Cinghiali, zone vocate, riserve venatorie ed Eps: "La Regione si adegui alle nuove norme nazionali"

Cinghiali, zone vocate, riserve venatorie: “La Regione si adegui alle nuove norme nazionali”

Redazione

Cinghiali, zone vocate, riserve venatorie: “La Regione si adegui alle nuove norme nazionali”

Mar, 28/03/2023 - 11:05

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Le richieste di Confagricoltura Umbria ed Eps, che invitano anche a predisporre una normativa per lo sviluppo della filiera di carne di selvaggina

La Regione Umbria recepisca le modifiche alla legge 157/92 che rafforza gli strumenti di contenimento della fauna selvatica, soprattutto della specie cinghiale. E’ quanto chiede Confagricoltura, che invita la Regione anche a predisporre una normativa per lo sviluppo della filiera di carne di selvaggina. 

Confagricoltura ricorda come puntare su una costante attività di controllo, ma anche di contenimento, sia stata sempre una priorità dell’associazione, visto che nel territorio regionale il proliferare degli ungulati (cinghiale, capriolo, daino) e di altre specie critiche (corvidi, nutrie, ecc…) è una problematica molto sentita, che reca gravi danni all’economia agricola ma anche alla sicurezza dei cittadini, oltre che una questione legata a temi come sanità ed ecologia. “C’è infatti pure un tema di biodiversità – evidenziano gli agricoltori – che viene ad essere colpito e a perdersi per il proliferare di alcune specie a scapito di altre”.

Considerando che in Umbria sia le disposizioni della Legge regionale sia le Delibere della Giunta regionale di approvazione dei singoli piani di controllo sono in sostanza già in linea con le nuove previsioni e norme a livello nazionale, Confagricoltura Umbria sollecita la Regione Umbria ad avviare rapidamente i processi di aggiornamento normativo per consentire un percorso di adeguamento e, dove necessario, di modifica.

Guardie venatorie, cacciatori e polizie provinciali

Confagricoltura giudica positivamente anche il coinvolgimento delle guardie venatorie, dei cacciatori riconosciuti e degli agenti delle polizie locali e provinciali con apposita licenza.

“Accogliamo favorevolmente questo percorso – afferma Confagricoltura Umbria – perché la diffusione senza controllo dei cinghiali, ormai presente anche nei centri urbani della nostra regione, impone interventi di carattere emergenziale come più volte sollecitato. Quindi oltre all’attività di caccia e selezione, il potenziamento degli strumenti di contenimento deve aiutare a svolgere attività di riduzione demografica e riportare la popolazione degli ungulati a dei livelli di sostenibilità generale sperimentando anche diverse metodologie anche con lo studio delle migliori esperienze attuate in altre regioni per adattarle al caso umbro, rivedendo leggi e regolamenti.

“Ricordiamo che il cinghiale – evidenzia Confagricoltura – oltre che procurare danni diretti all’agricoltore, è fonte di zoonosi, malattie trasmissibili all’uomo, causa di incidenti stradali ed aggressioni all’uomo. È una specie dominante che ha portato al declino demografico di altri animali selvatici, è una specie depauperante dei prodotti del sottobosco”.

Cinghiali e aree vocate

Per l’associazione è inoltre necessario riperimetrare le aree vocate e non per la specie cinghiale prevedendo che tutte le aree caratterizzate dalla presenza di colture agricole, di attività zootecniche, agrituristiche e ricettive, oltre aree urbane e periurbane siano ricomprese in aree non vocate. “Nelle aree vocate – è la richiesta – vanno messe in sperimentazione le nuove metodologie di gestione dei settori per verificare se le stesse possano aiutare a riportare la specie nei limiti demografici ottimali. La gestione di questi territori deve tendere all’obiettivo di eradicazione della specie”.  

Filiera carne

È necessario, sostiene inoltre Confagricoltura, predisporre una normativa per lo sviluppo della filiera di carne di selvaggina “affinché la gestione degli ungulati non sia più solo uno strumento di prevenzione e riduzione dei danni alle colture agricole ma anche un’opportunità economica per la sostenibilità del reddito delle aziende agricole”.

Riserve venatorie ed EPS

Uno strumento importante ancora non adeguatamente valorizzato, per Confagricoltura, sono le riserve venatorie, luoghi dove i concessionari sono nelle condizioni di poter attuare piani in grado di gestire e mantenere in equilibrio le specie selvatiche. Si tratta di importanti attività che possono essere stimolo di sviluppo economico legato anche al segmento del turismo venatorio.

Affermare così il ruolo strategico delle riserve faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie private, obiettivo principale di EPS (Ente Produttori Selvaggina), significa garantire, infatti, una sostenibilità ambientale del territorio ma al tempo stesso anche un’integrazione al reddito delle suddette aziende.

Confermare l’utilità delle aziende faunistico venatorie e agrituristico venatorie come strumento di presidio e gestione del territorio, consentendo la valorizzazione diretta da parte dei proprietari conduttori o dei concessionari della cacciagione, ma anche dei prodotti del bosco e sottobosco (funghi, tartufi, ecc) come fonte legittima di reddito e di sostenibilità ambientale del territorio, promuovere l’istituzione di nuove AFV e AATV,  eliminare dalla normativa regionale l’obbligo del corridoio di 500 metri tra due istituti sia pubblici che privati (es. tra una ZRC esistente ed una nuova AATV o AFV) come previsto in molte altre regioni italiane, ottenere la concessione al prelievo delle specie migratorie anche all’interno delle AFV della Regione Umbria come previsto in tutto il territorio nazionale. Sono alcuni degli obiettivi fissati da Confagricoltura ed Eps Umbria che, in linea con il nazionale, sono pronte a mettere in atto qualsiasi iniziativa necessaria per affermare il ruolo strategico delle aziende agricole e delle aziende faunistico-venatorie e agrituristico-venatorie nella tutela dell’ambiente, della biodiversità per il mantenimento degli ecosistemi della fauna e della flora, in maniera compatibile con le attività agricole.

Sono determinate a sostenere il diritto degli imprenditori agricoli a difendere le produzioni agricole e la proprietà privata e sono convinte che l’attività venatoria nelle riserve possa rappresentare un’opportunità per la sostenibilità economica del reddito agricolo e per la tutela dell’ambiente: “Siamo piacevolmente sorpresi – conclude Confagricoltura a questo proposito – che anche altre associazioni si siano sensibilizzate a questi temi”.

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