Carlo Ceraso
Svolta nell’inchiesta sulla casa di riposo delle suore benedettine celestine, la struttura finita nel mirino dei Nas di Perugia lo scorso maggio ed ora anche in quello della Guardia di Finanza di Spoleto per la quale la struttura era completamente sconosciuta al fisco. Il pm che coordina le indagini ha infatti iscritto la rappresentante legale della struttura (la religiosa è residente fuori Regione in un’altra sede della Congregazione) nel registro degli indagati con l’accusa di abbandono di incapace. L’inchiesta venne alla ribalta solo agli inizi di agosto quando il sindaco di Castel Ritaldi, dove è ubicato il convento, destinato in parte da decenni ad ospizio, aveva intimato alle suore di trovare una sistemazione ad una decina di anziani lì ricoverati. Il provvedimento si era reso necessario a seguito dell’ispezione dei Nas che avevano riscontrato l’assoluta assenza di ogni tipo di autorizzazione. Nonostante i solleciti del Municipio, e la disponibilità del primo cittadino Andrea Reali a provvedere con ogni sollecitudine al rilascio delle prescritte autorizzazioni, le conventuali non fecero seguire stranamente alcuna richiesta per sanare la loro posizione amministrativa. L’accusa di abbandono di incapace apre però uno scenario diverso, e ben più inquietante, su questa vicenda che aveva visto anche l’intervento di alcuni familiari degli anziani ergersi in difesa delle suore. Ma indubbiamente per gli inquirenti non tutto procedeva nel migliore dei modi.
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