Coronavirus, riflessioni di un'insegnante sul decreto scuola

Coronavirus, riflessioni di un’insegnante sul decreto scuola

Redazione

Coronavirus, riflessioni di un’insegnante sul decreto scuola

Didattica a distanza, promozioni, esami di Stato, graduatorie, concorsi: lettera aperta di chi lavora nella scuola
Mer, 15/04/2020 - 19:00

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Insegnanti, studenti (e genitori) hanno atteso le nuove misure del ministero dell’Istruzione per comprendere come terminerà questo tribolato anno scolastico segnato dall’emergenza Coronavirus. Le parole del ministro Lucia Azzolina e il seguente decreto del Governo (22/2020) contenente “misure urgenti sulla regolare conclusione e l’ordinato avvio dell’anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato” non hanno sciolto tutti i nodi. Ed anzi, hanno sollevato ulteriori quesiti nel mondo della scuola.

La lettera aperta inviata in redazione dalla collega pubblicista Martina Pazzi, dottore di ricerca e insegnante di discipline letterarie nelle scuole superiori, rappresenta il sentimento di molti insegnanti in questo particolare momento che sta affrontando anche il sistema scolastico italiano.

Un anno senza bocciature

“Partirei – scrive la professoressa Pazzi – dall’art. 1 del decreto, relativo alle ‘misure urgenti per gli esami di Stato e la regolare valutazione dell’anno scolastico 2019/2020’. L’attività didattica a distanza che, ormai da tempo, interessa tutte le scuole italiane, è stata, di fatto, equiparata alla didattica in presenza, al fine di garantire agli studenti il diritto allo studio disciplinato dall’art. 33 della Costituzione. Questa equiparazione, però, è, al momento, solo teorica. Ne consegue che, a cascata, tutto ciò che viene impartito e valutato in questo momento per mezzo delle lezioni online e delle classi virtuali abbia, per legge, la stessa validità della didattica in presenza, fermo restando che quest’ultima resta il miglior modo per assicurare il successo formativo degli studenti. Da quanto si apprende, inoltre, nessuno degli studenti perderà l’anno: sempre l’art. 1 del decreto disciplina, infatti, il recupero degli apprendimenti relativi all’anno scolastico 2019/2020: tale recupero si terrà ‘nel corso dell’anno scolastico successivo, a decorrere dal 1° di settembre 2020, quale attività didattica ordinaria’. Quali sono le modalità di recupero e come debbano comportarsi docenti e studenti a riguardo, però, anche in questo caso, non è dato sapere”.

L’esame di Stato

“Veniamo ora all’altro punto importante del decreto, quello che norma l’esame di Stato dell’anno corrente – mi riferisco, nello specifico, al solo esame di Stato delle scuole secondarie di secondo grado –. La data che funge da spartiacque, è stato ricordato più volte, è il 18 maggio. Le misure adottate qualora si torni fra i banchi di scuola entro quella data sono diverse da quelle ammesse nel caso in cui la didattica a distanza continui ad essere operativa sino alla fine dell’anno scolastico. Il Governo ha deciso: esami in presenza solo se si rientra a scuola entro il 18 maggio – in questo caso la seconda prova sarà predisposta dalla singola commissione di esame –; sostituzione delle prove scritte con un unico colloquio, ‘articolandone contenuti, modalità anche telematiche e punteggio per garantire la completezza e la congruità della valutazione’, nel caso in cui la regolare attività didattica in presenza non riprenda entro il 18 maggio“.

La commissione giudicatrice

“Ma da chi verranno valutati gli studenti sia nell’uno che nell’altro caso? Per ora è dato sapere solo questo: che la composizione della commissione giudicatrice si avvarrà di ‘commissari esclusivamente appartenenti all’istruzione scolastica sede di esame, con presidente esterno per l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione’. Membri interni, dunque. Eppure, ancora non si sa se i membri interni regolarmente confermati prima dello scoppio della pandemia saranno gli stessi che esamineranno gli studenti. Non è detto, ad esempio, che gli insegnanti di Lingua e letteratura italiana, come me, confermati in qualità di membri interni alla commissione prima dell’inizio della fase di emergenza, saranno gli stessi che valuteranno gli alunni nel corso del prossimo esame di Stato. Questo perché ‘commissari esclusivamente appartenenti all’istruzione scolastica sede di esame’ non significa, necessariamente, membri del consiglio di classe di appartenenza dell’esaminando”.

Le graduatorie

C’è poi un altro aspetto, sottolineato con rammarico dal ministro Azzolina, che interessa gli insegnanti precari: assunzioni e graduatorie.

“L’opacità del decreto firmato dal ministro Azzolina – evidenzia a questo proposito la professoressa Pazzi – non termina qui. E, anzi, si addentra, ora, in un ambito ancora più farraginoso. Quello che riguarda la mancata riapertura delle graduatorie di Istituto di II e III fascia. Il ministro dell’Istruzione ha spiegato, nel corso della conferenza-stampa di presentazione del decreto, che il Ministero non è in grado di gestire la mole di dati – finora cartacea – derivante dall’aggiornamento del punteggio di chi in quegli elenchi è già inserito e dall’inserzione di nuovi, aspiranti docenti. Questo per l’impossibilità di ricorrere a una piattaforma digitale finalizzata ad aggiornare le domande di chi è già immesso in graduatoria e per inserire gli aspiranti insegnanti, in possesso di tutti i requisiti d’inserzione”.

Il meccanismo delle fasce

Un argomento che per i non addetti ai lavori merita un chiarimento. Le graduatorie d’istituto sono uno degli argomenti-chiave quando si parla di reclutamento dei docenti nella scuola italiana. Si tratta di elenchi di aspiranti professori da cui le scuole possono attingere quando devono assegnare le supplenze. Le graduatorie si dividono in tre fasce (I, II e III) e vengono redatte sulla base delle domande presentate dai docenti in possesso dei requisiti, requisiti che variano di fascia in fascia, sino ad arrivare alla III, nella quale sono inseriti docenti precari non ancora abilitati. Da questo discorso si discosta in gran parte la prima fascia, definita anche Graduatoria ad esaurimento.

Didattica digitale, ma non la burocrazia

Un aspetto, questo, che porta la professoressa Pazzi (e tanti docenti italiani legati al sistema delle graduatorie) ad un’altra riflessione: “Le scuole di tutto il territorio nazionale, come già detto, si sono dovute sin da subito reinventare con la didattica a distanza: hanno accettato, pur con tutte le difficoltà e la mancanza, in alcuni casi, di dispositivi utili a tal fine – mancanza alla quale, peraltro, hanno saputo sopperire sin da subito – la nuova sfida, e, a seguito di corsi di formazione erogati al proprio personale docente, hanno provveduto a fornire tutti gli strumenti necessari per poter proseguire con gli insegnamenti curricolari e per poter interagire in modalità online con gli studenti, riducendo al minimo l’impatto di questi ultimi sulla preparazione. Trovo, dunque, inconcepibile che, nel 2020, il ministero dell’Istruzione non sia in grado di gestire telematicamente l’aggiornamento delle graduatorie di Istituto o l’inserzione dei dati dei nuovi aspiranti docenti. È ancora più inverosimile che, sempre nel 2020, le graduatorie continuino a essere riaperte di tre anni in tre anni: si parla tanto di trasparenza e di snellezza, eppure, ancora oggi, i docenti non possono aggiornare il proprio punteggio in tempo reale, subito dopo aver conseguito un nuovo titolo di studio spendibile in tal senso e atto a certificare le proprie competenze. Stando al decreto-scuola, la riapertura degli attuali elenchi di II e III fascia viene prorogata al prossimo anno scolastico (2020-2021)”.

Colpa della Pandemia?

Al quesito di molti docenti precari sul perché non sia possibile avviare una modalità telematica per la presentazione della domanda – come già fatto, ad esempio, per quelle di mobilità dei docenti di ruolo – il ministro Azzolina, in una intervista rilasciata a Orizzontescuola.it, ha risposto così: «(…) Per quanto riguarda la provincializzazione delle graduatorie abbiamo lavorato da subito al nuovo Regolamento, che però ha dei tempi tecnici che inevitabilmente si sono scontrati con l’emergenza in corso. Per provincializzare le graduatorie e per digitalizzarle serve un testo che passi il vaglio di tutti gli organi di controllo dello Stato previsti, che sono diversi e con diverse tempistiche per il loro via libera. La pandemia ha reso impossibile questo iter. Non solo: il sistema informativo, una volta definito, avrebbe bisogno anche di un tempo di collaudo. Non parliamo, come per la mobilità, di prassi consolidate e informatizzate da anni, ma di processi nuovi (…). Sapete di che volume di domande parliamo? Durante l’ultimo aggiornamento per la II e III fascia hanno fatto domanda 653.409 persone, per un totale di 683.292 moduli e di 272.071 inserimenti in seconda fascia e 1.391.931 inserimenti in terza fascia. Quest’anno erano attese oltre un milione di domande. E una parte sostanziale della domanda, come tutti sanno, avviene in modalità cartacea, solo il cosiddetto modello B si fa attualmente on line’.

“A mio avviso – prosegue la professoressa Pazzi – il tempo per digitalizzare i dati c’era. E, per giunta, il ministero dell’Istruzione disponeva già di uno scheletro digitale e di un sistema informatizzato con riferimento alle graduatorie ad esaurimento. Inoltre, rinviare di un anno la riapertura delle graduatorie di Istituto mi pare controproducente, quando si poteva dare in appalto il lavoro di digitalizzazione dei dati e lo si poteva veder concluso, se non proprio a fine giugno, almeno qualche mese più tardi”.

Il Gruppo Docenti Terza Fascia 2020

“Risultano inascoltate, dunque, le richieste del gruppo ‘Docenti Terza Fascia 2020’, fascia di cui faccio parte e a cui mi associo. Tale gruppo ha redatto una lettera aperta al ministro Azzolina, in cui si legge: ‘Questo provvedimento è stato accolto con estrema amarezza e stupore da quanti attendono dal luglio 2017 di potersi inserire.
Già negli ultimi anni scolastici le segreterie scolastiche hanno dovuto fare largo uso delle MAD, le domande di messa a disposizione da utilizzare senza alcun vincolo se non quello dell’esaurimento delle graduatorie di II e III fascia. La carenza di docenti iscritti in graduatoria e la presenza di tanti laureati rimasti esclusi dall’ultimo inserimento del 2017 e di neolaureati disposti a spostarsi geograficamente pur di lavorare nella scuola, ha alimentato uno scandaloso e spregiudicato utilizzo delle MAD, che ricordiamo essere uno strumento che si basa su scelte arbitrarie e opache che poco hanno a che vedere con la meritocrazia (…). Come Lei ben saprà, quest’anno sono avvenuti molti pensionamenti a seguito delle cessazioni dal servizio, gli stessi dovuti al provvedimento “quota 100”; questa situazione lascerà molte cattedre vacanti (…). Chiediamo che sia data priorità all’aggiornamento delle graduatorie di istituto provinciali, al fine di garantire quantomeno l’avvio del prossimo anno scolastico in tranquillità e, successivamente, di pensare alla stabilizzazione del personale precario (…
)’.

I concorsi

E c’è ancora una valutazione fatta dalla professoressa Pazzi: “Inoltre: riapertura delle graduatorie di Istituto, no; possibilità di bandire concorsi per assumere nuovi docenti, sì. Non tenendo, in quest’ultimo caso, conto delle prerogative del Centro Superiore della Pubblica Istruzione. Per l’aggiornamento delle graduatorie non è previsto alcun assembramento di persone: eppure slitta di un anno. Mentre i concorsi si potrebbero espletare regolarmente, nonostante l’emergenza sanitaria in atto. Il personale di segreteria, con il lavoro agile, avrebbe potuto gestire il ricevimento di domande in forma telematica e avrebbe potuto elaborare le stesse domande presentate tramite procedura SIDI“.

Una sanatoria della sanatoria

“In conclusione – termina la analisi la professoressa Martina Pazzi – alla luce dei punti analizzati, considero questo decreto una sanatoria della sanatoria. La scuola pubblica italiana continua la sua corsa a ostacoli, facendo continui sgambetti al merito e premiando chi, senza alcun titolo aggiuntivo, rimpingua le graduatorie di Istituto solo a seguito di anni e anni di servizio prestato. Le stesse graduatorie di Istituto, che vengono aperte, ancora nel 2020, di tre anni in tre anni. Le stesse graduatorie di Istituto, che resteranno chiuse per un altro anno, lasciando ancora una volta in sospeso il sistema di reclutamento dei precari per l’anno scolastico a venire. Precari che, lo ricordiamo, hanno spesso un punteggio ben più alto di quello che possono dichiarare, perché in tre anni non solo lavorano a scuola, ma conseguono ulteriori titoli che, allo stato attuale, non possono essere né riconosciuti, né premiati. A danno loro. Ma a danno anche degli studenti, ai quali dovremmo, invece, garantire un’alta esperienza formativa. A danno, in ultima istanza, dell’istituzione-scuola tutta”.

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