Biodigestore, il Comitato per il No assesta il tiro - Tuttoggi.info

Biodigestore, il Comitato per il No assesta il tiro

Redazione

Biodigestore, il Comitato per il No assesta il tiro

Secondo i contrari all'impianto l'alternativa è il progetto Rifiuti Zero "che aumenterebbe posti di lavoro"
Mar, 13/09/2016 - 15:20

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Dopo la conferenza stampa indetta da Asja Ambiente Italia e Valle Umbra Servizi Spa, con la partecipazione dell’Ati3 e dell’amministrazione comunale di Foligno, per la presentazione del progetto del nuovo biodigestore in località Casone, ora il Comitato civico no al biodigestore invia alla stampa un comunicato per illustrare la posizione dei contrati all’opera.

Il Comitato no biodigestore, scrive che l’amministratore delegato di Asja, Alessandro Casale,  ha esposto solo gli aspetti positivi del progetto mentre, sempre secondo la nota, avrebbe fatto “peggio il direttore dell’Ati3 (definito nel comunicato, dipendente dei cittadini) e che pertanto dovrebbe avere un atteggiamento corretto nei confronti degli stessi datori di lavoro”  il quale, secondo il comitato, avrebbe dichiarato alla stampa “mirabolanti guadagni, dimenticando l’altra faccia della medaglia”.

“La nostra contrarietà  – sostengono – si basa sull’analisi dei dati tratti dal progetto e dal piano economico finanziario, documenti ufficiali della Ati3 (in verita si dovrebbe scrivere dell’Ati3 stando per sigla di Ambito Territoriale Integrato) Asja e Vus (in verità si dovrebbe scrivere Valle Umbra Servizi, avendo ufficialmente cambiato nome).

“Le problematiche, almeno le principali, sono le seguenti – si legge nel comunicato stampa -: è sbagliata l’impostazione  dell’impianto in quanto – sostengono – privilegia il recupero di energia e non quello di materia andando contro le norme europee in merito alla gerarchia di gestione dei rifiuti che ci indirizzano rigorosamente verso la strategia rifiuti zero. Dello stesso parere è anche l’Isde, società internazionale medici per l’ambiente (in verità, non si tratta di una società ma dell’Associazione Medici per l’Ambiente); è  sovradimensionato – si legge – è evidente come il progetto sia stato concepito per gestire una quantità di rifiuti superiore alle necessita della zona gestita dall’Ati3, il che ci fa supporre che si verificherà la possibilità di importare rifiuti da fuori. (Rispetto ai primi giorni ora si parla di supporre che si verifichi una possibilità, mentre non viene specificato se i rifiuti arriveranno da fuori regioni o da fuori ambito). Cattivi odori derivanti dallo stoccaggio del rifiuto destinato ad alimentare il digestore e dalla lavorazione dei fanghi digestati in uscita, per la produzione del compost. Aumento delle pericolose nanoparticelle dovute ai camion in ingresso ed in uscita. La zona – prosegue la nota – è soggetta all’inversione termica nei mesi autunnali ed invernali e pertanto anche le PM10 causate dai veicoli ristagneranno nella valle, nanopolveri PM10, principali responsabili della formazione di tumori. Inoltre l’aumentato traffico veicolare, dissesterà ulteriormente le strade la cui manutenzione è a carico dei cittadini contribuenti. Rischio batteriologico derivante dal compost con possibili germi patogeni della classe Clostridium tipo: botulino, tetano ed altri meno noti. La falda acquifera affiorante, già sensibilmente compromessa, subirebbe il rischio di ulteriori inquinamenti. Le abitazioni in prossimità ed i terreni immediatamente circostanti al digestore, subiranno una svalutazione economica a carico dei soli proprietari, oltre ad un danno d’immagine dei prodotti tipici della zona. Rumore persistente di fondo a bassa frequenza emesso dall’impianto 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Ogni opera del genere, dovrebbe essere obbligatoriamente per legge sottoposta prima al parere vincolante degli abitanti di quella zona, ad esempio con un referendum, e non realizzata come se non esistessero. L’alternativa a questa follia è il programma Rifiuti Zero. Il rifiuto così diventerebbe una vera risorsa e aumenterebbero i posti di lavoro proteggendo allo stesso tempo la salute di tutti e l’ambiente. Per quanto riguarda la prospettata occupazione che verrebbe portata da tale attività, il Comitato no biodigestore dice che il ciclo virtuoso di un reale recupero e riciclo dei rifiuti porterebbe molta più occupazione e benessere ai cittadini.

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