Si è aperta ieri l'edizione 2009 della manifestazione “Umbrialibri”, iniziata subito con un trio di grandi autori, Gherardo Colombo, Niccolò Ammaniti e Vincenzo Cerami, ospitati al Teatro Pavone di Perugia.
Colombo, stimato ex magistrato, ha presentato “Sei stato tu? I principi della Costituzione italiana spiegati ai ragazzi”, scritto a quattro mani insieme alla scrittrice Anna Sarfatti. L'importanza di questa pubblicazione non è da sottovalutare, visto che si propone di introdurre ai principi della Costituzione italiana cittadini in erba dai 9 anni in su, utilizzando un linguaggio semplice ma trattando l'argomento in maniera completa. Considerato che gran parte dei cittadini italiani meriterebbe un ripasso in materia, ci si sente di consigliare di accompagnare i propri figli nella lettura.
Niccolò Ammaniti, vincitore del Premio Strega con “Come Dio comanda”, presenta la sua ultima fatica con un reading tenuto assieme all'attore Antonio Manzini. Il libro, “Che la festa cominci”, non si discosta dalla poetica adottata finora dallo scrittore romano. I protagonisti sono due esseri umani sull'orlo del fallimento, uno scrittore in crisi creativa ed il capo di una setta satanica “sfigata” che rischia di sciogliersi. La lettura di alcuni momenti del romanzo evoca un clima sarcastico e cinico, che non manca però di strappare risate al pubblico. Il santone del male ad esempio, pur progettando sanguinarie azioni di blasfemia, si rivela un inetto, incapace di conciliare la sua seconda identità con la sua vita reale, nella quale è un impiegato qualunque.
La serata si è conclusa con un'intervista fatta da Filippo La Porta allo scrittore Vincenzo Cerami, allievo di Pasolini e probabilmente il più prolifico sceneggiatore italiano degli ultimi decenni, nonchè da poco, Assessore alla cultura del Comune di Spoleto. Il maestro tiene a fare una distinzione riguardo lo stato attuale della narrativa italiana, a separare i narratori, coloro che scrivono per raccontare storie, dagli scrittori, coloro che possiedono grandi capacità tecniche ma che si limitano a farne uso senza coinvolgere il lettore. In Italia, secondo il maestro, si sente da sempre una grande mancanza dei primi, di menti capaci di mettere una buona tecnica narrativa al servizio di una storia da raccontare.