Carceri in Umbria, "Nessuno tocchi Caino" e Camere Penali in visita al "modello" Spoleto. Il problema salute mentale - Tuttoggi.info

Carceri in Umbria, “Nessuno tocchi Caino” e Camere Penali in visita al “modello” Spoleto. Il problema salute mentale

Carlo Vantaggioli

Carceri in Umbria, “Nessuno tocchi Caino” e Camere Penali in visita al “modello” Spoleto. Il problema salute mentale

Lun, 15/04/2024 - 08:07

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Nella oggettiva difficoltà della condizione carceraria italiana, a Spoleto la conferenza finale di una serie di visite alle strutture umbre. Video interviste

Satyagraha (resistenza passiva) è solo apparentemente una parola difficile di origine indiana. Tuttavia il suo significato letterale sintetizza un concetto di alto profilo e straordinaria contemporaneità: quello di “insistenza per la verità”. Se poi aggiungiamo che chi ha formulato e praticato questo pensiero, e ne ha fatto anche una filosofia di vita, è stato il Mahatma Gandhi (e non solo)allora possiamo comprendere come Satyagraha sia la giusta definizione quando si deve affrontare un tema molto complesso ed anche attualmente divisivo come quello della condizione delle carceri in Italia.

Nei giorni scorsi, per tutta la prima metà di aprile, l’Umbria delle carceri, Orvieto, Terni, Perugia ed infine Spoleto, è stata oggetto di una importante iniziativa promossa dalla Camera Penale di Terni e dall’Associazione “Nessuno tocchi Caino”, a cui hanno aderito anche la Camera Penale di Perugia “Fabio Dean” e quella di Spoleto intitolata a “Stefano Pecchioli”. Grande Satyagraha 2024-Umbria 2024

Quattro visite ed una interessante conferenza finale tenutasi presso la Casa di Reclusione di Maiano di Spoleto, ospiti della direttrice Bernardina Di Mario, ultima tappa del programma. Per l’occasione, inoltre, è stata voluta e consentita la presenza all’interno della struttura carceraria anche dei giornalisti, un apprezzabile segno di apertura e trasparenza che nell’incontro di Spoleto ha visto protagonista la nostra testata, Tuttoggi.info.

Partecipazione qualificata

Nutrita la rappresentanza delle istituzioni promotrici con in testa i vertici nazionali dell’Associazione “Nessuno tocchi Caino”: la Presidente Rita Bernardini, il Segretario Sergio D’Elia (già parlamentari della Repubblica), il Tesoriere Elisabetta Zamparutti e il membro del direttivo Porzia Addabbo. Altrettanto partecipate anche le delegazioni delle Camere Penali di riferimento con in testa l’Avvocato Luca Gentili, presidente della “Fabio Dean” a Perugia, l’Avvocato Roberto Calai per la “Stefano Pecchioli” di Spoleto e la Segretaria della Camera Penale di Terni, Avvocato Francesca Carcascio. Molto apprezzata anche la presenza della Dottoressa Nicla Restivo, magistrato responsabile dell’Ufficio di Sorveglianza presso il Tribunale di Spoleto e quella di Massimo De Pascalis, protagonista (come Direttore) di una stagione importante alla Casa di Reclusione di Maiano (1985-1992) per poi arrivare ai vertici del DAP come Vice Capo Dipartimento.

Da tempo, la stretta collaborazione tra il DAP (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) e le associazioni come Nessuno tocchi Caino, o le Camere Penali nazionali, hanno consentito un monitoraggio costante della condizione carceraria in Italia che è senza dubbio utile e necessaria anche per la ricerca di nuove soluzioni ai gravosi problemi che affliggono l’istituzione: sovraffollamento, deperimento delle strutture- sempre meno rispondenti alle necessità minime- suicidi o fenomeni di autolesionismo che crescono contestualmente anche ai fenomeni di aggressioni al personale della Polizia Penitenziaria.

Alcuni temi di discussione

Fa impressione, come accennato da Sergio D’Elia, il dato sulla condizione della salute mentale in carcere: tra il 30 e il 40% dei detenuti attualmente ristretti nel sistema italiano, ha seri o gravi problemi di salute mentale. Una condizione, quella del disagio mentale, non più compatibile con la detenzione, soprattutto dopo la chiusura degli OPG (Ospedale psichiatrico giudiziario).

Utile e significativa la ricognizione sull’attività legislativa e parlamentare in atto fatta da Rita Bernardini che conosce alla perfezione il sistema e che racconta alla platea spoletina della mai avvenuta attuazione dei Consigli di Aiuto Sociale, previsti dalla legge di riforma del 1975 e mai realizzati. In una recente interrogazione parlamentare sul tema ad opera del deputato Roberto Giachetti (Italia Viva), il Ministro Nordio ha risposto presentando la soluzione alternativa dell’attuale Governo al problema: i Piani Triennali di reinserimento sociale. Con un non trascurabile dettaglio, ovvero la mancanza di quasi tutte le regioni del sud e, nel caso specifico, proprio dell’Umbria. Su questo abbiamo chiesto un commento proprio a Rita Bernardini.

Lo stesso Massimo De Pascalis, dall’alto della sua pluriennale ed apprezzata esperienza conferma che Il problema “carceri” in Italia è all’anno zero, per così dire, con la seria possibilità che si facciano ulteriori passi indietro. Non deve stupire dunque la proposta di cominciare a ragionare sulla chiusura delle attuali carceri fatta da Elisabetta Zamparutti di Nessuno tocchi Caino. Una proposta radicale, in senso letterale ma anche di riferimento rispetto alle lotte del Partito Radicale, con un occhio alle battaglie di civiltà e rispetto costituzionale (art. 27 del testo) dello scomparso leader, Marco Pannella.

Un momento di confronto, quello di Spoleto, dove anche le Camere Penali coinvolte hanno espresso grande apprezzamento per la collaborazione, senza troppi individualismi, tra istituzioni. Sicuramente l’unico modo di affrontare con una prospettiva il problema, nella certezza che la discussione della condizione carceraria italiana non è più rimandabile o trasferibile a sottigliezze o cavilli e meno che mai alla contesa politico-partitica. Si tratta ormai di una chiara situazione di civiltà giuridica, che vede ovviamente protagonisti non solo i detenuti, ma anche il personale dedicato, sia esso quello degli agenti di Polizia Penitenziaria, che i medici, psicologi, assistenti, operatori culturali e quant’altro, alle prese con una endemica carenza e mancanza di sostegno istituzionale.

Modello Spoleto

In tutto questo una luce si intravede: ed è quando a giudizio di tutti e non solo per dovere di ospitalità, si conferma la bontà del modello Spoleto. Una struttura che, anche dal punto di vista architettonico, ha una sua ragione di vita ed una prospettiva anche in divenire. Una prova evidente che anche in tempi passati (fine anni ’70) era possibile progettare con intelligenza visionaria una forma di “accoglienza” del detenuto, in funzione di un progetto di rieducazione. Lo conferma in un intervento illuminante anche l’Architetto Cesare Burdese, anche lui legato a Nessuno tocchi Caino ed editorialista de L’Unità, che da anni collabora con le varie Commissioni ministeriali chiamate a ripensare gli spazi carcerari italiani.

Seppure nelle oggettive difficoltà che non vanno sottaciute, Spoleto è stata ed è un esempio comportamentale e strutturale che ha ricevuto apprezzamento unanime.

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