“Un applauso così lungo non l'ho ricevuto nemmeno alla Mostra internazionale d'arte Cinematografica di Venezia”. E' di certo più amichevole di quanto non si dica, Aureliano. L'animo di un ragazzo romano alla buona, cresciuto tra Trastevere e Campo dei fiori, formatosi all'Accademia di arte drammatica Webber Douglas di Londra. Una passione per situazioni estreme, un curriculum di tutto rispetto, eppure Aureliano, 36enne, per strada si confonderebbe perfettamente con la massa, se non fosse per il bastone con il quale si sostiene mentre cammina.
E' stato osannato oltre misura dal pubblico, lunedì sera al teatro San Filippo Neri di Montefalco, alla serata-fiume del Festival internazionale del cortometraggio “Con i minuti contati”, iniziativa che l'artista ha tenuto a battesimo in questa seconda edizione. Ripetute le standing ovation per l'unico civile italiano sopravvissuto alla strage di Nassirya. Aveva solo 28 anni quando, zaino in spalla e sigaretta in bocca, è approdato in Iraq nel 2003 come aiuto regista di Stefano Rolla, rimasto vittima dell'attentato. Ferite gravissime, lo spirito dilaniato dagli orrori della guerra – nonostante la Missione di pace –, Aureliano non ha camminato per 2 anni. Poi il libro “20 sigarette a Nassirya”, campagne di comunicazione per i giovani e il grande pubblico, e nel 2010 l'uscita del film-documentario autobiografico “20 sigarette”, che lo ha portato dalla 67esima di Venezia alla vittoria del David Giovani nel 2011, passando per oltre 50 festival e un'ottantina di riconoscimenti. “Il male del mondo è da sempre il linguaggio semplificato, le visioni binarie, che dividono cose, persone e idee in 'buone' o 'cattive', rifiutando vigliaccamente e crudelmente il fatto che la vita, gli uomini, sono composti da mille sfaccettature, da contraddizioni, da infinite eccezioni”. Questa la filosofia del regista, maturata in seguito all'episodio iracheno, che ha dato una forte impronta umana e di profonda pietas al suo film. Eppure la terra è ben lontana dal conoscere la pace. Dal teatro in cui si svolge il festival, nella notte tra domenica e lunedì, qualche malintenzionato ha trafugato la bandiera della pace, ironia della sorte.
Amante di Montefalco, Aureliano ha accolto con grande semplicità l'invito del giovane direttore artistico di “Con i minuti contati” Nicola Papapietro. L'artista romano ha passato a rassegna le sue esperienze, spaziando dai tempi dell'adolescenza fino al giorno d'oggi. “Prima di andare a Nassirya ero anarchico e contro la guerra. Lo sono tuttora, tuttavia è cambiato il mio modo di percepire il mondo: sono riuscito a frammentare la visione monolitica, eredità congenita del genere umano – racconta Aureliano al pubblico di Montefalco –. Ciò che conta davvero è l'uomo, Nassirya mi ha insegnato che nella vita non conta se hai il fucile in mano e la divisa, se sei iracheno, italiano, se sei un bambino. Abbiamo tutti la stessa dignità. Le persone vanno valutate per ciò che sono realmente, non in base all'etichetta che viene loro affibbiata”. Emozionati tutti gli astanti, in particolar modo gli altri ospiti della serata “Amadeiana”, come il comandante dell'Arma dei Carabinieri di Foligno Andrea Mattei – salito sul palco per ringraziare il regista ed esprimere apprezzamento per il suo pensiero -, i membri di Emergency Foligno Sabina Antonelli e Mariolina Frigeri, gli esponenti del Comune di Montefalco, che hanno salutato con ammirazione il regista e il festival. Mossa alle lacrime, dopo la visione del film, Fiammetta Romoli, presidente dell'associazione “L'arca delle idee”, ente organizzatore di “Con i minuti contati”.
“Sono cambiate molte cose da quel 12 novembre di 13 anni fa. Ma non ho ancora smesso di fumare”. Impossibile, infatti, tenere il conto delle innumerevoli sigarette che Aureliano si è portato alla bocca durante la serata. Meglio. Nonostante i rischi legati al fumo, quel dannato pacchetto da 20 sigarette inaugurato a Nassirya non è stato l'ultimo.
