Come in numerosi altri casi analoghi, la vicenda di questo giovane tunisino potrebbe sembrare un romanzo criminale, e invece è un fatto comunemente reale. B. M., trentaduenne tunisino, è un pregiudicato pluridecorato, a Perugia dal 2003, più che noto alla Questura e ben “inserito” nel mondo della criminalità locale, più che altro legato al settore dello spaccio di droga, ma non privo di precedenti penali di altro genere.
Il giovane tunisino, nell’ambito di un procedimento penale a suo carico nel quale è imputato per un furto aggravato, commesso lo scorso giugno, già tratto in arresto in flagranza dalle Volanti della Questura di Perugia, a luglio aveva ottenuto gli arresti domiciliari presso un’abitazione del centro storico: privilegio concesso, sicuramente, non per “buona condotta”, bensì in applicazione dello svuota carceri.
L’arresto – Nel pomeriggio del 23 giugno, B. M. entra, con un complice, all’interno di un noto negozio di abbigliamento vicino Piazza IV Novembre, prende alcuni capi da provare e si chiude in un camerino, dopodiché si allontana dall’esercizio commerciale e, con un giubbetto appena rubato indosso, con tutta tranquillità, si mette a sedere sulle scale della stessa piazza.
La commessa, che si accorge del furto, avverte il titolare che lo segue e chiama il 113: immediate le manette per furto in flagranza di reato, oltre ad una denuncia per altri due capi d’imputazione. Il tunisino, infatti, al momento dell’arresto, non solo dà agli agenti delle Volanti delle false generalità, ma risulta anche in violazione di un precedente ordine del Questore ad abbandonare il territorio nazionale. Poi, dopo circa un mese, la concessione degli arresti domiciliari.
Le evasioni e i furti – Tuttavia, l’imputato non si è fatto alcuno scrupolo a violare continuamente le imposte prescrizioni, prima fra tutte l’obbligo di restare a casa, “evadendo” diverse volte. Durante le sue fughe aveva anche rapinato due donne. La sera dello scorso 6 agosto, lungo Via del Bellocchio, una donna perugina di 63 anni è stata infatti scippata, con forza e violenza, della catenina in oro che portava al collo. A compiere questo brutale gesto sono due giovani nordafricani, uno dei quali, l’autore materiale dello strappo, si dà alla fuga riuscendo a non farsi vedere in viso, mentre il secondo (B. M.), secondo una tecnica ormai più che collaudata da chi compie questo genere di reato, si è finto “benefattore”, rassicurando l’anziana signora sul suo stato di salute e fingendo di rincorrere lo scippatore. Ma la povera vittima del fatto, la quale aveva già notato i due giovani aggirarsi insieme nei dintorni con fare sospetto ben prima dello scippo, non solo non cade nel tranello teso, ma soprattutto, proprio grazie ad esso, ha modo di guardare bene in faccia il secondo tunisino, e soprattutto di riconoscerlo successivamente, senza ombra di dubbio, davanti alle fotografie prospettatele dagli investigatori.
La seconda rapina, invece, B. M. la compie da solo ed all’alba di due giorni dopo, l’8 agosto, in Via Del Macello: questa volta se la prende con una giovane diciassettenne perugina, letteralmente minacciata e rapinata della propria borsa con tutti gli effetti personali nella stessa custoditi. Anche in questo caso, però, purtroppo per il rapinatore, la vittima riesce a riconoscerlo senza alcuna esitazione. Significativi, per entrambe le persone offese dei due episodi, due particolari che hanno “inchiodato” il pregiudicato: i tratti del viso, inconfondibili, ed un vistoso tatuaggio su un braccio, che sbadatamente non ha pensato di nascondere e sul quale gli investigatori puntavano.
La denuncia – A questo punto, è scattata la denuncia in stato di libertà per lo scippatore, ma gli investigatori della Mobile, diretti dal Dott. Marco Chiacchiera e coordinati dal Sostituto Commissario Roberto Roscioli, non si sono arresi e sono andati oltre: una volta documentate le due rapine, commesse ovviamente durante altrettanti episodi di evasione dai domiciliari, hanno “aumentato il carico”, sorprendendo il tunisino, in giro per la città, proprio quando meno si aspettava di essere beccato, ovvero all’alba della mattina di Ferragosto.
Lo scippatore, individuato in Piazza Vittorio Veneto, è stato accompagnato presso gli Uffici della Questura per gli accertamenti del caso, e lì ha riferito di essere sì sottoposto alla misura cautelare domiciliare, ma anche di avere un permesso, per esigenze personali, nelle ore mattutine di tutti i giorni: naturalmente si trattava di false giustificazioni alle quali gli agenti non hanno creduto, e grazie ad una segnalazione “cumulativa” di tutti questi fatti inviata immediatamente all’Autorità Giudiziaria competente, la risposta è stata tempestiva. Bisogna infatti segnalare al riguardo che anche il 7 agosto, tra una rapina e l’altra, B. M., dopo un controllo fatto a casa una da pattuglia, non si era fatto trovare in casa.
L’arresto – Il Tribunale di Perugia, con il Dott. Verola, su richiesta del Sost. Proc. Dott. Abbritti, ha dunque ripristinato la custodia in carcere del tunisino il quale, all’alba dello scorso martedì 19 agosto, a seguito di un blitz dei poliziotti della Mobile nel suo domicilio, è stato riaccompagnato a Capanne.
Nel corso dell’operazione, gli investigatori hanno inoltre sorpreso in casa di B. M. un suo connazionale, S.H. di 33 anni, sottoposto all’obbligo di dimora presso un diverso domicilio: per questo motivo, anche il suo coinquilino è stato segnalato per una misura cautelare più pesante, avendo violato le prescrizioni a suo carico.
B. M. ha numerosissimi precedenti per furto, rapina, rissa, false dichiarazioni a Pubblico Ufficiale, ma soprattutto nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti. Il suo coinquilino, giunto in Italia nel 2011, anch’egli irregolare, ha un notevole “pedigree” criminale sempre nell’ambito del traffico di droga, nonché per ricettazione.