di Antioco Fois
È rimasto sospeso sulla fiducia il salvataggio di Gesenu. Dopo sette ore di confronto serrato, l’assemblea dei soci di ieri pomeriggio è stata sospesa e aggiornata ad oggi e quella che si annunciava resa dei conti tra soci pubblici e privati è saltata sul tema delicatissimo del cambio di assetto societario di un’azienda finita nella morsa di interdittive antimafia del prefetto di Perugia da una parte e indagini della Procura dall’altra.
In tarda serata il rinvio ha lasciato sul tavolo dell’assemblea l’ipotesi di ridisegnare la governance con un trust, il modello anglosassone (che letteralmente appunto significa fiducia) per affidare a soggetti terzi la gestione del 45% delle azioni detenute dal gruppo di Manlio Cerroni e del 10% di Carlo Noto La Diega.
Il passo indietro dei soci privati auspicato dal Comune di Perugia (socio al 45%) rimane quindi un passo sospeso, tra la proposta della nomina di due fiduciari – avanzata dalla compagine Cerroni-La Diega – e una formula più netta caldeggiata dalla parte pubblica della società. Se nella formula light, infatti, i due fiduciari prenderebbero solo in carico quote e interessi dei privati, l’ipotesi avanzata dal socio pubblico avrebbe le sembianze più decise del “blind trust”, cioè l’affidamento ad un soggetto fiduciario investito anche del potere di decidere in autonomia senza l’obbligo di rendicontare all’affidatario. Soluzione, quest’ultima, sulla quale la parte pubblica sembra volere fondare il salvataggio politico e amministrativo di Gesenu. Secondo le indiscrezioni trapelate a margine dell’incontro, a dividere le posizioni sarebbe stato proprio il modello di affidamento della gestione del 55% della società dei rifiuti, mentre i due fiduciari proposti dalla parte privata sarebbero un avvocato e un professionista con un solido curriculum antimafia.
Resta da chiarire se il progetto di mettere nelle mani di amministratori esterni le quote di Cerroni e La Diega sia funzionale soltanto ad alleggerire la società dal peso delle rispettive vicende giudiziarie personali, citate – assieme alle vicende siciliane – nell’interdittiva antimafia del prefetto De Miro, o costituisca il primo step di un’azione a lungo termine, quindi propedeutico ad un ricambio generazionale dei soci privati nell’assetto societario. In tal caso il passo indietro sarebbe completo, con la cessione delle quote e il subentro di nuovi soci.
Dalle 14 alle 21, alla sede Gesenu di Ponte Rio è andato in scena anche il tentativo dell’amministratore delegato Silvio Gentile di rimanere in sella, benché avesse annunciato le proprie dimissioni nei giorni scorsi mentre era all’estero e benché all’assemblea di ieri sia stato poi invitato a farsi da parte dagli stessi soci privati che lo avevano nominato come propria espressione nel direttivo.
Modificato alle 11:30