BRUNO PIERNERA, DIALOGO E CUORE AL SERVIZIO DEI LAVORATORI E DELLA SUA TERRA - Tuttoggi.info

BRUNO PIERNERA, DIALOGO E CUORE AL SERVIZIO DEI LAVORATORI E DELLA SUA TERRA

Redazione

BRUNO PIERNERA, DIALOGO E CUORE AL SERVIZIO DEI LAVORATORI E DELLA SUA TERRA

Gio, 22/10/2009 - 23:50

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E’ stato il cuore ad abbandonare Bruno Piernera. Quel cuore a cui Bruno aveva chiesto forse troppo ma al quale aveva dato anche più, nel portare avanti la sua vita, spesa interamente per il sindacato, al servizio dei lavoratori, dei più deboli. Quando Giancarlo Antonini mi ha chiamato alle 11 per sapere se avevo sentito Bruno, ho pensato al peggio, rivivendo un incubo già provato. La paura è diventata di lì a poco una tragica realtà. Avevo conosciuto Bruno nel gennaio 1988 lavorando nello stesso ufficio allo Stabilimento Militare di Baiano di Spoleto, prima che le nostre strade si separassero, lui verso la Scuola di Lingue Estere di Perugia, io in quel di Terni.

Già da allora si intuiva che aveva la stoffa del leader, che quell’omone, neanche 36enne avrebbe fatto la sua strada nel sindacato. Anni dopo eccolo arrivare alla guida della Cisl territoriale, lui, uno spoletino, alla testa anche di Foligno. Da non credere.

Lui che non nascondeva di esser partito dal basso. Aveva fatto il cameriere, poi l’operaio, infine a carriera impiegatizia.

Con Bruno sono in qualche modo cresciuto anche io. Partendo da uno scontro, durissimo ma sempre a viso aperto, per la vicenda dell’assetto del ‘nostro’ stabilimento. Ritrovandoci anni dopo, più o meno 4 anni fa, a confessarci dove avevamo sbagliato. Sinceramente. Con un rispetto che non era mai venuto meno. Lui nell’aver dato un pò di credito ai progetti faraoinici che certa politica aveva tentato di trasmettere sullo sviluppo dell’ente, io per aver sbagliato l’approccio della contestazione a quei progetti.

E’ stato l’uomo del dialogo, Piernera, sempre e comunque. Senza mai dimenticare lo strumento dello sciopero – in cui credeva più di molti altri che ne hanno fatto nel tempo un uso indiscriminato – ma da utilizzare sempre come estrema ratio. E quando lo proclamava, per rivendicare i diritti dei lavoratori di questa o quella fabbrica, era sempre un successo in termini di adesioni.

Leale, onesto, sentiva il lavoratore come il suo vero datore di lavoro. Ed è in nome di quei valori che aveva avviato una campagna di riforme interne ed esterne al suo sindacato. Spiazzando gli avversari e mettendosi contro quella parte di colleghi per nulla disposti a cambiar regime. Il prezzo da pagare era altissimo, ne era cosciente, specie quello che avrebbe dovuto pagare, ironia della sorte, a causa di qualche collega della sua stessa sigla, di quei personaggi senza scrupoli che si incontrano fortunatamente di rado nel cammino di una vita.

Era riuscito ad avere la meglio, forte anche del supporto di Ulderico Sbarra, “Ulde il barbaro” come lo chiamavano nelle nostre conversazioni. Quella fiducia l’aveva ripagata portando il sindacato a primeggiare su tutto il comprensorio. Più di 7mila tesserati nella sola Spoleto, 10mila a Foligno. Numeri che da soli dimostravano come il cambiamento in atto avesse trovato ampio consenso nelle comunità.

Bruno Piernera credeva profondamente nell’uomo, più che nelle organizzazioni o sigle, ed è per questo che poteva vantare tante amicizie fra uomini e donne di ideologie diverse e di posizioni sociali diverse.

Non passava settimana che non ci confrontassimo sulle tematiche dell’Area Vasta, restando a volte ognuno della propria idea. Coscienti che l’uno avrebbe in una qualche misura, quasi certamente influenzato l’altro. E a tracciare progetti. Ora per un Festival invernale con il quale recuperare la figura di Francis Menotti, ora per una idea da sviluppare proprio per Baiano e per la quale aveva chiesto l’aiuto di Sbarra e ben presto quello di Bonanni.

Non so spiegarmelo. Ma quando stamani ho appreso da Giancarlo Antonini che ti eri fermato per sempre a Campello, ancor prima di provare un senso di smarrimento, di dolore, ho pensato che forse era destino che la tua esistenza si interrompesse proprio a metà di quella nuova strada che da pochi anni unisce l’Area Vasta. Al centro di questa parte di Umbria per la quale auspicavi un ruolo più importante di quello che la potente Perugia era disposta a riconoscere.

Più volte, e senza mezzi termini, aveva parlato di Terza Provincia. Con fare schietto, come era lui. Che non temeva mai l’interlocutore. Fosse stato anche il suo segretario nazionale, Raffaele Bonanni, il suo ‘mito’. Come era successo a Perugia, pochi giorni fa, quando di fronte al n. 1 della Cisl non aveva taciuto l’idea che fosse giunta l’ora di alzare i toni con il Governo in favore delle famiglie.

Spoleto oggi ha perso uno dei suoi figli migliori, i lavoratori un fedele difensore, il mondo istituzionale e imprenditoriale un interlocutore leale e affidabile. Personalmente ho perso un Amico.

Provo un pò di rabbia a pensare che lassù non ci sia bisogno di sindacalisti. Ma almeno ora potrai riposare un pò. Anche se mi piace immaginare che fra una nuvola e l’altra, andrai a sbirciare fra le aziende in crisi, tenderai una mano a chi è in difficoltà. E chissà che non riuscirai, in un modo o nell’altro, ad aiutare anche chi sarà chiamato a prendere il tuo testimone. Lasci un’eredità pesantissima, anche se a chi sarà chiamato ad accettarla basterà seguire il tuo cuore. Ciao Bruno, ciao Amico mio

Carlo con la Redazione di TO®

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