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Suicidio Don Bucarini, Polizia e Carabinieri arrestano uno dei complici dell’estorsore del sacerdote

Redazione

Suicidio Don Bucarini, Polizia e Carabinieri arrestano uno dei complici dell’estorsore del sacerdote

Ormai completamente chiarita la vicenda che portò al tragico gesto del parroco di Capocavallo/ Si cerca un terzo complice latitante in Romania
Sab, 22/11/2014 - 12:56

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Un altro importantissimo tassello è stato collocato nell’ampio e complicato “puzzle” della vicenda precedente al suicidio del compianto Don Franco Bucarini, i cui retroscena sono sempre più chiari grazie all’impegno congiunto di Polizia e Arma dei Carabinieri: le indagini, coordinate dal Sost. Proc. P.M. Dott. Petrazzini e svolte dalla Squadra Mobile della Questura e dall’Aliquota “Carabinieri” della Sezione di Polizia Giudiziaria della stessa Procura della Repubblica, hanno permesso di identificare i due complici di  Ion Ciurar, l’estorsore del sacerdote suicida, e di catturarne uno, mentre l’altro è ancora latitante all’estero.

L’antefatto- Lo scorso 15 settembre, Don Franco, parroco della chiesa di Capocavallo, aveva sporto denuncia, presso la Sezione di Polizia Giudiziaria, nei confronti di Ion Ciurar , un 22 enne rumeno. Il giovane, secondo il racconto del parroco, lo avrebbe raggirato accusandolo di aver fruito di sue prestazioni sessuali e pertanto pretendendo, per sms, il pagamento di 4mila Euro in cambio del suo silenzio; nella circostanza, inoltre, l’estorsore era riuscito a sottrargli una catenina in oro con crocifisso.

Nei messaggi estorsivi inoltre,  il giovane dichiarava falsamente di essere minorenne. Come si ricorderà Don Bucarini, proprio in concomitanza temporale con l’udienza di convalida del fermo del suo ricattatore, nel frattempo arrestato, si è tolto la vita.

Le indagini- Polizia e Carabinieri, d’intesa con il Pubblico Ministero titolare del procedimento, hanno svolto congiuntamente le indagini indirizzate non solo a ricostruire il fatto, per il quale gli elementi di prova sono risultati immediatamente incontrovertibili, ma hanno allargato il “cerchio” in modo da accertare che Ciurar, nella sua messinscena estorsiva, aveva due complici, ben consapevoli del suo intento criminoso, i quali lo hanno assistito in ogni fase del fatto.

I due favoreggiatori, infatti, lo hanno accompagnato a casa di Don Franco quando ci fu l’incontro tra i due e, all’esito del furto della collanina in oro, ne hanno condiviso i guadagni ricavati.
Decisive le attività di intercettazione telefonica alle quali sono state sottoposte alcune utenze, in particolare quella del Ciurar, grazie alle quali è stato dato un nome ai due “accompagnatori”.

I complici- Uno dei due complici  si chiama Andrea Marini, 33enne pluripregiudicato perugino, l’altro è attualmente latitante in Romania. Dall’attività investigative eseguita è emerso come i due siano stati parte attiva nel fatto, sia nella fase dell’ideazione, sia in quella esecutiva: sembra evidente che il sodalizio criminale abbia preso di mira il povero sacerdote conoscendolo e conoscendone, di conseguenza, la disponibilità economica e di preziosi da asportare.

Uniti nelle premesse, ma in forte contrasto successivamente. Dalle telefonate ascoltate, infatti, appare evidente come i tre soggetti, immediatamente dopo l’incontro di Ciurar con Don Franco e pertanto dopo la sottrazione della collana, non abbiano trovato un accordo neanche sulla suddivisione del ricavato della vendita dell’oggetto in oro, del quale ognuno ne rivendicava il diritto alla proprietà.

La Terza complice- La complessa attività investigativa ha permesso di individuare ed identificare anche una terza figura, non meno importante, che è stata decisiva nella vicenda criminosa ma soprattutto ai fini dell’accertamento dei fatti: si tratta di una giovane Rom, molto vicina agli altri tre soggetti coinvolti, anche lei  pregiudicata. Il suo ruolo è stato quello di provvedere alla vendita del monile, presso un compro-oro, originando così la disputa tra i 3 litiganti.

Le risultante investigative di tutto il lavoro svolto da Polizia e Carabinieri sono confluite in un duplice provvedimento di custodia cautelare, su istanza del Dott. Petrazzini e sottoscritto dal GIP. di Perugia Dott. Semeraro, i cui destinatari sono Andrea Marini ed l’uomo di etnia Rom, ritenuti complici di Ciurar. All’alba dello scorso martedì 18 novembre, è scattato il blitz: mentre Marini è stato individuato presso la sua abitazione e condotto a Capanne, l’altro fiancheggiatore non è stato trovato e, da ulteriori accertamenti, risulterebbe essersi “rifugiato” in Romania, molto probabilmente per paura di una sua cattura a seguito della vicenda.

Avviate intanto le procedure per l’emissione di un provvedimento di cattura internazionale e ai fini della successiva estradizione. Il Rom ancora latitante, è pluripregiudicato ed annovera precedenti di vario tipo; in particolare nel 2005 è stato colpito da un provvedimento di espulsione dal territorio dello Stato, poi evidentemente disatteso. Nel luglio successivo, insieme ad alcuni suoi familiari, è stato denunciato dalla Polizia per il reato di “invasione di edificio” in quanto il gruppo familiare, in maniera del tutto arbitraria, aveva occupato i locali di una scuola di Montegrillo (Pg). Andrea Marini, vecchia conoscenza delle forze di polizia di Perugia, ha trascorsi giudiziari per violazione della legge sugli stupefacenti, furto aggravato, evasione, favoreggiamento alla prostituzione e falsità.

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