritto ad essere informati, insomma oggi a Spoleto vince l’articolo 21 della Costituzione” ha detto il neopresidente dell’FNSI, Vittorio Di Trapani presente al momento della lettura della sentenza insieme al presidente dell’ASU Massimiliano Cinque e al presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria, Mino Lorusso.

Il nostro auspicio è che da Spoleto, dall’Umbria parta una spinta necessaria a trovare una legislazione e un supporto per consentire a tutti i giornalisti di fare in tranquillità il loro lavoro ed esercitare serenamente la liberta di stampa” ha aggiunto Cinque.

TGR Umbria: sentenza storica


Questa sentenza di condanna” scrive il direttore di Ossigeno per l’informazione, Alberto Spampinatodimostra che, contrariamente a quanto sostiene qualcuno, nel nostro ordinamento ci sono norme efficaci per contrastare, com’è necessario, il grave e intenso abuso che molti fanno del diritto di querelare per diffamazione, trasformandolo in uno strumento di intimidazione per via legale. Questo procedimento, che Ossigeno ha seguito schierandosi al fianco del giornalista querelato, mostra che il pubblico ministero e il giudice possono rinviare a giudizio il querelante per calunnia e ottenere la sua condanna. Accade di rado, non perché sia difficile farlo, ma perché pochi magistrati si avvalgono di questa facoltà e non si capisce perché. Se lo facessero più spesso, ogni volta che si trovano nelle circostanze di questo processo, in Italia in breve tempo avremmo migliaia di querele infondate e pretestuose in meno e di conseguenza meno giornalisti imbavagliati, costretti a dimostrare la loro innocenza di fronte ad accuse false o esagerate

La notizia sta facendo il giro delle testate, ripresa sui siti di Cnog e Fnsi, ma anche sui social (ne ha dato notizia anche Sigfrido Ranucci di Report). Al giornalista e a Tuttoggi sono arrivate le felicitazioni anche dei precedenti vertici di Ordine (Conticelli e Fanciulli) e Fnsi (Giuseppe Giulietti) che avevano avviato la costituzione di parte civile.

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