Un esito netto, quello del referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre, su cui il Pd Umbria ha aperto, con la direzione svoltasi ieri pomeriggio a Perugia, una riflessione franca e partecipata. “Il voto – ha sottolineato il segretario del Pd Umbria Giacomo Leonelli – ha bocciato una riforma nata nel Pd e che viene da lontano. Le urne hanno restituito un dato abbastanza omogeneo, con due elementi, su tutti, particolarmente preoccupanti: il voto dei giovani e la difficoltà di penetrazione del Pd e delle sue politiche rispetto ai ceti deboli”. “Se c’è stato un voto politico – sottolinea Leonelli – contro il Governo, allora quel voto è stato più critico nei ceti più in difficoltà e questo deve interrogarci”.
Perché “questo Governo di cose di sinistra ne ha fatte” dalla Legge sul Dopo di noi, alla stabilizzazione dei precari, dalla decontribuzione per assunzioni al sud: “elementi che vanno in direzione di un sostegno a quella parte di Paese che ha sofferto di più ma che rimane impermeabile alla proposta politica che mettiamo in campo”. “Anche il dato in Umbria – spiega Leonelli – si è rivelato abbastanza omogeneo col quadro nazionale che ci dice che la nostra proposta ha faticato a varcare i confini del Pd. L’Umbria, fatta eccezione per l’anomalia di Bolzano, arriva dopo Emilia e Toscana per i voti al sì”.
Un dato luci e ombre. “Tra le ombre il dato della provincia di Terni dove in alcuni comuni il sì è sotto la media nazionale“. Tra le luci il dato di Perugia, unico capoluogo con il centrodestra al governo dove vince il sì. “Nel resto dell’Umbria il risultato è sintomatico di una mobilitazione che in parte c’è stata; in parte perché un po’ ovunque è mancato un coinvolgimento emotivo“. Ora è condivisibile, per Leonelli, la linea del segretario nazionale rispetto alla conclusione della legislatura, nata per fare le riforme.
Il voto – “Bisogna andare al voto prima possibile ma nella convinzione che l’attuale sistema mette in discussione la vocazione maggioritaria del Pd, che dovrà rimodulare il suo ruolo nell’arco costituzionale, e che con ogni probabilità le larghe intese non finiranno con questa legislatura”. C’è poi il tema congresso: “L’assemblea nazionale di domenica rappresenta un appuntamento centrale per il futuro del nostro partito. Saremo chiamati a decidere con quali obiettivi e su quali premesse costruire il prossimo appuntamento congressuale. È evidente che abbiamo bisogno di un congresso fatto bene, che metta sul tavolo i nodi irrisolti, che faccia chiarezza sulla partecipazione e sul confronto interno e che dia piena legittimazione alla classe dirigente. Sarebbe un errore fare un congresso monco, per questo ho proposto che si facciano anche i congressi regionali e soprattutto che non si limiti il dibattito alla selezione della leadership. Perché la discussione sia davvero franca e utile sarà opportuno farla partire dal basso e dovrà orientarsi anche agli strumenti da mettere in campo per ripensare il ruolo del partito, anche tenuto conto che con la vittoria del no si è purtroppo portato a un punto di arresto un percorso riformatore che ha rappresentato il cuore delle politiche del centro sinistra negli ultimi decenni”.
Il partito – “Non siamo nella condizione – ancora Leonelli – di andare avanti senza la ricostruzione di un corpo del partito: va allargato il campo rispetto al ruolo delle componenti, delle aree, delle sensibilità politiche e va ricomposta una discussione interna dove il merito delle questioni e delle persone venga prima degli interessi di parte, senza dibattiti conflittuali a prescindere”. Altro elemento di riflessione: “Come si è cittadini nel Pd, con quali diritti e quali doveri, visto che una parte dei dirigenti ha contrastato palesemente le scelte condivise nel partito. In Umbria ci sono in campo progetti importanti: stiamo portando avanti un percorso su bellezza e qualità, con in programma due iniziative a gennaio sui temi della promozione e della cultura. La segreteria regionale ha lanciato, per i primi di febbraio, gli Stati generali contro le povertà: occorre capire gli effetti delle misure messe in campo e come incidere su una realtà preoccupante come segnalano i dati ISTAT”. Nell’immediato c’è da affrontare il passaggio del rinnovo dei consigli provinciali: “Sono per lasciare piena autonomia alle federazioni provinciali – ha detto Leonelli – ma ho manifestato la mia più totale contrarietà alla ipotesi di una lista unica col centro destra, sarebbe un segnale pessimo rispetto alla contendibilità delle cariche e rispetto alla esigenza di portare avanti le istanze del Pd nella più totale trasparenza”.