A Foligno fregnacce come se piovesse, niente più anglismi negli atti comunali | A quando “L'Oro alla Patria”? - Tuttoggi.info

A Foligno fregnacce come se piovesse, niente più anglismi negli atti comunali | A quando “L’Oro alla Patria”?

Carlo Vantaggioli

A Foligno fregnacce come se piovesse, niente più anglismi negli atti comunali | A quando “L’Oro alla Patria”?

Mer, 12/05/2021 - 17:54

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Ok in Consiglio Comunale su atto presentato da Fd'I, per “garantire l’utilizzo esclusivo della lingua italiana negli atti della pubblica amministrazione“.

Foligno marcia spedita verso la conquista del primo premio di “Fregnacce come se piovesse – Manuale per la comunicazione sociale e istituzionale”, edizione virtuale della competizione che vede protagonisti in terra di Quintana tutti i migliori ideatori di slogan e proposte bislacche ad uso peacchia (e anche un po’ tendenziose e leggermente profumate di apologia di regimi neri e grigioverdi).

Come è ormai noto da qualche ora c’è stato l’Ok dalla maggioranza in Consiglio Comunale (minoranze astenute) sull’atto -mozione presentato da Fratelli d’Italia, per “garantire l’utilizzo esclusivo della lingua italiana negli atti della pubblica amministrazione“.

Supercazzole spessorate

La corsa alla primogenitura continua a Foligno di supercazzole di spessore qualitativo indubitabile sta raggiungendo livelli di perfezione tali da non riuscire a evitare lo sghignazzo generalizzato degli stessi cittadini de Lu centro de lu munnu che in queste ore stanno massacrando di battute sui social gli autori della mozione.

Di sicuro il miglior antidoto nei confronti di chi, per contro, davvero sta pensando di difendere in prima linea un territorio, una nazione, uno stato, o meglio, una comunità civile fatta di tradizioni identitarie che vanno (secondo i fratelli in questione) sicuramente oltre il linguaggio parlato e scritto.

Che a Foligno ci sia la tendenza a produrre “innovazione politico-amministrativa creativa” a getto quasi continuo, ce ne eravamo accorti da un po’ di tempo. Come quando in Consiglio Comunale passò la famosa mozione della consigliera Luciana Collarini per l’istituzione della Giornata per la santità della vita.

Notiziona succulenta subito rimbalzata in ogni colonna della stampa nazionale che ha visto realizzarsi in Umbria il primo esempio operativo del genere “santissimo, santo e subito” di tutta Italia.

E ormai, visto il successo mediatico di certe pensate alla Archimede Pitagorico, una delle forze di maggioranza in Consiglio (Fratelli d’Italia, non una qualsiasi) ha ributtato di nuovo la palla in campo per vedere l’effetto che fa.

Da ora in poi niente più anglicismi – anglismi – inglesismi in tutta la produzione degli atti ufficiali del Comune.

Che detta così è una cosa tanto “cazzuta”, ma poi presta il fianco a una serie di riflessioni nel merito.

Quando tiri Dante Alighieri per la giacchetta

Intanto la motivazione “principe” addottata a giustificazione di una simile decisione, sarebbero i settecento anni dalla morte di Dante Alighieri, padre della lingua italiana con la sua Divina Commedia.

Basterebbe già questo per far capire (ammesso che ci riescano) ai materiali estensori della mozione “Antani” che la lingua di un territorio, una nazione (all’epoca di Dante una nazione???), espressa per mezzo della scrittura o anche della parola parlata è materia viva. I grandi pensatori arabi dell’anno mille già parlavano di materia come vibrazione e appena un paio di secoli dopo si iniziava a parlare di parola come strumento di creazione. E se tutto questo può sembrare accademico basterebbe ricordarsi di cosa dice il Vangelo di San Giovanni alla prima sua riga: “In principio era il verbo e il verbo era presso Dio”. Forse questo potrebbe bastare per i paladini delle radici cristiane d’Europa.

Riassumendo, se dovessimo parlare ancora come ai tempi di Dante e della Divina Commedia, potremmo avere qualche problema.

I nostri eroi delle mozioni “cazzute”, nonché fratelli italiani, dovrebbero poter comprendere che un popolo è vivo e pulsante proprio perché le cose cambiano, come i linguaggi, gli usi, i costumi e le tradizioni che non possono diventare inamovibili e ripetitive, ma devono avere la consistenza di una impronta solidificata, a futura memoria. Se così non fosse allora saremmo ancora fermi agli acuti di tipo sopranile dei nostri amati Neanderthal.

Macchine oblunghe e polpette

Qualche commentatore delle ultime ore, appena comparsa la nuova perla folignate, si domandava come si sarebbe potuto fare ora visto che siamo immersi nell’era della digitalizzazione e che a quanto pare i termini principalmente usati sono tutti anglismi o quasi.

Immaginiamo la redazione di un contratto pubblico per l’acquisto di …Computer? Pc? Tablet? Laptop? O magari Macchine di elaborazione e calcolo elettroniche di dati di fattezza quadrata o oblunga?

E Dio non voglia che a Foligno si voglia aprire un Burger King, o il McDonald esistente decidesse di ampliarsi? Come li si potrebbe individuare durante la discussione in Consiglio? Famosa impresa di produzione di panini con polpetta di origine americana con patate fritte, con e senza formaggio? E il Ketchup cosa diventerebbe, succo denso di pomodoro agrodolce-asprigno per condimento?

Latino e latinos

Si legge poi nel testo della mozione la roboante verità “de noantri” che fa più o meno così “La lingua italiana rappresenta l’identità della nostra Nazione, il nostro elemento unificante e il nostro patrimonio immateriale più antico che deve essere opportunamente tutelato e valorizzato”.

E se per caso uno si azzarda ad obbiettare “ma non era il Latino il nostro patrimonio immateriale (?) più antico?“, i proto-seguaci di Trump ti rispondono a brutto muso “E adesso basta una volta per tutte con i latinos. Dobbiamo mettere un freno a questa immigrazione, come ha fatto Donald al confine con il Messico”!!

30 anni di degrado

Ma infatti la colpa delle supercazzole non è mica degli estensori materiali della mozione, ma di chi ci ha tolto da decenni la possibilità di studiare con merito e di emanciparci intellettivamente dal nozionismo, dal citazionismo, dal trombonismo retorico delle nazioni, delle razze (che non esistono) e del concetto di difesa guerresca perenne da qualcosa o qualcuno che non c’è.

Quello stesso demiurgo che ha fatto sì che per circa 30 anni il Paese venisse invaso da un Italiano parlato di bassa lega, anche senza anglismi – inglesismi – anglicismi, ma totalmente infarcito di inutili idiomi locali, celodurismo, turpiloquio fantasioso e rumoristica corporale assortita, ad adiuvandum.

Intanto però qualcosa di buono i nostri conterranei folignati riescono sempre a ottenerla: di sicuro tra qualche ora finiranno di nuovo sulle testate nazionali come esempio di cosa la teoria della difesa nazionale può produrre. Splendido caso di pubblicità gratuità a vantaggio del territorio e della sua identità.

Gli altri fenomeni

E non ci mettiamo a spulciare nel dettaglio esempi amministrativi vicini, come quello della sindaca Francesca Mele che, simile a un Jack Angeli qualsiasi, guida il manipolo degli oppositori del Ddl Zan, o come il sindaco di Gualdo Cattaneo, Enrico Valentini, che sul concetto di cittadinanza onoraria legata ai rapporti con il territorio e di antisemitismo è riuscito a farsi suggerire e giustificare pietosamente anche dall’opposizione che si era resa conto della enorme cantonata.

E come non chiudere con la tollerante e democratica amministrazione del sindaco di Todi, Antonino Ruggiano, che offre libertà di parola a tutti , inclusi gli organizzatori di un Festival del libro, gestiti palam est da Casa Pound, mascherata da Castello di Carta (‘na cartiera insomma), e che ospita una serie di personaggi tutti da scoprire come relatori.

Tra cui il notissimo Prof. Marco Gervasoni da poco destinatario di avviso di garanzia nella inchiesta della Procura di Roma per le offese e gli insulti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, prodotte “con macchina elettronica di fattura oblunga e posizionabile sopra al tavolo” in combutta con altri personaggini tutti legati al mondo no-vax (ospiti sempre a Todi proprio nei giorni scorsi), sovranista e della destra estrema di natura extraparlamentare. Roba seria insomma, certificata e antica, patrimonio immateriale come la lingua italiana citata nella mozione folignate.

L’Umbria insomma ha imboccato una bella strada, non c’è che dire, tanto che ci verrebbe da dire, senza ombra di anglismi, allo spiritoso sindaco di Foligno che ci tollera come spoletini, Stefano Zuccarini – Lord Zuccamort: “Un po’ sci…ma mo basta no ??”

Nella speranza che la prossima mozione non abbia per oggetto la “Donazione dell’Oro alla Patria”.

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