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A sostegno del lavoro e contro la casta. Parte la raccolta firme di Idv, Prci, Sel, Verdi , Pdci e Cgil

Redazione

A sostegno del lavoro e contro la casta. Parte la raccolta firme di Idv, Prci, Sel, Verdi , Pdci e Cgil

Lun, 08/10/2012 - 16:42

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Presentata oggi la campagna per i 4 referendum su lavoro e lotta ai privilegi che vedrà impegnati Italia dei Valori, Rifondazione Comunista, Sinistra e libertà, Verdi e Comunisti Italiani oltre a diversi organismi della Cgil, dalla Fiom, alla Funzione pubblica, alla “Cgil che vogliamo” e ancora le associazioni Articolo 21, Gruppo Alba, un elenso che stando al comitato promotore non potrà che ampliarsi.

Due quesiti per tutelare i lavoratori– Il primo dei referendum intende ripristinare l'art. 18, alla luce dei fallimentari risultati conseguiti dopo la sua soppressione. Ancora firme per abolire l'art. 8, secondo i promotori un grimaldello utilizzato per minare i fondamenti del contratto nazionale di lavoro.

Anti casta- Gli altri due quesiti, ai quali concorrono tutte le forze del Comitato referendario costituitosi oggi, chiedono il sostegno dei cittadini per abolire il finanziamento pubblico ai partiti e la diaria ai parlamentari, provvedimenti non più rinviabili dopo le sconcertanti vicende di malcostume politico registrate ultimamente.

20mila firme per l'Umbria- Per ogni quesito, dicono i promotori, vanno raggiunte nella sola Umbria 20 mila firme, un traguardo non impossibile ma impegnativo. Da sabato 13, dunque, saranno aperti i banchetti per sottoscrivere l'iniziativa, che si concluderà l'11 gennaio 2013.

Alla conferenza hanno partecipato Paolo Brutti, (Idv), Luciano Della Vecchia (Rif. Com.), Luigi Bori (Sel), Cesare Megha (Pdci), Bucarini (Cgil che vogliamo) Gilberto Policarpi (Cgil Funzione pubblica), Andrea D'Apunzo (Gruppo Alba).

L'appello del comitato referendario: Al ritmo di una, se non due chiusure al giorno, il mondo del lavoro fa i conti con i frutti marci di vent'anni di liberismo. La mobilità si è trasformata in disoccupazione, la precarietà è l'unica condizione realmente stabile, la disoccu¬pazione travolge per dimensione qualsiasi forma di intervento sociale. A fronte di tutto questo non c'è Governo che non tagli sui servizi pubblici e le politiche di welfare, decimando risorse e gettando nella disperazione la parte più debo¬le del Paese.

Nella nostra regione la crisi del sistema produttivo ha raggiunto livelli mai conosciuti. La disoccupazione reale è doppia rispetto a solo due anni fa e la cassa integrazione maschera i dati veri dell'occupazione e raggiunge percentuali dram¬matiche, mentre si esauriscono le risorse per gli ammortizzatori sociali. La precarietà in Umbria è l'unica forma di as¬sunzione ed è frequente la pratica delle dimissioni volontarie in bianco. Il lavoro delle donne è il primo ad essere colpito e i livelli di occupazione femminile sono regrediti a dieci anni fa.

La difesa del lavoro, con i suoi fondamenti normativi, è essenziale per garantire un minimo di giustizia sociale. Per questo, pur provenendo da strade diverse, Italia dei Valori, Rifondazione comunista, Sinistra Ecologia e Libertà, Parti¬to dei Comunisti italiani, Verdi per l'Umbria, insieme al sindacato Fiom Cgil e “Cgil che vogliamo”, hanno deciso di intraprendere una battaglia referendaria comune sul tema del lavoro e dell'equità, articolata in quattro iniziative.

Dal 13 ottobre fino al 12 gennaio 2013 gli italiani potranno firmare per ripristinare l'articolo 18, quello che a detta di al¬cuni bloccava la crescita del Paese e che, nei fatti, ha prodotto solo meschine ritorsioni ai danni dei lavoratori più espo¬sti. Va ripristinato il principio che non si può essere licenziati senza giusta causa, un cardine della democrazia prima ancora che un diritto del lavoratore.

Allo stesso modo verranno raccolte le firme per sanare lo scempio consumato dal governo Berlusconi in uno dei suoi ultimi sussulti, in una notte d'agosto, allorché smantellò con l'articolo 8 la centralità del contratto nazionale di lavoro. Le trattative aziendali non possono sostituirsi né interferire sui principi che tutelano l'integrità e la dignità del lavorato¬re, qualsiasi settore e mansione esso occupi.

Il binomio indissolubile tra giustizia e lavoro viene ribadito da altre due iniziative alle quali partecipano tutte le forze che compongono il Comitato referendario. Verranno raccolte le firme per l'abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e per eliminare la diaria ai parlamentari. L'utilizzo smodato e spudorato dei soldi pubblici a beneficio di pochi individui, già privilegiati, deve costringere la politica a una severa azione di bonifica e ripristino del decoro istituzionale. Le risorse di cui hanno bisogno i partiti non sono i rimborsi per gli alberghi lussuosi o i leasing per le fuoriserie: i refe¬rendum sono lo strumento che il Comitato mette a disposizione dei cittadini per manifestare la loro legittima indigna¬zione e dire basta alla politica dei faccendieri e degli avventurieri.

Il nostro appello chiama esplicitamente a raccolta tutta la società civile, le personalità della cultura e della ricerca, i diri¬genti sindacali e l'intero popolo della sinistra e del Partito democratico, i movimenti della rete, cittadini che credono an¬cora in certi valori e si ribellano a un degrado imbevuto di mistificazione e impunità. E' un richiamo energico alla veri¬tà dei fatti, all'umanità, perfino al comune buon senso.

Quattro firme per curare l'Italia, per ripristinare i principi di solidarietà e giustizia che nessuna crisi può permettersi di cancellare. Per dire a coloro che detengono le redini del potere e della finanza che le cose devono cambiare e che cam¬bieranno. A suon di firme e a colpi di democrazia.

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