di Enrico Mariani
Ci risiamo. Cambiano i governi, ma quando si tratta di trovare risorse finanziarie per il rilancio economico del Paese si incomincia sempre dagli “ultimi”. Ultimi intesi come cittadini svantaggiati, penalizzati dalla loro disabilità o non autosufficienza. Infatti sono state diffuse le proposte di revisione della spesa pubblica redatte dal Commissario Straordinario per la revisione della spesa Paolo Cottarelli e notiamo preoccupanti interventi sulla spesa per le invalidità civili ed in particolare sulle indennità di accompagnamento unico supporto ed aiuto in assenza di ausili e strutture pubbliche che le Regioni dovrebbero mettere a disposizione. Secondo tale Commissario bisognerebbe legare l’indennità di accompagnamento ad un limite reddituale. E’ da qualche giorno poi che si sente e si legge che i già massicci controlli per la verifica della sussistenza dell’invalidità dovranno essere ancora aumentati, in quanto si ripropone un vecchio modello di proiezione secondo il quale sembrerebbe che vi siano degli abusi in base a dei picchi territoriali. Si faceva il nome della Sardegna, della Calabria e dell’Umbria. C’è un errore di fondo. Se proviamo ad incrociare i dati con la spesa per i non autosufficienti sostenuta in queste Regioni ci accorgiamo che è molto più bassa rispetto alla media nazionale; pertanto dove si vuole vedere furbizia, inganno o disonestà, in realtà c’è solo una situazione di miseria e disagio più alto delle altre zone. Il motivo è semplice. Una pensione di invalidità civile totale è di € 280,00 mensile e un indennità di accompagnamento è di €. 500.00. Nelle regioni che possono mettere a disposizione un budget per fornire servizi, assistenza, integrazione socio-economica-lavorativa, il disabile non è nemmeno interessato ad andare a chiedere una prestazione all’Inps che a confronto è una miseria ed
aggiungerei una elemosina, umiliando ancor più se stesso. C’è anche da dire che questa esasperazione sui controlli, oltre un milione negli ultimi cinque anni, hanno prodotto costi spaventosi (30 milioni di euro solo per medici esterni all’Inps lo scorso anno) a fronte di risultati scarsi. Verifiche che, non certo per colpa o per volontà dell’Inps, hanno prodotto ritardi negli accertamenti con conseguenti tempi lunghissimi di attesa dei verbali necessari per ripristinare la prestazione generando enormi disagi in chi necessita di sostegno ed aiuto.
A prescindere che l’ANMIC è contro il falso invalido, ci chiediamo una semplice cosa: gli esperti ed i consiglieri economici del nuovo governo sono veramente convinti di risanare il bilancio della spesa pubblica per le persone con disabilità, scaricando per intero sulle spalle delle loro famiglie il costo di una vita dignitosa e della necessaria assistenza? Perché si continua a perseguire la modalità dei controlli secondo cui si deve ipotizzare già in partenza risparmi sulla spesa previdenziale da realizzare a tutti i costi; per noi il metodo è altro e cioè garantire l’efficienza del sistema ed evitare eventuali sprechi ed abusi. Tali proposte verranno prese in considerazione dal Governo e dal Parlamento e in questa fase ci auguriamo che valutino attentamente l’impatto sociale gravissimo che potrebbero avere nei confronti dei singoli e delle famiglie italiane. L’ANMIC è già scesa in campo con il nostro Presidente Nazionale ma è scesa in campo anche nelle diverse regioni come ad esempio in Umbria per cercare di difendere quei pochi e miseri diritti ancora in essere delle persone disabili.
(*) Presidente regionale Anmic Umbria
ANMIC UMBRIA a Governo Renzi “a pagare sono sempre i disabili”
Dom, 23/03/2014 - 10:52