Arrivano dati confortanti riguardo alla situazione Covid-19 a Città di Castello. Nei tre giorni dal 24 al 26 dicembre si sono infatti registrati 25 guariti e soli 12 nuovi positivi.
“I riscontri numerici risentono inevitabilmente di giorni di festività dove è stato effettuato un numero inferiore di tamponi”, ha precisato il sindaco Luciano Bacchetta, sottolineando comunque come “si sia invertita la tendenza per la prima volta dopo una settimana abbondante nella quale i nuovi positivi superavano, anche in modo consistente, i guariti”.
“Prendiamolo come un segnale di speranza per l’anno nuovo”, ha detto il primo cittadino in occasione del V-Day, che segna l’avvio della campagna di vaccinazione contro il Covid-19. “In questa prima fase saranno coinvolti gli operatori sanitari e gli anziani ospiti della residenze sanitarie assistite, poi seguirà la vaccinazione di massa, rispetto alla quale sarà necessaria una presa di coscienza collettiva”, ha dichiarato Bacchetta lanciando un messaggio ai tifernati: “E’ umano avere perplessità, ma bisogna essere razionali e capire che il vaccino è l’unico strumento che abbiamo, scientificamente efficace, per poter contrastare validamente il Covid”.
Oggi intanto è iniziata in tutta l’Umbria la distribuzione dei vaccini, con 85 dosi simboliche che saranno inoculate presso l’ospedale San Matteo degli Infermi di Spoleto e, ha annunciato il direttore dell’ospedale tifernate Silvio Pasqui, “saranno coinvolti anche tre operatori della nostra struttura, una dottoressa e due infermieri che lavorano nelle aree più esposte, ovvero il reparto Covid, il pronto soccorso e la rianimazione”.
Il direttore dell’ospedale ha ricordato che il nosocomio tifernate “sarà anche struttura per lo stoccaggio dei vaccini, che saranno custoditi nella farmacia non appena saranno disponibili e saranno pronte le procedure. Per la vaccinazione degli operatori sanitari abbiamo già individuato luoghi ed equipe vaccinali nell’ospedale, dove le operazioni si svolgeranno con modalità consone alla necessaria prudenza che permettano di inoculare le fiale in sicurezza e di monitorare gli eventuali effetti collaterali, anche se da quanto apprendiamo dalla letteratura scientifica ce ne sono pochi”.
“Vaccinarsi è un dono che facciamo a noi stessi e a tutta la popolazione, perché creando la cosiddetta immunità di gregge si impedisce la circolazione del virus e si aiuta anche chi non si può vaccinare o in alcuni casi non risponde all’inoculazione delle fiale”, ha aggiunto Pasqui, ricordando come il vaccino sia “uno strumento prioritario di sanità pubblica, che ha sconfitto malattie terribili come la poliomelite, di cui forse si è persa memoria, che era stagionale e paralizzava dalla sera alla mattina i bambini”.