Le indagini dei carabinieri di Perugia hanno portato a scoprire un sodalizio ben organizzato: le chiamate venivano deviate a una finta banca che rassicurava sull'assegno falso
Aveva messo in vendita il suo Rolex ed aveva trovato un 36enne disponibile a comprarlo, per 11mila euro. Come estrema cautela, visto il valore rilevante, si era recato insieme a lui in banca per depositare l’assegno circolare. L’istituto di credito, contattando anche quello emittente (o almeno così pensavano), aveva certificato la regolarità di tutto. E così la vendita si era conclusa, con il costoso orologio che era stato consegnato al 36enne, di origini campane.
Ma il giorno dopo è emersa l’amara sorpresa: l’assegno era invece falso. E’ scattata dunque la denuncia alle forze dell’ordine e quindi le indagini, con il giovane che ora è stato rinviato a giudizio: il processo a suo carico si aprirà a settembre 2022 davanti al Tribunale di Perugia.
Tutto era nato dall’annuncio di vendita di un Rolex fatto da un uomo di Perugia attraverso “Marketplace”. Il perugino era stato contattato da più persone interessate e poi aveva raggiunto un accordo con il 36enne, con il quale aveva fissato un appuntamento a Perugia.
Durante l’incontro, il giovane aveva consegnato al perugino un assegno circolare di 11mila euro, con quest’ultimo che però gli aveva chiesto di andare insieme in banca a verificarne la copertura. I due si erano così recati presso la filiale della banca della vittima dove l’impiegato dell’istituto di credito, dopo aver contattato la banca emittente l’assegno, aveva rassicurato venditore sulla bontà del titolo, che a quel punto era stato versato. Il perugino aveva dunque consegnato il prezioso orologio al 36enne. Ma il giorno dopo è emersa l’amara sorpresa per il venditore: l’assegno era falso e non poteva essere incassato. E’ scattata dunque la denuncia ai carabinieri, che ha portato alla luce un sodalizio criminale ben organizzato, dedito a truffe di questo tipo. Infatti, per poter operare il raggiro – hanno ricostruito gli inquirenti – l’acquirente, tramite un complice esterno, rimasto al momento ancora ignoto, per un determinato lasso di tempo riusciva a deviare le chiamate in arrivo all’agenzia emittente l’assegno ad un altro numero. A quest’ultimo rispondeva un altro complice che, fingendosi operatore bancario, confermava la bontà dell’assegno.
Gli inquirenti, dunque, sono riusciti ad identificare l’acquirente del Rolex, che è stato rinviato a giudizio per truffa aggravata.
(foto di repertorio)