Lieto fine per la vicenda dei manufatti abusivi realizzati a Capodacqua nei terreni di proprietà della parrocchia che, come denunciato settimane fa dal consigliere di minoranza Emidio Fioroni (lista Bartolini), avrebbero dovuto essere abbattuti mettendo a rischio anche la Festa della Ciliegia. A darne notizia è il capogruppo di Assisi Domani (maggioranza) Giuseppe Cardinali, attirando però le ire del consigliere Fabrizio Leggio (M5s), secondo cui quanto approvato in consiglio e in generale la gestione della vicenda è “Uno sberleffo a quelle Pro loco che hanno invece realizzato i propri spazi seguendo le regole e senza commettere abusi”.
Nello specifico, Cardinali ammette come gli abusi ci siano stati e siano stati constatati dai tecnici del Comune, ma – rimossi alcuni manufatti abusivi e constatata l’impossibilità di rimuovere la struttura polivalente con annessi cucina e servizi – l’Ente si è fatto carico del tutto (come previsto dalla legge) e ora tutta l’area è diventata un “sito strategico di protezione civile”.
“Su segnalazione di lettere anonime giunte all’Ufficio Contezioso Edilizio ed Energia del Comune di Assisi, dopo vari sopralluoghi ed accertamenti – spiega Cardinali – sono state riscontrate anomalie e difformità, rispetto al progetto originario di costruzione, di strutture presenti su una particella di circa 1700 mq di proprietà della Parrocchia di S.Apollinare in Capodacqua e gestite dalla locale Pro Loco che, con una specifica convenzione del 2005/2006 con la stessa Parrocchia e con il Comune, s’impegnava a gestirla per circa trent’anni assicurandone un uso pubblico in quanto riconosciuta, già dalle amministrazioni dell’epoca, quale struttura con ‘… finalità di interesse pubblico …'”. Come detto, seguito di specifica ordinanza comunale, alcuni piccoli manufatti non conformi sono stati rimossi, mentre non è stata possibile la rimozione nei termini della struttura polivalente con annessi cucina e servizi, dalla cui demolizione – sostiene peraltro il consigliere di maggioranza – “sarebbe comunque derivato un grave danno, anche economico, non solo per la comunità di Capodacqua, come evidenziato in due assemblee pubbliche indette dal Parroco, ma anche per l’intera collettività per motivi che si diranno in seguito”.
Il Comune ha dunque proceduto all’acquisizione ex-lege al patrimonio comunale della struttura, dell’area di sedime e dell’area immediatamente prospicente per un totale, appunto, di circa 1700 mq, che alla fine si è rivelata una scelta “strategica per il Comune”, in quanto il tutto è adiacente alla già esistente area comunale di protezione civile, realizzata ad opera dell’esercito americano nell’immediato post terremoto del 1997 e durante la quale furono rinvenute anche alcune tombe vecchie di molti secoli. “La struttura polivalente così acquisita, capace di fornire con immediatezza circa 500 pasti in due ore, annessa all’area già destinata e attrezzata ad ospitare moduli abitativi di emergenza e altri spazi”, secondo la maggioranza “rappresenta al contempo, un formidabile sito di protezione civile unico in Umbria e un adeguato spazio polivalente di aggregazione e di socializzazione per l’intera comunità locale. Proprio sulla base di tali permeanti e fondanti elementi, atteso che le strutture non contrastano con alcun rilevante interesse ambientale e urbanistico, il consiglio comunale ha deliberato di riconoscerne la pubblica utilità”.
Ma il Movimento 5 Stelle non ci sta: il consigliere Leggio spiega che “Le ragioni della pubblica utilità sono state individuate nel fatto che i manufatti sono considerabili funzionali allo spazio attiguo di protezione civile e quindi necessari in situazioni di emergenza” e, ironicamente ma non troppo, si chiede se “Questo significa che non saranno quindi più usati per cresime, battesimi, feste di compleanno e cene di vario genere che rappresentano concorrenza sleale ai tanti ristoratori che pagano fior di tasse subendo fior di controlli?Ne dubitiamo”. I pentastellati chiedono inoltre “di avviare subito un’indagine interna al Comune che individui e persegua chi si è reso responsabile di atti di dubbia legittimità, come ad esempio la concessione dell’agibilità nel 2006, evidentemente avvenuta senza il dovuto sopralluogo”.