”Assemblea della Vergogna”: Procura impugna assoluzione alla Corte d’Appello Perugia. Il PM "Per fortuna c'è un video che rappresenta cosa è successo"
“Assemblea della vergogna” della Spoleto Credito e Servizi: è tutto da rifare. La Procura della Repubblica di Spoleto con il PM Patrizia Mattei ha infatti impugnato la sentenza con cui il Tribunale di Spoleto (Presidente relatore Silvio Alunno Magrini, a latere Luca Cercola e Anna Maria Cipolloni) lo scorso 12 ottobre aveva assolto tutti gli imputati riconoscendo l’intervenuta prescrizione per la maggior parte dei reati contestati, mentre per i restanti si è proceduto con la formula “per non aver commesso il fatto” o perché “il fatto non sussiste”. Motivazione quest’ultima con cui è stato assolto il notaio Marco Pirone per il quale la Procura aveva invece richiesto la condanna a tre anni e mezzo per falso ideologico.
La lettura delle motivazioni del dispositivo, depositate il 29 dicembre, ha convinto il Sostituto Procuratore ad impugnare la sentenza davanti la Corte d’Appello di Perugia alla quale è stato richiesto sia l’esame di due testi, sia la visione del dvd che svelò cosa avvenne veramente il 17 dicembre 2011, quando l’ex dominus Antonini riuscì a tornare in sella alla ex holding della locale Popolare.
L’Assemblea della vergogna non portò molto bene al cerchio magico dell’ex n. 1 di piazza Pianciani, visto che pochi mesi dopo Palazzo Koch commissariò Banca e Scs.
Una amministrazione, quella dei Commissari di Bankit, che durò dal 8 febbraio 2013 al 31 luglio 2014.
“La sentenza impugnata è erronea” si legge nell’atto di impugnazione che Tuttoggi ha potuto visionare “ove esclude la commissione da parte del notaio dai reati di falso in atto pubblico fidefacente, ritenendo complessivamente regolare la sua condotta, con ciò semplificando e sminuendo l’accaduto, oltre che il contenuto non veritiero dei verbali…i due atti pubblici, affetti da carenza e falsità, in quanto ciascuno difetta dell’esistenza dell’altro, hanno prodotto l’effetto finale di dare per avvenuta e rappresentata un’unica e ordinaria assemblea dei soci con nomina di un nuovo CdA, con ogni effetto di legge sui controlli della Consob e della Banca d’Italia e su tutti gli atti successivi”.
“La prova dei fatti è garantita esclusivamente e, a questo punto “fortunatamente” dalla registrazione audio video dell’evento” scrive il Procuratore. Una prova che per il collegio giudicante non è stata sufficiente per formulare una sentenza di condanna.
Sempre in queste ore a ricorrere in appello è stato anche l’avvocato Giuseppe La Spina, difensore di Danilo Solfaroli, all’epoca dei fatti Vice presidente Scs che, quasi da solo, cercò invano di tener testa ad una assemblea di soci presenti esclusivamente, grazie allo sgambetto di una parte del collegio dei revisori, per defenestrare il board che stava cercando di far uscire dal pantano la cooperativa sfilandola definitivamente a chi aveva gestito Piazza Pianciani portando i due istituti sull’orlo del crack.
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