64° Festival Spoleto, si apre con un concerto in piazza Duomo | Musica protagonista | Orchestre residenti - Tuttoggi.info

64° Festival Spoleto, si apre con un concerto in piazza Duomo | Musica protagonista | Orchestre residenti

Carlo Vantaggioli

64° Festival Spoleto, si apre con un concerto in piazza Duomo | Musica protagonista | Orchestre residenti

Gio, 26/11/2020 - 20:10

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La grande novità delle due orchestre internazionali in residenza. 300 artisti a Spoleto nella prima settimana. Accordi e coproduzioni. Musica al top

Si è tenuta questa mattina la conferenza stampa telematica del 64° Festival dei due Mondi di Spoleto. Nell’incontro, seguito alla riunione del Consiglio di Amministrazione della Fondazione che ha approvato le linee guida e il piano di lavoro per definire il programma 2021, la direttrice artistica Monique Veaute, il direttore musicale e artistico della Budapest Festival Orchestra Iván Fischer, il Presidente dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia Michele dall’Ongaro, il direttore Antonio Pappano, insieme con il Presidente della Fondazione Festival di Spoleto Umberto de Augustinis, hanno dato alcune anticipazioni.

Monique Veaute, “la tosta”

Se qualcuno pensava che Monique Veaute fosse un Direttore Artistico dalla natura docile e duttile, sopratutto alle copiose “tirate per la giacchetta” che i corifei del menottismo uber alles avessero in serbo di praticare per tutto il quinquennio di incarico, questi si troveranno davanti invece una esperta del settore molto tosta, dalle idee chiare e dalla capacità decisionale fulminante. Una vera macchina da guerra che sa rispondere con gentilezza, ma con il bastone del comando in mano.

Sono bastate due risposte secche e concise ad altrettante domande fatte da una giornalista di un quotidiano nazionale e da uno dei rappresentati dei soci della Fondazione, in occasione della conferenza stampa online organizzata dal Festival per annunciare i primi passi del nuovo corso e per capire subito come andrà la faccenda nei prossimi anni.

Sopratutto chi vorrà discutere nel merito con la Veaute, è pregato fin da ora di avere dei fondamentali adeguati nel settore, altrimenti per le chiacchiere di piazza lo spernacchiamento pubblico è assicurato.

La prima domanda, (tendenziosetta) su cui misurarsi in chiarezza e fatta da una collega di una testata nazionale, è stata sul perchè si è scelta una orchestra nazionale e una straniera, vista anche la situazione attuale di crisi degli operatori dello spettacolo.

La Veaute, con tanto di occhiataccia, risponde decisa “Abbiamo scelto una orchestra straniera per mantenere la caratteristica di internazionalità del Festival con cui il fondatore Menotti lo aveva sempre caratterizzato. Spoleto sarà la città della musica”.

Se si chiama Due Mondi, qualcosa vorrà pur dire! A meno che non ci sia anche qui il solito grido di guerra, “prima gli italiani”.

Al rappresentante del socio della Fondazione, che chiedeva lumi (ancora…) sulla possibilità di produrre in loco spettacoli, la risposta del Direttore Artistico è stata tranchant (oltre al fatto che sul tema la Veaute era già stata molto chiara), “metterò in atto molte coproduzioni e collaborazioni anche per cercare di vendere il Festival”, mettendo la pietra tombale sul solito ritornello degli spettacoli prodotti in casa, come il maglione di nonna.

In tal senso appare molto interessante l’annuncio di un prossimo accordo per la sezione teatrale del Festival con il Teatro Stabile dell’Umbria. Si da sicuramente una mano ad uno stabile con qualche problema senza cedere quote di qualità.

Anche se, a nostro modesto parere, la programmazione teatrale dell’esperto Giorgio Ferrara resta un momento “alto” della proposta festivaliera, negli anni post-Menotti.

Le due orchestre residenti

Non v’è dubbio che la novità più importante, che può essere considerata come lo strappo con l’era Ferrara e la tradizione menottiana, è l’annuncio fatto dalla Veaute che ad aprire il 64° Festival dei due Mondi di Spoleto sarà un concerto in Piazza Duomo eseguito dalla Budapest Festival Orchestra diretta da Ivan Fisher, con un programma dedicato ad autori come Milhaud, Satie e Ravel.

In termini pratici, non bastasse il superamento definitivo della prima apertura di sipario senza un Opera Lirica, l’accordo stipulato significa che circa 300 artisti saranno presenti in città già una settimana prima dell’inizio del Festival con una immediata ricaduta sull’economia cittadina. Lo staff dell’housing del Festival è già al lavoro per il reperimento degli alloggi, ma sin da ora la Veaute ha detto che se Spoleto non sarà sufficiente ad accogliere tutti si provvederà anche in altro modo sul territorio.

Chiuderà Spoleto64 l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Sir Antonio Pappano, un graditissimo ritorno a Spoleto dopo il meraviglioso e indimenticabile finale di Spoleto59.

Pappano ha mandato per l’occasione un videomessaggio da Londra in cui si è dichiarato entusiasta della chiamata di Monique Veaute. Il programma prevede musiche di Rossini, Fazil Say e Rimsky-Korsakov.

“Suonerò anche in concerto alle 12 (dell’11 luglio)”, anticipa il direttore d’orchestra con il consueto contagioso entusiasmo: una vera full immersion musicale per Spoleto.

“Sono due tra le dieci migliori orchestre del mondo e l’accordo quinquennale ci permette di programmare e quindi di avere grande libertà: non potevo sognare di meglio” , chiarisce il Direttore Artistico e aggiunge, marcando la differenza con l’era Ferrara (così come anticipato anche da Tuttoggi), “La musica sarà almeno il 60% del programma del Festival”.

Significativo anche l’intervento del musicologo e compositore, Michele Dall’Ongaro che come Sovrintendente dell’Accademia aggiunge, “Monique è un vulcano e siamo felici di poter collaborare attraverso tutte le nostre attività che sono molto articolate: naturalmente il Maestro Pappano, l’Orchestra e il Coro ma anche le nostre formazioni giovanili, gli studenti dei corsi di perfezionamento, mentre l’attività scientifica e musicologica sarà sviluppata nel nome di Dante con un convegno internazionale che immaginiamo sia di grande interesse per gli studiosi.

È anche importante sottolineare quanto sia significativo in un momento così complesso per lo spettacolo dal vivo e la musica immaginare un progetto proiettato negli anni. Serve a costruire un’idea di futuro di cui, in questo momento, c’è estremamente bisogno. Mentre tutti chiudono a Spoleto lavoriamo per aprire“.

I punti fermi della Veaute

La conferenza stampa online, molto affollata con ben oltre 60 collegamenti attivi, è stata il primo vero atto operativo da Direttore Artistico della Veaute, momento in cui si sono potuti verificare i primi passi programmatici che saranno anche il tratto distintivo dei prossimi 5 anni di Festival.

La Signora Veaute ha voluto citare, aprendo l’incontro odierno, un testo che Alberto Moravia, su richiesta di Gian Carlo Menotti, scrisse per il ‘numero unico’ della prima edizione del Festival dei Due Mondi, nel 1958.

Il testo di Moravia (CLICCA QUI per la versione integrale), descriveva il contesto storico, urbano e sociale in cui un Festival come quello di Menotti nasceva e si concludeva con una frase significativa:

“Spoleto certamente non si aspettava di diventare sede di un festival per opera di Giancarlo Menotti; lo stesso Menotti e coloro che accoglieranno il suo invito non si aspettavano fino a poco tempo fa di trovarsi a Spoleto per un festival. Da queste due situazioni imprevedute e sorprendenti senza dubbio scaturirà il successo dell’impresa”.

La citazione non è casuale perchè Monique Veaute, come più volte ha ribadito in vari incontri, ha molto a cuore il contesto in cui si va ad incastonare un Festival e la risposta della popolazione come anche lo stesso contenitore, sono determinanti.

Così la Signora Veaute, “Il Festival di Spoleto e la Biennale di Venezia sono le due realtà artistiche con oltre 60 anni di vita in Italia, sono un modello anche per il mondo. I cittadini di Spoleto sentono il Festival ed è un connubbio che va avanti da 63 anni. Dunque un rapporto solido.

Il Festival dei 2 Mondi di Spoleto continuerà ad essere la grande rassegna multidisciplinare quale è stata nel Novecento con spettacoli di opera, concerti, prosa, danza, performing arts. Gli spettacoli in programma saranno costruiti partendo dai magnifici luoghi che li ospitano, e tutta la città di Spoleto sarà parte di un grande progetto artistico condiviso“.

L’eredità

Una delle idee ricorrenti che sono circolate in città e su cui si sono anche dette alcune stupidaggini, è che tutta l’enorme e importantissima eredità delle scenografie ed attrezzerie costruite in loco nel corso dei primi festival, e conservate nel laboratorio di scenografia di Santo Chiodo, potesse essere messa a frutto in qualche modo.

Scartata definitivamente la tesi del riutilizzo o del prestito in giro ad altre produzioni poichè i materiali di costruzione di un tempo non rispettano più le rigide norme di sicurezza per lo spettacolo contemporaneo, torna in pista il progetto del Museo Storico del Festival. Una idea che nell’arco dei 5 anni di direzione-Veaute potrebbe essere concretizzata, almeno nella sua stesura generale.

Come interessante appare la scelta dichiarata di tornare al Teatro Nuovo, come sede generale e di rappresentanza del Festival, dopo le tante peregrinazioni in giro per il centro storico. “C’è il vecchio ufficio di Gian Carlo Menotti al Teatro Nuovo al quale non rinuncerei per nulla al mondo”, dice una estasiata Monique Veaute che ribadisce anche come il Nuovo sia pieno di spazi inutilizzati.

Le domande di Tuttoggi

Vista l’occasione, chiediamo a Monique Veaute se è intenzionata, come più volte aveva già detto, a dare spazio alle nuove tendenze in campo musicale, e non solo. Il Direttore Artistico ci risponde “Certamente si”, legando gli eventuali programmi futuri in tal senso al contesto teatrale dove questi possono essere rappresentati. Eventualmente, sarà più un problema di luogo fisico che di volontà, insomma.

Chiediamo ancora se nei prossimi 5 anni ci saranno preclusioni per la musica Jazz, vera bestia nera di Gian Carlo Menotti, e reintrodotta con molta cautela da Giorgio Ferrara.

“Ah, mi piacerebbe moltissimo…” risponde con entusiasmo la Signora Veaute, lasciando intendere che anche in questo caso però vorrebbe collaborare con realtà come Umbria Jazz, senza sovrapporsi.

Pare di capire dunque che se qualche proposta sarà fatta nel programma spoletino sarà su consulenza di UJ, il tutto nel solco della collaborazione e delle coproduzioni già dichiarata.

I conti di casa e i fondi del Mibact

Sull’argomento sarà molto chiara Paola Macchi, nuovo direttore generale del Festival e vecchia conoscenza delle primissime edizioni a guida Giorgio Ferrara. La Macchi non aggiunge nulla di nuovo a quanto era già noto.

Riconfermati i fondi del Mibact per una cifra di poco inferiore ai 3 milioni di euro. Con i fondi privati, la biglietteria e le sponsorizzazioni, si dovrebbe arrivare senza nessun patema ai soliti 5 milioni di budget.

A breve, vengono annunciate altre novità sulla programmazione di Spoleto64

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