“Sul come ci si è arrivati sarebbe lungo, ma l’incontro decisivo con Enel c’è stato lo scorso 3 marzo a Palazzo dei Priori, in Sala Rossa. Un giovedì pomeriggio, vassoio con 8 caffè e pasticcini di Sandri, l’ospitalità perugina non può lasciare dubbi. C’era l’Ad di Enel Open Fiber Tommaso Pompei, capo delegazione con manager e tecnici di primo livello. Per spiegarci la Perugia ‘progetto pilota’ e ‘modello’ della nuova missione italiana di Enel che può e vuole rimontare il grave ritardo nazionale sulla principale infrastruttura ormai decisiva per ogni attività umana. Banda ultralarga, quella vera, FTTH“. Così l’assessore per Perugia digitale, Francesco Calabrese, racconta con un suo post sui social l’inizio dell’avventura verso una Perugia “modello della rimonta italiana nell’ultrainternet“. La città, grazie al progetto con Enel, sarà infatti capofila per la cablatura con la banda ultralarga insieme ad altre quattro città metropolitane, ossia Bari, Catania, Cagliari e Venezia, dove verrà esportato il modello-Perugia. “Partiamo subito con i lavori, già ad aprile, entro l’anno saranno cablate le prime 50.000 unità immobiliari. Nel 2017 finiamo“, venne detto in quell’occasione. “Al ‘sarà la città più cablata d’Europa’, mi sono girato verso Andrea (il sindaco Romizi, ndr), due anni dopo ha condiviso la mia emozione“.
Oggi, a poco più di un mese da quel 3 marzo, e dopo l’annuncio ufficiale a Roma con il premier Matteo Renzi, la I Commissione di Palazzo dei Priori ha approvato all’unanimità, con 13 voti, il regolamento per la realizzazione di infrastrutture e reti internet a banda ultralarga. Un progetto, al centro della prima linea programmatica di mandato del sindaco, che consentirà, tra le altre cose: una velocità in download ed upload molto elevata, sino ad un gigabit/s, un’ampia scelta dei più moderni servizi digitali (es. Voip, streaming, videosorveglianza), nonché l’accesso ad innovativi servizi digitali amministrativi. La rete verrà realizzata secondo la logica FTTH (Fiber To The Home), ossia un sistema di collegamento che arriverà direttamente fino all’interno degli edifici, scongiurando i disagi che possono manifestarsi lungo il percorso di collegamento.
Perugia supera in questo modo il “digital divide“, spiana la strada anche allo sviluppo occupazionale, e fa un passo in più, forse ben oltre il concetto di Smart City. Ma il progetto non si esaurisce al centro della città: tocca anche le periferie, comprese le aree periferiche definite dai privati “non convenienti”. Perugia sarà dunque servita completamente: si partirà con l’area di Fontivegge per poi sviluppare la rete nel corso del 2016 in tutta la zona “vasta” della città. Poi entro il 2017, e dunque ben prima del 2020, data ultima individuata dal Governo nazionale, verrà servito il resto del territorio, nessuna frazione esclusa.
Come funzionerà – Verrà favorito l’uso delle infrastrutture esistenti e l’utilizzo di tecniche e strumentazioni innovative a basso impatto ambientale, che consentiranno di minimizzare i tempi di intervento, la manomissione del suolo ed il deterioramento della pavimentazione. L’Amministrazione comunale terrà un registro aggiornato degli interventi previsti, disponibile in apposita sezione del sito internet istituzionale, per favorire la collaborazione tra cittadini ed operatore, anche con l’obiettivo di limitare al massimo i disagi, non impedendo il libero uso delle cose, bensì privilegiando l’utilizzo di cavidotti esistenti. Verrà costituito, novità assoluta in Italia, il catasto delle unità immobiliari cablate con connessione internet realizzata con sistema FTTH, da aggiornare entro 30 giorni dall’intervento di cablaggio.
Il regolamento, passato oggi in Commissione, sarà ora al vaglio del Consiglio Comunale, durante la seduta di lunedì prossimo. Così il Comune, in caso di riscontro positivo, potrà stipulare le convenzioni necessarie per procedere ai primi interventi, e affinché a maggio vengano accesi i primi impianti nell’area di Fontivegge. Uno scenario condiviso da tutte le aree politiche di Palazzo dei Priori, e interpretato come “comunità, coinvolgendo tutti gli attori istituzionali, quali Regione ed Università”.
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