Resta la sospensione per un anno dal servizio all’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia per il cardiologo Mauro Falaburle. Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari Valedio D’Andria, per il quale esistono gravi indizi di reato nei confronti del cardiologo, accusato, nell’ambito dell’inchiesta sulla Sanitopoli perugina, di aver tentato di corrompere l’ex direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Emilio Duca, oltre ad altri reati contestati.
Per il gip non sarebbe veritiera la ricostruzione dei fatti rilasciata da Faleburle nel corso dell’interrogatorio in cui ha negato di aver tentato di corrompere Duca per favorire un medico suo conoscente nell’esame per il concorso per due posti alla chirurgia maxillo-facciale che si è svolto nel luglio del 2018.
In particolare, i magistrati e il gip avevano chiesto a Faleburle chiarimenti circa l’incontro che aveva avuto l’11 luglio del 2018 con Duca nell’ufficio dell’ex direttore amministrativo Maurizio Valorosi. Incontro che è stato filmato dalle telecamere e dalle microspie fatti piazzare dai magistrati.
Faleburle ha spiegato che il “regalino” di cui parlava nell’intercettazione era una penna che voleva donare a Duca in quanto suo vecchio conoscente e compagno d’università e non il prezzo di una corruzione. Nel filmato non si vede esattamente cosa Faleburle abbia tentato di consegnare a Duca, fermato poi dallo stesso ex direttore generale dell’ospedale, perché all’indomani ci sarebbe stato l’esame.
Faleburle ha ammesso di aver ricevuto via sms le tracce d’esame, sostenendo però di non averle passate ad alcuno dei candidati.
Una ricostruzione che però per il gip D’Andria non è credibile. Ed ecco perché Faleburle non può tornare in servizio all’ospedale.
“Faremo ricorso” annuncia il legale del cardiologo, l’avvocato Franco Libori, per il quale il gip non ha tenuto conto della buona condotta tenuta dal suo assistito che ha scelto di rispondere alle domande che gli sono state rivolte nel corso dell’interrogatorio, facendo parziali ammissioni. Per Libori, essendo stati rimossi i vertici della struttura ospedaliera, il ritorno di Faleburle al suo lavoro non consentirebbe alcuna reiterazione del presunto reato, né inquinamenti di prove.