A UJ14, il senso del Brasile firmato Eliane Elias, Stefano Bollani e Hamilton de Holanda - Tuttoggi.info

A UJ14, il senso del Brasile firmato Eliane Elias, Stefano Bollani e Hamilton de Holanda

Carlo Vantaggioli

A UJ14, il senso del Brasile firmato Eliane Elias, Stefano Bollani e Hamilton de Holanda

I mille volti della musica brasiliana secondo i tre grandi musicisti/Ospite per Bollani-de Holanda, Anat Cohen
Mar, 15/07/2014 - 10:19

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(Carlo Vantaggioli)– Un paese come il Brasile lo puoi raccontare in mille maniere, perchè realmente è frutto di una miriade di aspetti diversi e tutti ugualmente affascinanti. Si potrebbe passare giorni e giorni a parlare di architettura, musica, sport, paesaggio e persino di favelas o di pura bellezza umana, di carnevale e chissà che altro. Forse alla fine conta solo il linguaggio usato per il racconto, ma a voler ben vedere anche li la scelta e ricca.
Umbria Jazz dedica da anni una serata del suo programma al Brasile, perchè la tradizione e la scuola musicale di questo paese è così importante che i generi con cui si esprime, sembrano fondersi tra loro in una sola lingua universale dove chiunque può trovare traccia e memoria di tutte le esperienze di una vita.
Al Santa Giuliana ieri sera (14 luglio ndr.), scampato il pericolo di nuova pioggia, ma pagando lo scotto di quella già caduta, con le sedie inzuppate e i piedi a mollo, è andata in scena la “serata perfetta” dedicata al Brasile. Sul palco Eliane Elias, in quartetto, e a seguire Stefano Bollani e Hamilton de Holanda, con la partecipazione straordinaria della clarinettista Anat Cohen.
Ognuno di questi artisti ha in se un suo particolare modo di esprimersi nel jazz e tuttavia ha la capacità generosa di fondersi con altri musicisti e creare sempre qualcosa di nuovo.
Eliane Elias torna a Perugia, dove è stata per l’ultima volta nel 2004, ma che frequenta sin dal lontano 1984. L’artista lo ricorda al pubblico, non nascondendo la gioia di suonare per gli appassionati di UJ.
La storia di questa pianista è costellata di grandi e continui successi sia discografici che concertistici, ed anche di importanti collaborazioni artistiche. Personalmente la preferiamo live, dove magari per il solo piacere di suonare, allarga a dismisura le esecuzioni dei suoi pezzi o degli standard che suona sempre in maniera ricca e mai banale. Eliane Elias ha un suo tratto caratteristico ben definito e le sue armonie, la melodia, o il lirismo della mano destra sulla tastiera sono inconfondibili per gli appassionati. Ma quello che più colpisce di lei è l’equilibrio. Una donna, prima ancora che musicista, con una capacità comunicativa di grande forza. Alla Elias piace parlare con il pubblico nei concerti ed anche spiegare cosa sta per suonare e perchè.
Così ieri sera ha spiegato agli appassionati perchè ha scelto di dedicare a Chet Baker il suo nuovo lavoro discografico, cercando di ritrovare a suo modo l’ampiezza e la continuità del suono di Baker, quel modo particolare di suonare e cantare senza “strillare” che era tipico del grande trombettista americano.
La Elias, seguendo la lezione di Baker, esegue per UJ anche un brano riarrangiato senza l’uso della batteria, proprio alla ricerca di un suono la cui sezione ritmica non invada la melodia e lasciando il compito di segnare i cambi al solo contrabbasso di Marc Johnson o alla sua stessa mano sinistra sulla tastiera, raccontando al pubblico che nel nuovo lavoro I Tought about you, la metà dei brani è suonata appunto senza la batteria.
Ma quando l’artista brasiliana annuncia l’arrivo di un classico, come Chega de Saudade o Desafinado, il pubblico esplode, sconfiggendo l’artrite incipiente causa umido nordico, e non si trattiene perchè sa bene che la vena latina di questa artista non è mai venuta meno sin da quando, ai suoi esordi giovanissima e bellissima come la Garota de Ipanema (che farà cantare al pubblico di Perugia come bis del concerto), fu addocchiata e seguita nei suoi primi passi da Vinicius De Moraes.
A Perugia, Eliane Elias si è presentata con una formazione solidissima che ha visto, al contrabbasso Marc Johnson (quasi 30 anni di collaborazione con l’artista), alla chitarra Graham Dechter “americano ma con un cuore brasiliano”, dice la Elias e alla batteria il funambolico Rafael Barata, “prototipo di malandro di Rio de Janeiro”, lo definisce la pianista, strappando una risata fragorosa al Santa Giuliana.

Il “senso” del Brasile del duo Stefano Bollani-Hamilton de Holanda è per gli appassionati del “Barbone di Siviglia” e del “Re” del nuovo Choro, come un ritorno sul luogo del delitto. I due artisti collaborano ormai da alcuni anni ( la seconda volta insieme a UJ) e sono come il vino buono dentro la botte. Vanno spillati con parsimonia e non consumati in fretta. Ogni volta che i due si rincontrano e suonano insieme, i loro contrappunti virtuosistici sembrano sempre trovare nuova linfa vitale, nuovi spunti e nuovi linguaggi. È uno scambio alla pari quello tra Bollani e de Holanda e quando li si vede suonare sembra come fossero due vecchi amici seduti ad un tavolino di un caffè, che si raccontano le ultime avventure. Hamilton de Holanda è passionale, intenso ed innovativo e la sua tecnica monumentale nel suonare il Bandolim speciale a 10 corde fa restare a bocca aperta, seppure il musicista è immutabile nel tempo, maglietta e pantaloni neri, testa cotonata ed occhialone anni’70.
Di Stefano Bollani “Barbone di Siviglia” (titolo di un vecchio brano nell’album L’Orchestra del Titanic ndr.)  si può solo dire che ormai gli manca di cucinare in diretta televisiva (o forse è già successo!) e poi ha fatto di tutto. Quello che non cambia però, aldilà della sua innata voglia di spettacolo, è l’amore per il pianoforte, con cui fisicamente l’artista ingaggia battaglie epiche fatte di movimenti assurdi sul seggiolino, di allungamenti, piegamenti e pericolosi inclinamenti, impossibili mentre magari sta eseguendo un assolo, che tuttavia al “Barbone” riescono a meraviglia.
Se manca la sezione ritmica, Bollani non si da per vinto e sbattacchia le mani dove gli capita, si suonerebbe anche la barba se solo fosse più lunga, emulo del grandissimo Hermeto Pascoal, che la barba la suonò davvero in concerto.
Ed è proprio con un brano del maestro Pascoal che il duo Bollani-de Holanda introduce sul palco del Santa Giuliana per una partecipazione straordinaria, la clarinettista Anat Cohen.
La Cohen, nata in Israele ma residente negli Stati Uniti, è celebrata in tutto il mondo per il suo virtuosismo espressivo al clarinetto e al sassofono, con una fortissima carica emotiva nella sua presenza scenica. Nel concerto di Perugia, Anat Cohen si unisce alla conversazione  tra Bollani e de Holanda, senza esagerare con equilibrio dando vita con i due ad una dialogo fatto di virtuosismi improvvisi e di “pianissimo” appena udibili. Regna in tutti e tre comunque lo spirito guida del brasilian mood, anche quando si eseguono brani musicali italiani.
Nella prima serata di pace metereologica per UJ14, pubblico molto soddisfatto e congelato, nella speranza che la giornata di oggi (15 luglio ndr.) riservi almeno il conforto della sedia asciutta.
Appuntamento al Main Stage del Santa Giuliana con i Galactic e Dr. John.

Riproduzione riservata

(Video: Nicola Palumbo per Tuttoggi.info)

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