Un filo rosso (anzi verde) attraversa le colline tra l’Umbria e la Toscana sulle tracce di Leonardo da Vinci. E’ quello che conduce nel magnifico Complesso monumentale di Santa Maria Novella, che ospita la mostra “La Botanica di Leonardo”, che esplora gli studi botanici del genio toscano, forse i meno noti nella vastissima produzione scientifica, ingegneristica ed artistica di Leonardo da Vinci. Un aspetto particolare, quello degli studi sulla natura e sul suo rapporto con l’uomo, che viene rappresentato, con rigore scientifico ma anche con un gradevole e divertente metodo divulgativo, nella mostra promossa, nell’anno leonardiano, dal Comune di Firenze, ideata e prodotta dall’azienda toscana-umbra Aboca, con il coordinamento scientifico e l’organizzazione di MUS.E. Un esempio virtuoso di collaborazione tra due territori ricchi di arte, storia e cultura e per questo molto apprezzati dai turisti di tutto il mondo, la Toscana e l’Umbria.
Natura e uomo, scienza e arte: un pensiero “sistemico”
Tavole originali (tra cui tre preziose pagine del Codice Atlantico), installazioni interattive, video, ma anche piante reali, creano un appassionante percorso attraverso le intuizioni e le innovazioni di un pensiero “sistemico”, dove scienza e arte sono indissolubili, e di guardare alla vita e alla natura (uomo incluso) come un’entità unica in cui tutto è connesso e tutto è in movimento. Studi e intuizioni, quelle di Leonardo, che sono alla base del metodo utilizzato anche nella moderna ricerca medica e nel campo della cosmesi.
“Rileggere oggi il Leonardo pensatore sistemico, portatore di una profonda comprensione del mondo naturale, e delle relazioni fra tutte le forme di vita – spiega Massimo Mercati, amministratore delegato di Aboca – è un modo universale di riportare l’attenzione sulle proprietà dei complessi naturali e di validare scientificamente ciò che per il genio era solo un’intuizione”.
“Siamo felici di aver potuto contribuire a un progetto così ambizioso e visionario – afferma Matteo Spanò, presidente MUS.E – una mostra veramente coinvolgente e che combina numerosi linguaggi e livelli di lettura. Un’occasione davvero preziosa per presentare al pubblico un aspetto poco noto del pensiero di Leonardo e per stimolare un cambio di passo nel modo di concepire il rapporto tra l’uomo, l’ambiente e l’intero pianeta”.
I curatori della mostra sono Stefano Mancuso, una tra le massime autorità mondiale nel campo della neurobiologia vegetale; Fritjof Capra, fisico e teorico dei sistemi e studioso di Leonardo da Vinci; e Valentino Mercati, fondatore e presidente di Aboca. Il coordinamento scientifico è di Valentina Zucchi, MUS.E.
Il percorso della mostra
Un pensiero delineato anche nell’allestimento della mostra, che si apre nel maestoso Chiostro grande con i cinque monumentali poliedri regolari, disegnati da Leonardo per compendio al “De Divina Proportione” di Luca Pacioli, simboli non solo di armonia e di perfezione formale ma anche della complessità e del mistero del mondo.
A questi si accompagna una sfilata di piante vere selezionate fra quelle disegnate o citate da Leonardo nei suoi scritti, che si intrecciano a un’introduzione sulla rinascita filosofica, artistica e tecnica della Firenze della seconda metà del Quattrocento. È questa l’occasione per delineare la complessità del pensiero di Leonardo rispetto ai processi e alle tecniche alchemiche, di cui esplora le grandi possibilità “stando in natura”.
La mostra, all’interno, prosegue con un’immersione dal sapore magico tra alberi, foglie e intrecci che evocano, nel gioco fra reale e virtuale, la decorazione leonardiana della Sala delle Asse a Milano. Il percorso all’interno del Dormitorio continua, articolandosi come un “organismo vegetale”, tra le varie sezioni: il linguaggio digitale e multimediale è tratto costante, che offre la possibilità di apprezzare in forma spettacolare l’opera leonardiana – i suoi disegni, i suoi dipinti, i suoi scritti – e di vivere in chiave interattiva e contemporanea alcune delle sue importanti intuizioni nel campo della botanica.
Ecco che gli studi sulla dendrocronologia diventano l’occasione per vivere, seguendo gli anelli degli alberi (fu di Leonardo l’intuizione di usare questo sistema per datarne l’età) la storia dell’umanità e i suoi grandi eventi; quelli sul fototropismo o sul geotropismo offrono la sorprendente opportunità di cogliere dal vivo come la natura si adatti e si relazioni all’ambiente; le regole della fillotassi e la teoria della costanza dei flussi all’interno di un albero (chiamata non a caso il “principio di Leonardo”) si trasformano in installazione dinamiche che consentono, più di molte parole, di capirne i parametri.
L’Uomo Vitruviano che è in noi
L’anatomia vegetale scandagliata da Leonardo, in grado di cogliere e di rendere i dettagli più minuti di un fiore, di un ramo o di una foglia, viene proposta nel dialogo con opere contemporanee, mentre i meravigliosi dettagli botanici inclusi nei suoi celebri dipinti – tanto realistici da potere essere definiti “ritratti di piante” – vengono offerti allo sguardo del pubblico per innescare anche un percorso a ritroso sull’origine dei pigmenti vegetali utilizzati.
Il percorso, ritmato da tre preziosi fogli originali del Codice Atlantico della Veneranda Biblioteca Ambrosiana (f.197v, f.663r, f.713r), si conclude con un ripensamento del celebre “Uomo Vitruviano”, attraverso un allestimento a dimensione naturale dove chiunque può misurarsi nel celebre spazio-universo in cui Leonardo collocava il corpo umano. Un allestimento che diventa lo spunto per riflettere sugli equilibri fra uomo e natura, e con una straordinaria installazione dedicata alle interconnessioni fra tutti gli elementi del sistema vivente, ben note a Leonardo e oggi spesso dimenticate.