“Siamo di fronte allo straordinario recupero di un immobile prestigioso che ha visto i tecnici della Provincia impegnati con grande professionalità per lunghi anni. Il risultato è sorprendente con l’ambizioso obiettivo di farne un Centro di ricerca sulla qualità ambientale a livello europeo”. Il Presidente della Provincia di Perugia, Nando Mismetti ha voluto celebrare con una cerimonia la nuova vita la nuova vita del Monastero di San Secondo (ex Convento degli Olivetani) di Isola Polvese di cui è proprietaria la Provincia stessa. All’invito hanno risposto oltre al sindaco di Castiglione del Lago, Sergio Batino nel cui territorio comunale ricade l’Isola, gli altri sindaci dei Comuni del Lago Trasimeno, l’assessore regionale Antonio Bartolini, il presidente in carica e il presidente onorario della Fondazione Cassa di Risparmio, Giampiero Bianconi e Carlo Colaiacovo e numerosi altri illustri ospiti tra i quali il rettore dell’Università per Stranieri Giovanni Paciullo. L’architetto Sergio Formica, progettista e direttore dei lavori ha svolto il ruolo di “cicerone” spiegando come dopo anni dalla posa della prima pietra (parliamo del 2005), sono finalmente giunte a termine le opere restauro e recupero funzionale dell’imponente complesso ubicato nella parte sommitale della più grande delle isole del Trasimeno. Un recupero curato in ogni dettaglio, secondo modalità ecocompatibili, completamente autonomo dal punto di vista energetico grazie a un moderno impianto di fotovoltaico. Costo complessivo dell’opera intorno ai 2milioni e mezzo di euro di cui quasi un milione finanziato dalla Cassa di Risparmio di Perugia, 858mila dalla Provincia, 345mila dalla Regione e 740mila euro dall’Unione europea. “Man mano ci rendiamo conto quanto l’intervento dei privati sia fondamentale – ha dichiarato Bianconi – dal parte nostra l’impegno è massimo soprattutto sul fronte del sociale che passa anche attraverso realizzazioni come questa. Quindi oggi siamo qui non per festeggiare, ma per presentare un progetto di sviluppo del quale può beneficiare l’intera Umbria”. Concetto rispeso da Colaiacovo: “Il risultato dell’opera è di alta qualità e l’obiettivo di farne un centro studi a fini ambientali è tanto più importante perché coinvolge il Lago la cui salvaguardia ci sta a cuore. L’Umbria ha bisogno di condivisione e il metodo di lavoro adottato per questo intervento è meritevole e significativo”. Dal sindaco Batino un appello: “E’ ora che l’unione dei Comuni del Trasimeno torni a governare questa Isola che appartiene a questo territorio per ricollocarla all’interno di un progetto di più ampio respiro”.
Per arrivare al risultato, procedendo per stralci funzionali, l’insieme dei lavori ha riguardato nella prima fase il recupero strutturale e il consolidamento dell’ex convento; poi si è proceduto all’adeguamento degli spazi interni, al fine di renderli funzionali alla nuova destinazione di Centro di studi di didattica ambientale, utilizzato da Arpa Umbria sulla base di una convenzione in corso di stipula con la Provincia così come confermato dall’assessore Bartolini che ha prefigurato per la struttura anche un utilizzo di grande prestigio per la convegnistica legata anche all’Università di Perugia.
L’architetto Formica ha inoltre evidenziato come le opere che hanno riguardato il complesso siano state eseguite nel rispetto delle tecniche costruttive del monumento, con utilizzo dei materiali originari e secondo criteri e metodi conformi ai principi dell’architettura bioecologica. Ciò si è tradotto nell’ecobilancio dei materiali impiegati: non tossici e non inquinanti sia in fase di produzione che di futuro smaltimento, scelti in funzione di costi energetici accettabili e prodotti in luoghi prossimi all’insediamento. I lavori di finitura sono stati effettuati recuperando gli intonaci esistenti o impiegando malte e intonaci “naturali”. Anche nel caso degli infissi, in legno massello di castagno, si è scelto dei trattamenti a base di prodotti naturali (terpene d’arancio, aceto di vino, uova, trementina e cera d’api). Per il riscaldamento della struttura si è ricorsi ad un impianto termico a pavimento che diffonderà calore per irraggiamento e la sua alimentazione è prevista mediante una caldaia a cippato (o pellet), ricavato dalle potature delle specie arboree presenti sulla Polvese, sufficiente per l’intera struttura. Dove un tempo erano il refettorio e le celle dei monaci oggi sono stati ricavati ampi spazi che saranno utilizzati come sala convegni (per una capienza di 90 posti) e sala espositiva. Tra i nuovi ambienti, da segnalare una stanza-cabina collegata alla sala convegni per le traduzioni simultanee.
Anche le aree esterne sono state sistemate attraverso la realizzazione di percorsi pedonali, una installazione che riproduce il Trasimeno con al centro la Polvese e una fontana di fronte all’ingresso principale. Una serie dunque di importanti opere di recupero per una valore complessivo che si aggira intorno ai due milioni di euro, in parte finanziati dalla Fondazione Cassa di risparmio di Perugia e dalla Regione Umbria, oltre che da fondi propri.
La presenza del Monastero alla Polvese risale agli inizi dell’anno Mille e fino al ‘500 la vita della comunità è proceduta regolarmente con l’acquisizione di terre e possedimenti che si estendevano sulle rive del Trasimeno e si spingevano fin verso la Toscana. Intorno al 1620 iniziò la decadenza con l’abbandono dell’edificio per le insalubri condizioni del luogo dovute ad un abbassamento delle acque del lago e all’impaludamento della zona, tanto da venire definitivamente chiuso e abbandonato nel 1708. Dopo essere passato nelle mani di diversi proprietari nel corso degli anni, fu acquistato dalla Provincia di Perugia nel 1973.