(Carlo Vantaggioli)– Il pubblico italiano conosce bene il Teatro di Denuncia, o anche dell’Orazione Civile come può essere ad esempio Vajont di Marco Paolini, forse l’attore più conosciuto per questo genere di rappresentazione scenica.
E così lo spettacolo Discover Love del Belarus Free Theatre, al suo debutto ieri sera (9 luglio ndr.) al Teatro San Nicolò per Spoleto57, nelle premesse, non doveva lasciare dubbi sul genere di rappresentazione.
La serata è iniziata con il saluto al pubblico presente del ViceSindaco di Spoleto, Maria Elena Bececco e del M° Giorgio Ferrara, Direttore Artistico del Festival, che hanno ricordato la figura di Vincenzo Cerami, già assessore alla cultura del Comune, a cui è dedicata la rassegna teatrale programmata da La MaMa Spoleto Open che quest’anno ha stretto ancor di più i vincoli di collaborazione con il Festival dei 2Mondi mettendo in scena due opere di primissimo livello come appunto Discover Love e prima ancora, La Presenza dell’Assenza.
Ma poiché il teatro è “magia” e come tale imprevedibile, la pièce vista al San Nicolò, non aveva nulla di scontato ed ha lasciato tutti a bocca aperta per la sua costruzione drammaturgica e per la narrazione serrata, la qualità della scrittura di scena e la bravura coinvolgente degli attori. Il testo, recitato tutto in bielorusso con i sottotitoli, ha tenuto incollati gli spettatori alle proprie poltrone tanto che non si è sentita volare una mosca per tutta l’ora e trenta della durata della rappresentazione. Il Bielorusso non è certo una lingua facile o che si presti ad un tipo di modulazioni vocali o sfumature tali che si possa cogliere compiutamente una serie di sentimenti di cui comunque il testo in se era pieno. Tuttavia l’uso di una base musicale di sottofondo a sottolineare i vari passaggi della storia ed anche alcune scelte scenografiche, come quella di cambiare coperta ad un letto proiettando il disegno dello stesso su un fondale, come fosse un determinato stato d’animo in un preciso momento della vicenda, o la drammatica scena della tortura per Waterboarding, hanno reso il lavoro teatrale della Belarus, decisamente coinvolgente, duro al limite dell’afasia.
Ci hanno colpito in particolar modo le scelte musicali, tutte di stampo molto occidentale ed alcune incredibili e inaspettate come un tango ballato dai protagonisti su un brano cantato in dialetto siciliano da Carmen Consoli, Focu di Raggia, la cui somiglianza con alcune cadenze del Bielorusso ci sono sembrate davvero sorprendenti.
Discover Love è una storia d’amore basata su eventi reali della vita di Irina Krasovskaya, il cui marito Anatoly è stato rapito e ucciso per aver partecipato al movimento democratico della Bielorussia. Ci sono voluti nove anni per raccogliere i materiali utilizzati per Discover Love.
La storia personale di Irina Krasovskava si intreccia con altre simili di donne in Asia, America del Sud e America Latina, che si sono viste portare via, uccidere o arrestare per ragioni politiche mariti, mogli, madri o sorelle.
In questo, dunque, il legame con l’altra rappresentazione di La Presenza dell’Assenza, andata in scena al Cantiere Oberdan.
Un dramma la cui crudeltà quotidiana, fondata sulla paura costante, a tutte le ore del giorno, di chi resta ad aspettare qualcuno che non tornerà più, sembra persino non verosimile.
Uno stato di pressione psicologica di cui solo da qualche tempo si riesce a percepire la dimensione, e questo anche grazie all’opera difficile e pericolosa di compagnie come la Belarus .
Il Belarus Free Theatre è senza dubbio uno dei gruppi di teatro più interessanti e impegnati del panorama artistico europeo, vincitore di numerosi riconoscimenti e premi, tra cui il premio Impatto Totale, assegnato dall’Istituto Italiano di Cultura, durante il Festival di Edimburgo 2014, alla memoria di Vincenzo Cerami. L’impegno politico del loro fare teatro è accompagnato da una straordinaria capacità tecnica ed artistica e da una forte poesia che ha emozionato il pubblico di tutto il mondo: una voce di dissenso, fuori dal coro, una voce che lotta per la democrazia e per l’arte, che combatte tra mille difficoltà e rischi.
Fondato a Minsk nel 2005 per volere del drammaturgo e giornalista Nikolai Khalezin e della drammaturga Natalia Kolyada che da allora lo dirigono insieme al regista Vladimir Shcherban. La compagnia è stata costretta ad agire in condizioni di clandestinità (è l’unica istituzione culturale al mondo ad aver ricevuto il Premio dei Diritti dell’Uomo della Repubblica Francese) e dalla fine del 2010, in seguito ai disordini scoppiati in tutto il paese dopo la rielezione del dittatore Aliaksandr Lucashenko, alcuni dei suoi membri sono stati costretti alla fuga e attualmente vivono in Gran Bretagna come rifugiati politici. I componenti del gruppo rimasti in Bielorussia sono tuttora controllati dalla polizia. Senza una sede fissa, le prove e gli spettacoli si tengono in totale clandestinità, con training e spettacoli diretti via skype da Londra dal regista Vladimir Shcherban, in appartamenti privati o in campagna, dove il pubblico viene convocato attraverso un passaparola segreto.
La compagnia ha ricevuto il sostegno di importanti personalità del teatro e della vita pubblica internazionale come Vaclav Havel, Hillary Clinton, Mick Jagger, Ariane Mnouchkine, Mark Ravenhill, Jude Law, Kevin Spacey. Di loro Tom Stoppard ha detto: “Rispetto al mio teatro, quello che ho visto è molto più vicino al teatro vero, alle sue origini, al suo obiettivo” e Harold Pinter: “Belarus Free Theatre ci riconsegna l’essenza del teatro”.
Lunga e dettagliata al limite di un esame autoptico, il racconto della tragica scomparsa di Padre Jerzy Popieluszko ad opera della polizia segreta polacca nel 1984. Quasi fosse una sorta di esorcismo teatrale per la condizione di pericolo degli animatori della Belarus.
Al termine della rappresentazione al Teatro di San Nicolò, la commozione del pubblico, assolutamente palpabile, si è sciolta in un lungo applauso liberatorio.
In replica oggi alle 17,00 al Teatro presso il Chiostro di San Nicolò
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(Foto: Agf-Antonelli)