Alfred Alfred e Gianni Schicchi, Paolo Rossi mattatore moderno con la sua regia "circolare" - Tuttoggi.info

Alfred Alfred e Gianni Schicchi, Paolo Rossi mattatore moderno con la sua regia “circolare”

Carlo Vantaggioli

Alfred Alfred e Gianni Schicchi, Paolo Rossi mattatore moderno con la sua regia “circolare”

Successo per la messa in scena del funambolico attore regista/Apprezzamento e risate dei giovani studenti per il dittico/Schicchi-Matteo Renzi invenzione geniale
Sab, 27/09/2014 - 14:15

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Per capire la dimensione del lavoro svolto nel dittico Alfred Alfred –Gianni Schicchi al suo debutto ieri, 26 settembre, al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto, per la 68^ Stagione del Teatro Lirico Sperimentale, bisogna andare indietro di qualche giorno. Il 23-24 e 25 settembre lo spettacolo è andato in scena in anteprima per le scuole del Comune di Spoleto, dalle elementari sino alle superiori, con esiti assolutamente inaspettati. Attenzione silenziosa e divertimento spontaneo e incontenibile alle trovate registiche, sono state le costanti di 3 giorni che gli artefici del dittico testimoniano quasi con sorpresa.

E’ lo stesso regista-attore Paolo Rossi a raccontare, nella conferenza stampa che ha preceduto il debutto, le sue iniziali preplessità, “temevo il peggio…” circa l’opportunità o meno di eseguire gli spettacoli per le scuole. Perplessità sciolte davanti ad un più che maturo comportamento che ha lasciato invece intendere una attenzione significativa vista l’età composita degli studenti rispetto alla difficoltà di una partitura contemporanea come quella di Alfred Alfred di Franco Donatoni ( scritta nel 1995) o alla poca familiarità per i più con le arie pucciniane (Il Trittico con Gianni Schicchi è del 1918).
La differenza in questo caso l’ha fatta una regia che non ha lesinato i riferimenti all’attualità, a partire dalla geniale invenzione di un Gianni Schicchi identico al Premier Matteo Renzi. Blazer blu, jeans e camicia bianca sbottonata sul collo. Ma andiamo con ordine.

Alfred Alfred-L’opera breve di Donatoni è una sorta di burla musicale sulla condizione ospedaliera, tratta da un fatto accaduto personalmente al compositore italiano che venne colto da coma diabetico mentre si trovava in Australia. Quello che accade nei circa 30 minuti dell’opera è il susseguirsi di quelle che solo apparentemente vengono considerate le cosuetudini di vita in una camera d’ospedale, a partire dalla cura dei parenti che fanno assistenza ai malati per arrivare alla visita del dottore, passando prima dalle cure delle infermiere.
Nel testo ideato da Donatoni c’è la rarefazione, ma anche a tratti il vuoto, di alcune ritualità del linguaggio posto in essere in determinati luoghi. Linguaggio come quello di una imperscrutabile quanto elegante signora, Tosca Fosca la Formosa, che annuncia “ Vado in cucina a predere il latte, tornerò tra cinque minuti”, ma che il geniale Donatoni trasforma in 5 battute ripetute e a cui la regia di Paolo Rossi, che in Alfred Alfred impersona il compositore, conferisce una sorta di pazzia psicotica del comportamento rimarcata dai degenti che osservano e commentano la signora in assoluto mutismo, mimando il loro fastidio con gesti inequivocabili. Una scena assolutamente divertente che non mette minimamente in secondo piano la partitura musicale o il cast dei cantanti (non ci sono parti solistiche di rilievo) che anzi diventa elemento imprescindibile della storia. Una delle ragioni del successo tra gli studenti, immaginiamo digiuni di musica contemporanea.
Sempre in conferenza stampa, Paolo Rossi ammette di aver compreso bene lo stato d’animo di Donatoni per aver vissuto lui stesso una vicenda analoga a quella del compositore e quindi riuscendo a rendere evidente, attraverso la comicità, il fastidio che un degente può provare al dilagare delle frasi fatte o dei convenevoli. Come quando in scena entrano alcuni amici che fanno visita a Rossi-Donatoni e cantano ”Come stai, hai proprio un bell’aspetto. Ti abbiamo portato della frutta”, frutta che si rivela essere una tragica cassetta di noci di cocco.
Per chi invece ama la musica di Donatoni, la partitura di Alfred Alfred è una miniera di informazioni, come ha spiegato il colto e disponibile Direttore d’Orchestra, Marco Angius, illustrando con dovizia di particolari la struttura musicale e compositiva studiata da Donatoni, arricchendola con rimandi storici e confronti con l’opera di Puccini che in qualche modo viene esaltata da una “circolarità” scenica studiata da Rossi per non distinguere troppo le due opere
Gianni Schicchi- L’opera di Giacomo Puccini è parte del famoso Trittico composto inoltre da Suor Angelica e Il Tabarro. Raramente lo si rappresenta con tutte e tre le opere insieme perché da un punto di vista della produzione è particolarmente dispendioso, sia  in ordine agli interpreti (solo nello Schicchi sono 16) che per l’orchestra che si modifica per ogni singola parte rappresentata. Come racconta il Direttore Artistico del Lirico, Michelangelo Zurletti, normalmente la più rappresentata è sempre il Gianni Schicchi, anche per la sua vena intrinseca di comicità e per la leggerezza.
Se alla naturale comicità della storia si aggiunge poi la regia di Paolo Rossi allora la cosa si fa sulfurea. Dove Rossi voglia andare a parare lo si capisce un minuto dopo l’apertura di sipario e nel pieno delle note dell’overture pucciniana. Sullo sfondo di una apparente sala conferenze, con tanto di podio oratorio, campeggia un poster enorme con la scritta “Vota Buoso”, e al centro del tavolo dei relatori troneggia immobile un Rossi-Buoso Donati, ormai deceduto con tanto di occhiali neri da menagramo. Mentre i parenti lo piangono, non senza interesse ( la vicenda ruota tutta intorno all’eredità che Buoso Donati non lascia ai parenti che debbono per questo provvedere in maniera truffaldina), sullo sfondo uno schermo fa scorrere le immagini carpite (forse) da una telecamera di sicurezza che immortalano la triste fine di Rossi-Buoso che, sgusciando fuori da sotto la scrivania forse chiamato da un segretario, prima gesticola e firma delle carte e poi all’improvviso stramazza morto sul tavolone dal quale poco dopo sgattaiola via anche una mora formosa di cui non si scorge il viso. Ovviamente, morte per cause naturali!!
Ma il vero colpo di genio di Paolo Rossi arriva al momento in cui Rinuccio canta le lodi ai parenti di quel Gianni Schicchi che salverà il borsellino dei diseredati. Mentre si canta “C’è da fare una beffa nuova e rara, è Gianni Schicchi che la prepara…”, sul famigerato schermo in fondo alla sala scorre una sorta di cronistoria per testimonianza del furbacchione biscazziere, che si concluderà all’esortazione di Rinuccio, “Basta con gli odi gretti e coi ripicchi! Viva la gente nuova e Gianni Schicchi”, con la foto di un giovane Matteo Renzi in tenuta da Scout insieme ad un gruppo di amici. Perfidia sublime.
Se a tutto questo, si aggiunge che la vicenda si svolge a Firenze, la clonazione è pressochè totale, fatto salvo il finale dove a Schicchi 3 carabinieroni metto un bel paio di manette, causa truffa per eredità.
Superfluo dire che nel Gianni Schicchi del Lirico Sperimentale, più che la musica, magistralmente eseguita dall’O.T.Li. S diretta dal rigoroso Marco Angius, potè la genialata di Paolo Rossi, che anche in questa messa in scena aggiunge pennellate di comicità supportate da un eccellente cast di cantanti su cui ancora una volta svetta un ottimo Biagio Pizzuti- Gianni Schicchi, già in evidenza anche nell’Intermezzo Serpilla e Bacocco nel ruolo di Bacocco. Molto bravi anche Edoardo Milletti- Rinuccio e Rosaria Angotti-Lauretta a cui va il merito dell’ottima esecuzione della celebre aria “Oh mio babbino caro”, sottolineato dall’applauso caloroso del pubblico.
Una platea, quella del Teatro Nuovo, molto più sensibile al Gianni Schicchi che ad Alfred Alfred, dimostrando quindi la naturale predisposizione per ciò che è riconoscibile ed orecchiabile piuttosto che la disponibilità mentale per la ricerca o la sperimentazione.
Una differenza generazionale che colpisce molto, vista anche la reazione più che positiva per Alfred Alfred da parte delle scolaresche spoletine.
Solo un divertito e divertente attore–regista come Paolo Rossi poteva trovare il punto di equilibrio tra le due posizioni, mettendo tutti d’accordo sul fatto che non c’è mai un solo modo, o punto di vista  “tradizionale” per osservare le cose, tanto meno in arte.

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