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Cala in Umbria la voglia di fare impresa

Redazione

Cala in Umbria la voglia di fare impresa

Da Movimprese numeri preoccupanti: la situazione nelle due province
Mar, 29/01/2019 - 13:37

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In Umbria cala la voglia di fare impresa. I dati che arrivano da Unioncamere sono commentati con preoccupazioni dalle Camere di commercio di Perugia e Terni. E flette il numero delle imprese in Umbria: al quarto trimestre 2018 il Registro Imprese delle Camere di Commercio segna quota 94.340 aziende (in diminuzione rispetto all’ultimo bilancio annuale al 31 dicembre 2017 che segnava  94.527 imprese registrate).

Nel Perugino

In provincia di Perugia, al 31 dicembre 2018 lo stock complessivo delle imprese di ogni settore, dimensione e forma giuridica si attesta a 72.641 unità, sotto la soglia psicologica delle 73.000 unità, che tuttavia non raggiunge per appena 324 unità, – 0,4% sul 2017.

Per la dinamica nati/mortalità delle imprese, il 2018 è stato un anno a tinte grigie. In calo la creazione di nuove imprese scese a quota 3.486 imprese, con una flessione secca dell’11,2%: sul 2017 mancano all’appello 438 imprese. E’ il peggior risultato degli ultimi 5 anni.

Una condizione resa ancor più critica dall’aumento del numero delle Cessazioni, che nello stesso 2018 sono salite a 3.569 unità, + 2,2% in un anno.

Tipologia e settori

Dai dati di Movimprese 2018 emerge la conferma che all’interno del sistema imprenditoriale della provincia di Perugia è in atto una progressiva ristrutturazione:  aumentano le Società di Capitali,  flettono nettamente le Società di Persone,  resistono le Ditte Individuali, che comunque continuano a rappresentare oltre la metà dell’intero sistema.

Delle 72.641 imprese iscritto alla Camera di Commercio di Perugia il 51,4% è rappresentato da Ditte Individuali, il 23,8% da Società di Capitali, il  21,9% da Società di Persone e il 2,7% da altre Forme societarie.

Qual è stato nel 2018 l’andamento dei vari settori produttivi, in termini di nati/mortalità delle imprese?

Diminuiscono ancora le imprese del Commercio (-2,2%), delle Costruzioni (-2%) e del Manifatturiero (-1,7%). Più limitata la flessione dell’Agricoltura, (- 0,8%).

 Performance positive per i settori Sanità e assistenza sociale + 6,2%, Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, + 3,8%, Attività Immobiliari +2,7%, Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata, + 3,8%,  Attività professionali, scientifiche e tecniche, + 1,7%.

Il commento di Mencaroni

Così Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio di Perugia: “Il sistema delle nostre imprese da un quinquennio mantiene le posizioni, in una stabilità,  da cui però non  riesce a trarre l’energia necessaria a riaprire una nuova fase espansiva. Nel 2018 un dato su tutti è emerso in maniera preoccupante: la vistosa contrazione (-11,2%) delle nuove iscrizioni, scese al peggior risultato degli ultimi cinque anni. Mancano in un anno  438 imprese. Una criticità aggravata dal coincidente aumento delle imprese che di contro sono uscite dal mercato, salite nel 2018 a 3.569 unità, pari a un + 2,2%”.

Nel Ternano

A livello provinciale a Terni il bilancio imprenditoriale resta in terreno positivo. In particolare nel 2018 si  registrano 1.264 iscrizioni a fronte di 1.126 cancellazioni, (+138 nuove aziende) ma l’anno si chiude con un modesto 21.699 unità iscritte al Registro Imprese della Camera di Commercio di Terni.

Tipologia e settori

Il bilancio dei settori fotografa una situazione di crisi che ancora morde: bollino rosso nel 2018 per il commercio. E’ il settore che nell’anno appena concluso perde più imprese, 133 al 31 dicembre 2018 (218 iscrizioni a fronte di 351  cessazioni). Un settore estremamente volatile caratterizzato da un alto tasso di turn over e da una debolezza strutturale: più di 1 su 3 non arriva a festeggiare il quinto compleanno. Delle 5.639 aziende del commercio le ditte individuali superano le 3.400 unità (3.407) , solo 1.156 le società di capitale.

Stabile il rapporto tra iscrizioni e cessazioni nel settore primario (agricoltura: 130 le nuove nate, 131 le cessate). Resta nella crisi il settore dell’industria in senso stretto, il saldo tra chi ha aperto e chi ha chiuso battenti è negativo per 44 unità. Perde pezzi anche il settore delle costruzioni dove le imprese che hanno chiuso sono superiori  a quelle che sono nate (149 a fronte di 126). Saldo lievemente in positivo invece nei settori del noleggio, agenzie viaggio, servizi a supporto delle imprese (+12), dei servizi di informazione e comunicazione (+5) e delle attività finanziarie e assicurative (+3).

Un segnale positivo arriva dalle crescita delle società di capitale (+4,42%) indicativo di una economia che cerca di strutturarsi; stesso trend a livello regionale che segna una crescita dello 3,42% delle società di capitale.

Il commento di Flamini

 “La nostra base imprenditoriale deve fare i conti con la crisi, con la sfida del digitale, ma anche con una scarsa capacità del nostro territorio e del resto della regione di essere attrattivi da un punto di vista economico – riflette il Presidente della Camera di Commercio di Terni, Giuseppe Flamini – non riusciamo ad attirare dall’esterno capitali, investimenti, attività produttive e a mantenere tali risorse nel lungo periodo. I nostri imprenditori pagano la carenza di dotazione infrastrutturale, di servizi qualificati e non dimentichiamo poi la fuga di cervelli che coinvolge i nostri giovani più qualificati perché il mercato non riesce ad inserirli. Per questo per sostenere le nostre imprese occorrono misure specifiche e integrate per aiutarle ad agganciare  il cambiamento ma occorre anche un’azione integrata da parte di tutti gli altri attori del territorio”.

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