+ Riccardo Fontana
Arcivescovo
Fidarsi del Signore e non aver paura delle difficoltà del momento presente sono gli ingredienti di quel pane dolce che le pastorelle di Betlemme misero nel loro canestro, andando a portar doni alla grotta del presepio. Resto perplesso vedendo la diffusa preoccupazione per le sorti dell’economia globale, che sconvolge i sogni già mediamente tribolati della gente comune: quella che non ha azioni da negoziare in borsa e che da sempre è avvezza a fare bene i conti, per arrivare alla fine del mese. Gente così è la maggioranza dei nostri concittadini e anche di quelli del resto dell’Umbria. Certamente siamo tutti solleciti del bene comune, ma non sconvolti dalla prospettiva di dover fare qualche sacrificio in più, perché a fare i sacrifici siamo abituati da tempo. Vorrei, invece, riuscire a parlare al cuore della mia gente, al di là delle divisioni, delle scelte di campo, delle polemiche politiche, che mi interessano davvero poco. Vorrei parlare al cuore, per dire ancora a tutti che è benedetto chi si fida del Signore e che mal glie ne incoglie a chi si fida degli uomini. I giorni di Natale sono quelli giusti per riappropriarci della consapevolezza della paternità di Dio, che non abbandona. Sono anche occasioni propizie – se uno solo è il Padre – per riscoprire la fraternità, che può essere un nesso preziosissimo del tessuto sociale. Se c’è chi sta peggio di te, prova a dargli una mano. Se accanto a te ci sono rancori e divisioni, non aver paura a far pace. Dio, che dall’alto dei Cieli è così Onnipotente da rendersi conto anche del sentimento di bontà che tu, piccolo abitante della terra, sai concepire, è capace ancora di far fiorire la civiltà dell’amore. Questo Natale potrebbe essere l’occasione propizia per dare un taglio deciso allo spreco, al fasto sontuoso che offende i poveri, al consumismo esasperato che vuol celebrare Natale senza ricordarsi di Gesù Bambino, umile e povero figlio di Dio, che volle avere bisogno dell’aiuto dei pastori, del bue e dell’asinello – animali di una terra da rispettare – ma soprattutto della giustizia di Giuseppe e dell’amore di S. Maria.