A Palazzo Collicola espongono Giorgio Griffa e Ugo La Pietra - Tuttoggi.info

A Palazzo Collicola espongono Giorgio Griffa e Ugo La Pietra

Redazione

A Palazzo Collicola espongono Giorgio Griffa e Ugo La Pietra

Gio, 29/10/2020 - 08:01

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La mostra Tutti i pensieri di tutti prende il titolo da uno scritto di Giorgio Griffa realizzato durante la fase di progettazione dell’esposizione, in cui l’artista ha esplicitato alcuni punti essenziali della sua ricerca e del suo pensiero pittorico attuale, che in questa occasione si articola in un percorso di circa trenta opere di vari periodi ed anni, dai Segni primari del 1968 ai recenti acquerelli del 2020, passando per importanti cicli quali Canone aureo o significative opere installative come Rosa Tiepolo, Dilemma, Shaman più alcuni Trittici.

Come ha scritto l’artista nel testo che dà il titolo alla mostra: “Mi piace pensare che il Cantico delle Creature, la Nona Sinfonia, l’Olympia, Dioniso e Gilgamesh siano essi stessi realtà al di là degli strumenti materiali che li conservano, libro, spartito, quadro, memoria. E siano altrettanto realtà anche i pensieri e le sensazioni di tutti coloro che li hanno letti, guardati, ascoltati, ricordati, realtà del mondo e non soltanto personale, intima di ciascuno. Le arti, musica, poesia, pittura e scultura, non sono un prodotto della natura ma dell’uomo, del suo pensiero. Aprono una finestra sul confine della conoscenza, esplorano l’indicibile.

Dunque esse sono in sintonia con questa realtà, costituita appunto dai pensieri di tutta l’umanità di tutti i tempi.”

La pittura di Griffa si caratterizza come una sorta di scrittura visiva in cui colori, segni, numeri, lettere, arabeschi, alfabeti si manifestano come realtà primarie, essenziali, portando a compimento e dando un contenuto umanistico a quella ricerca hard edge o color field painting sviluppatasi negli anni Sessanta (si pensi a Morris Louis in una linea ideale che attraversa Matisse e si riconnette ai graffiti dell’uomo del Paleolitico) che Griffa ha evoluto verso forme più liriche e discorsive, seppure mai rappresentative.

I suoi interessi e i suoi numerosi scritti in merito a problemi di forma, arte, letteratura, perfino fisica quantistica e preistoria, ne fanno uno dei pittori più colti e sensibili del nostro tempo, senza mai essere didascalico né illustrativo, bensì aperto al concetto di sperimentazione, ricerca e innovazione nella piena consapevolezza della tradizione di cui si nutre la storia della pittura e su cui si fondano le origini stesse del pensiero umano.

La mostra, il cui catalogo è pubblicato da Manfredi Edizioni, vede la partecipazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia “Pietro Vannucci”.

Giorgio Griffa

Nasce a Torino nel 1936, dove vive e lavora. Riceve i primi insegnamenti dai pittori che, all’epoca, frequentavano il Circolo degli Artisti, antica istituzione torinese e inizia la sua attività esposita dal 1968. Nel 1958 consegue la laurea in giurisprudenza e comincia a esercitare la professione d’avvocato, pur mantenendo l’interesse per la pittura. Dal 1960 al 1963 è allievo di Filippo Scroppo, pittore astratto nonché docente all’Accademia Albertina di Torino, collaboratore di Felice Casorati e membro del Movimento Arte Concreta. A metà degli anni Sessanta accanto alla figurazione iniziano a comparire quei segni elementari e astratti che caratterizzano ancora oggi il suo lavoro. L’approdo di Griffa alla Galleria Sperone, a fine anni ’60, lo pone in contatto con i poveristi Giovanni Anselmo, Gilberto Zorio e Giuseppe Penone. Suo alleato, per poetica, sarà anche Marco Gastini: un intreccio significativo tra i loro lavori è testimoniato da una mostra nel 1972 alla Galleria Fiori di Firenze, pensata e allestita insieme. Nonostante, sensatamente, sia associato a movimenti come l’Arte Povera, la Pittura Analitica e il Minimalismo, il percorso di Giorgio Griffa rimane, tuttavia, per lo più solitario e non inquadrabile in una corrente specifica.

Tra le varie rassegne internazionali a cui ha preso parte si ricordano Prospect di Düsseldorf (1969 e 1973), la Biennale di San Paolo (1977) e la sala personale alla Biennale di Venezia (1980), a cui è stato invitato anche nel 2017. Inoltre, ha esposto al Castello di Rivoli (1993), Palazzo Racani Arroni di Spoleto (1995), GAM di Bologna (1998), GAM di Torino (2002), PAC di Milano (2007), Moderna Museet Stockholm (2008), MACRO di Roma (2010), Casey Kaplan Gallery di New York (2012), CAC di Ginevra (2015), Fondazione Giuliani di Roma (2016), Annemarie Verna Gallery di Zurigo (2017), Camden Arts Centre di Londra (2018). Ha inoltre esposto in prestigiose gallerie come Marlborough, Sonnabend, Biasutti, Templon, Lorenzelli, Toselli, Milione.

Dal 2007 è tra i novanta accademici nazionali dell’Accademia di San Luca di Roma. Di particolare interesse i suoi scritti di poetica tra cui Non c’è rosa senza spine (1975), Cani sciolti antichisti (1980), Drugstore Parnassus (1981), In nascita di Citera (1989), Nelle orme dei Cantos (2001), Post Scriptum (2005), I flaneur del Paleolitico (2014).

Ugo La Pietra- “Arte e Territorio”

Per la prima volta a Spoleto una mostra di opere e installazioni urbane realizzate da Ugo La Pietra tra il 1965 e il 2020, espressione della ricerca che l’artista ha condotto per la decodificazione e la riappropriazione dell’ambiente urbano, a cui per l’occasione sono state aggiunte e realizzate l’installazione “Case Aperte”, dedicata espressamente a Spoleto “città dello spettacolo” come la definisce lo stesso artista, e prodotta con la collaborazione della Ceramica Rometti di Umbertide.

Con l’occasione verrà inoltre presentato il libro monografico Arte e Territorio, edito da Manfredi Edizioni con una introduzione di Marco Tonelli e un saggio critico di Lorenzo Fiorucci, in cui sono raccolte le opere più significative di interventi urbani di La Pietra, tra cui una trentina esposti a Palazzo Collicola.

Come scrive in catalogo Tonelli (Direttore artistico di Palazzo Collicola): “La modernità di La Pietra, o forse diremmo meglio la sua attualità, risiede per principio nei progetti e nelle realizzazioni territoriali su scala urbana, in dimensioni pubbliche o comunque aperte alla possibilità di un utilizzo condiviso, in un momento storico dove ormai le pratiche del riuso, della riconversione, del riciclo, delle identità sono discorsi ineludibili della politica, dell’economia, dell’arte, della cultura stessa”.

La poetica ironica, dissacratoria e contestatrice se vogliamo, che viene direttamente da esperienze radicali e postmoderne tra anni Sessanta e Settanta e che sembrano essere a lui congeniali per costituzione piuttosto che per adesione ideologica, danno alle sue opere territoriali quella leggerezza formale e linguistica che contraddistingue il suo stile, o meglio i suoi stili a tutto campo, pur essendo il concetto stesso di stile che ha sistematicamente spiazzato, de-territorializzato.

Potremmo dare una definizione di questa de-territorializzazione dello stile con le stesse parole di La Pietra: “Un impegno di pratica artistica che riesco a esprimere, non solo nelle opportunità di intervento nel territorio, ma anche nelle tante opere metaprogettuali realizzate attraverso disegni, fotomontaggi, o con tele fortemente connotate dal mio segno randomico”.

La mostra, il cui catalogo è pubblicato da Manfredi Edizioni, vede la partecipazione dell’Accademia di Belle Arti di Perugia “Pietro Vannucci”.

Ugo La Pietra

Nato a Bussi sul Tirino (Pescara) nel 1938, originario di Arpino (Frosinone), vive e lavora a Milano, dove nel 1964 si laurea in Architettura al Politecnico. Architetto di formazione, artista, editor, docente, dal 1960 si definisce ricercatore nel sistema della comunicazione e delle arti visive, muovendosi contemporaneamente nei territori dell’arte e del progetto.

Instancabile sperimentatore, ha attraversato diverse correnti (dalla Pittura segnica all’Arte Concettuale, dalla Narrative Art al cinema d’artista) e ha utilizzato molteplici media, conducendo ricerche che si sono concretizzate nella teoria del “Sistema disequilibrante” – espressione autonoma all’interno del Radical Design – e in importanti tematiche sociologiche come “La casa telematica” (MoMA di New York, 1972 – Fiera di Milano, 1983), “Rapporto tra Spazio reale e Spazio virtuale” (Triennale di Milano 1979, 1992), “La casa neoeclettica” (Abitare il Tempo, 1990), “Cultura Balneare” (Centro Culturale Cattolica, 1985/95). Nel 1972, invitato alla Triennale di Milano, realizza il film La grande occasione, successivamente è chiamato a realizzare un allestimento al Museum of Modern Art di New York nella mostra “Italy: New Domestic Landscape”.

Al centro della sua ricerca si pone sempre una dimensione etica del lavoro e la funzionalità delle scelta per il miglioramento dell’ambiente abitato e vissuto dall’uomo, iniziando dai problemi urbanistici di città che già dagli anni Settanta soffrivano di un decadimento estetico e funzionale come Milano. Nel 1989 gli viene conferito il premio “Utopia” da Eugenio Battisti durante il III Congresso Internazionale sulle Utopie al Teatro Argentina di Roma. Nel 1990 progetta e realizza Il giardino all’italiana, Cersaie di Bologna. Realizza Monumenti alla balnearità presso il Comune di Cattolica, primi esempi di opere di arredo urbano che sono recentemente confluite nella mostra Istruzioni per abitare la città 1966-2018 allestita nel 2018 presso il CIAC di Foligno.

Da sempre ha comunicato il suo lavoro attraverso numerose mostre in Italia e all’estero, e ha curato esposizioni di rilievo alla Triennale di Milano, Biennale di Venezia, Museo d’Arte Contemporanea di Lione, Museo FRAC di Orléans, Museo delle Ceramiche di Faenza, Fondazione Ragghianti di Lucca. Nel mondo della produzione ceramica ha prestato la sua creatività a molte aziende italiane collaborando tra le altre con: la manifattura la Mazzotti e la Pierluca di Albissola marina, lo studio “Ernan Desing” di Albissola superiore, la Ceranima di Firenze e recentemente le Ceramiche Rometti di Umbertide presentandolo in contesti internazionali come Maison d’Objet di Parigi. Nel 2009 realizza un’ampia mostra sulla sua opera ceramica a Palazzo Botton di Castellamonte (TO) e al MIC di Faenza; gli viene conferito il “Premio alla carriera” nell’ambito di Palermo Design Week e realizza il progetto per la piazza di Giffoni (Salerno).

Nel 2016 Vince per la seconda volta il Premio “Compasso d’Oro” ADI conferito alla Carriera. Realizza la grande mostra dedicata alle sue ricerche nell’ambiente urbano “ABITARE è essere ovunque a casa propria” al Museo MAGA di Gallarate. Per il progetto “Materia Prima” realizza un’installazione in ceramica site-specific per la piazza del Museo della Ceramica di Montelupo Fiorentino. La Fondazione Cineteca Italiana organizza delle proiezioni speciali dei suoi film degli anni Settanta nell’ambito della XXI Triennale di Milano.

Recentemente La Neue Galerie, Graz ha esposto un suo ambiente del 1973 nella mostra “From the Collection. Bild, Realität und Forschung von 1960 bis 1980”. Il Centre George Pompidou ha acquisito invece nuove opere per la sua collezione in occasione della mostra “Un art pauvre”.

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