Papa Francesco ad Assisi, in preghiera per la pace con i leader religiosi di tutto il mondo - Tuttoggi.info

Papa Francesco ad Assisi, in preghiera per la pace con i leader religiosi di tutto il mondo

Redazione

Papa Francesco ad Assisi, in preghiera per la pace con i leader religiosi di tutto il mondo

Il Santo Padre torna in Umbria per "Sete di Pace" e si unisce ai leader religiosi già al convegno | La diretta di TuttOggi.info | L'arrivo a Santa Maria degli Angeli, alle 16 la preghiera per la pace
Mar, 20/09/2016 - 09:06

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di Sara Cipriani e Alessia Chiriatti

Aggiornamento h 19,11 – La cerimonia per l’evento “Sete di Pace” si è conclusa: il Papa ha salutato i suoi fedeli, che lentamente stanno abbandonando i luoghi di Assisi dove questo pomeriggio hanno recitato numerosi la preghiera di pace. La Comunità di Sant’Egidio, insieme al vescovo ausiliare di Muenster, monsignor Heinrich Timmerevers, hanno annunciato che la prossima edizione dell’incontro delle religioni mondiali per la pace si svolgerà nel settembre 2017 in Germania, nei territori della pace di Westfalia, del 1648, che mise fine alla cosiddetta guerra dei trent’anni. Il meeting sarà nelle città di Muenster e Osnabruck.

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Aggiornamento h 19,03 – Sono stati otto gli  interventi degli operatori sanitari in occasione del grande evento per la pace che si è svolto ad Assisi. Malori lievi che hanno riguardato cinque donne e tre uomini, tutti italiani e di fuori regione. Solo per due di loro si è reso necessario il trasporto negli ospedali di Assisi e Perugia per proseguire il monitoraggio già iniziato nelle postazioni appositamente allestite ad Assisi. Si ritiene, come informa una nota dell’ufficio stampa dell’Azienda Ospedaliera di Perugia, che entrambi i pazienti verranno dimessi in tarda serata. Come nella precedente visita di Papa Francesco ad Assisi i malori sono da attribuire, come spiega il responsabile della centrale del 118 Dr Mario Capruzzi, ad “affaticamento” per la partecipazione ad una giornata storica. A coordinare l’attività assistenziale Giampaolo Doricchi, responsabile infermieristico della centrale operativa del 118, che si è avvalso dell’opera dei volontari della Protezione Civile.

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Assisi, Papa Francesco “Il nostro futuro, vivere insieme” | Bartolomeo I “Non c’è pace senza giustizia”[/themepacific_box]

Aggiornamento h 18,42 – Si sta per concludere la cerimonia nel piazzale di fronte la Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi per l’appello di pace. Ad accompagnare l’accensione delle candele per le vittime di guerre e terrorismo e per pregare per i vari membri delle comunità religiose del mondo, alcuni brani musicali: da Bach a  Haendel, ai motivi di Ennio Morricone, come ”Mission”, ”C’era una volta il west”, ”La califfa”, alle note di Nicola Piovani con ”La vita è bella”.
L’abbraccio finale di pace sarà suggellato dall'”Halleluja” di Georg Friedrich Haendel.

Aggiornamento h 18,34 – Vengono da 11 paesi i 34 bambini che sfileranno al centro della piazza della Basilica inferiore di San Francesco per prendere l’Appello di Pace dalle mani del Papa e dei leader delle grandi religioni mondiali. Saranno loro i messaggeri che consegneranno questo messaggio, firmato dai capi religiosi, che sarà proclamato al termine della cerimonia conclusiva dell’Incontro “Sete di pace”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Diocesi di Assisi e dalle Famiglie Francescane. Vengono da Italia, Albania, Polonia, Romania, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Marocco, Colombia, Perù, Filippine e Siria. Tra di loro la piccola Kudus, di Deir el-Zor (Siria), arrivata a Roma con papa Francesco dall’isola di Lesbos il 16 aprile 2016.

In questi mesi Kudus è andata a scuola e già parla bene l’italiano, come ha potuto constatare lo stesso Papa Francesco, che lo scorso 11 agosto ha invitato a pranzo Kudus, la sua famiglia e gli altri rifugiati suoi ospiti, attualmente accolti da Sant’Egidio a Roma.

La bimba più piccola, Paola, ha appena quattro anni, ma ha detto alla mamma che oggi parlerà “a nome di tanti bambini che vivono in guerra”. Bernardine, nato in Italia ma di origini filippine, è fiero di avere amici di tutto il mondo perché “non si è mai troppo piccoli per lavorare per la pace”.

Tutti, con la guerra, sono perdenti, anche i vincitori“. Lo hanno affermato, nell’Appello conclusivo di pace, il Papa e gli altri leader religiosi. “Uomini e donne di religioni diverse, siamo convenuti, come pellegrini, nella città di San Francesco – si dice nel testo, che poi sarà firmato dai leader partecipanti -. Qui, nel 1986, 30 anni fa, su invito di Papa Giovanni Paolo II, si riunirono rappresentanti religiosi da tutto il mondo, per la prima volta in modo tanto partecipato e solenne, per affermare l’inscindibile legame tra il grande bene della pace e un autentico atteggiamento religioso”. “Questo è lo spirito che ci anima: realizzare l’incontro nel dialogo, opporsi a ogni forma di violenza e abuso della religione per giustificare la guerra e il terrorismo. Eppure, negli anni trascorsi, ancora tanti popoli sono stati dolorosamente feriti dalla guerra. Non si è sempre compreso che la guerra peggiora il mondo, lasciando un’eredità di dolori e di odi. Tutti, con la guerra, sono perdenti, anche i vincitori“.

Aggiornamento h 18,18 – E’ il momento delle parole di Papa Francesco: “noi desideriamo dar voce insieme a quanti soffrono, a quanti sono senza voce e senza ascolto. Essi sanno bene, spesso meglio dei potenti, che non c’è nessun domani nella guerra e che la violenza delle armi distrugge la gioia della vita”. In questa giornata di preghiera ad Assisi “la sete di pace si è fatta invocazione a Dio perché cessino guerre, terrorismo e violenze. Noi non abbiamo armi, crediamo però nella forza mite e umile della preghiera”.
“Cerchiamo in Dio, sorgente della comunione, l’acqua limpida della pace, di cui l’umanità è assetata: essa non può scaturire dai deserti dell’orgoglio e degli interessi di parte, dalle terre aride del guadagno a ogni costo e del commercio delle armi”, ha sottolineato il pontefice. “Mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la pace è santa e non la guerra!“. Spiegando che pace vuol dire “perdono“, “accoglienza“, “collaborazione” e “educazione“, il Papa ha aggiunto: “siamo chiamati a liberarci dai pesanti fardelli della diffidenza, dei fondamentalismi e dell’odio. I credenti siano artigiani di pace“. Il pontefice ha inoltre esortato i leader delle nazioni a non stancarsi “di cercare e promuovere vie di pace, guardando al di là degli interessi di parte e del momento”.

Al termine della preghiera di Papa Francesco è stato osservato un minuto di silenzio per tutte le vittime delle guerre nel mondo.

Aggiornamento h 18,16 – Proseguono gli interventi sul palco in piazza ad Assisi, di fronte alla Basilica Inferiore, costruita dove riposa San Francesco. “La storia ci ha mostrato che la pace conseguita con la forza sarà rovesciata con la forza. Noi dovremmo sapere che la preghiera e il dialogo non sono la via più lunga, ma la più breve per arrivare alla pace“, ha detto Morikawa Tendaizasu, patriarca del buddismo giapponese.

Aggiornamento h 18,15 – Syamsuddin, dall’Indonesia, Presidente del Consiglio degli Ulema, ha detto: “l’islam, voglio ripeterlo qui, solennemente oggi, è una religione di pace. Dio ha creato gli uomini diversi, dice il Santo Corano, perché possano apprezzarsi e arricchirsi delle differenze. Oggi, ci sono gruppi che usano il nome dell’islam per perpetrare azioni violente, ed è responsabilità di noi musulmani – ha detto Syamsuddin – lavorare insieme per mostrare a tutti il vero volto della nostra fede. Per questo dobbiamo nuovi campi di collaborazione e cooperazione e particolarmente lavorare nelle comunità fianco a fianco, con i giovani, per prevenire l’insorgere di fenomeni di fanatismo e di violenza“.

Aggiornamento h 18,10 – Un lungo applauso ha accompagnato l’abbraccio di Papa Francesco a David Brodman, oggi rabbino capo di Savyon in Israele, ma ad appena 7 anni deportato in un campo di concentramento. L’anziano rabbino, che da dieci anni partecipa agli incontri interreligiosi di Sant’Egidio e ha spesso raccontato ai giovani la sua esperienza di deportato, ha definito il Papa “un chiaro esempio di umiltà e santità per il nostro tempo così come San Francesco fu per il suo tempo”. Per Brodman, “lo spirito di Assisi è il miglior esempio di umiltà e santità ed è la risposta alla tragedia della Shoah e di tutte le guerre. Perché qui noi diciamo al mondo che è possibile diventare amici e vivere insieme in pace anche se siamo differenti”. Ha concluso: “sono diventato parte di questo spirito unico da anziano: tutti differenti, ma tutti insieme con il coraggio del dialogo, per prevenire ogni conflitto e creare un mondo umano dove ciascuno possa riconoscere nell’altro l’immagine di Dio”.

Prima di Brodaman ha preso la parola anche Bartolomeo I: “lavorare per la pace significa anche essere capaci di fare autocritica, autoanalisi per capire dove le fedi hanno sbagliato. Ma soprattutto bisogna isolare i fondamentalismi”, ha detto.

Aggiornamento h 17,45 – Anche Tamar Mikalli, cristiana di Aleppo, ha voluto portare la sua testimonianza ad Assisi, parlando sul palco del dramma della guerra che sta devastando la sua terra, la Siria. “Vengo da Aleppo, la città martire in Siria. Aleppo, quando pronuncio questo nome, mi si stringe il cuore; mi ricordo dove sono nata, cresciuta e dove mi sono sposata. Mi tornano alla mente i tanti amici musulmani e cristiani. Ora si fanno differenze tra cristiani e musulmani, ma prima della guerra non c’erano differenze. Ognuno di noi praticava le proprie religioni in una terra che formava un mosaico attraverso le differenti culture, lingue e religioni”.

Hanno cominciato a piovere missili che distruggevano le case“, continua Tamar. “Sento ancora le grida di un padre, di una madre o le urla dei bambini che cercano i loro genitori. Quando i pesanti bombardamenti erano vicini alle nostre case, ci incontravamo con il vicinato condividendo il pane e l’acqua, i beni più preziosi che mancano durante la guerra, ci incoraggiavamo a vicenda e pregavamo”. Anche la famiglia di Tamar ha dovuto lasciare tutto, “ho portato con me anche i miei genitori anziani, non sarei mai partita senza di loro. E’ il secondo esodo che compiono le nostre famiglie in 100 anni. In Libano siamo rimasti per due anni e poi abbiamo conosciuto degli ”angeli” che ci hanno parlato dei ”corridoi umanitari” e della possibilità di vivere in pace”.
Ora Tamar, che prima della guerra era un insegnante, vive in Toscana e cerca di integrarsi in Italia, da quattro mesi.  E infine ha chiesto a tutti una preghiera “perché la pace e l’amore tornino presto in Siria e in ogni parte del mondo”.

Aggiornamento h 17,40 – Un “momento bello” che mostra “la pace nel cuore di tante religioni e persone”. Così Andrea Riccardi, intervenendo alla cerimonia conclusiva dell’incontro “Sete di Pace” in corso ad Assisi alla presenza di Papa Francesco e di oltre 500 leader delle grandi religioni mondiali. Per il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, che ha raccolto l’intuizione di Giovanni Paolo II in 30 anni di incontri nello spirito di Assisi, le religioni sono “fonti di speranza per chi ha sete di pace”, perché “ogni comunità religiosa, che prega, può liberare energie di pace”. “Tutti possono essere artigiani di pace con la forza debole della preghiera e del dialogo”, ha affermato Riccardi, osservando che “le religioni sono chiamate a maggiore audacia” per “eliminare per sempre la guerra che è madre di tutte le povertà”.

Aggiornamento h 17,30 – Mentre le campane risuonano a festa in tutta Assisi, si ascoltano le parole del custode del Sacro Convento. Poco prima, nella preghiera nella celebrazione ecumenica dei cristiani, i fedeli e i leader religiosi hanno pregato anche per padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita scomparso in Siria di cui non si hanno più notizie da tempo. In un’altra preghiera sono stati citati i due vescovi ortodossi rapiti in Siria.

Padre Mauro Gambetti Custode del Sacro Convento ha detto: “il mondo conoscerà una fase di sviluppo se chi è qui non è in cerca di gloria, non si ritiene migliore degli altri e non considera la propria religione, il proprio gruppo di appartenenza o la propria cultura superiore alle altre“. Poi ha aggiunto: “chi è venuto qui, più o meno consapevolmente, è un uomo pronto a morire per la pace”.
“Il valore profetico dell’incontro che oggi si conclude dipende da ciò che farà ciascuno di noi domani”, ha concluso Gambetti.

Aggiornamento h 17,24 – Papa Francesco, Bartolomeo I e il primate anglicano Justin Welby sono usciti dalla Basilica Inferiore di Assisi e si sono ritrovati insieme agli altri leader religiosi sul palco in piazza, di fronte ai fedeli, dove la preghiera continua. Qui si svolgerà la cerimonia conclusiva e verrà lanciato l’appello di pace.

In questi giorni – ha detto monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, il primo a prendere la parola sul palco – “professando e testimoniando le nostre convinzioni religiose, nell’ascolto rispettoso di quelle altrui, abbiamo fatto una vera esperienza di amicizia”. Per Sorrentino “occorre procedere oltre. La nostra amicizia vuol essere un contributo a una politica della fraternità su scala globale. E’ possibile che l’umanità si senta una sola famiglia? Noi credenti pensiamo di sì, e per questo operiamo, nella ricerca di ciò che ci unisce, andando oltre ciò che ci divide”.

Aggiornamento h 16,55 – La preghiera di Papa Francesco è stata rivolta alle vittime della guerra, ai bambini, ai poveri, il cui grido arriva fin qui, nelle piazze e tra le vie di Assisi. Nelle parole di Gesù ‘ho sete’ “possiamo sentire la voce dei sofferenti, il grido nascosto dei piccoli innocenti cui è preclusa la luce di questo mondo, l’accorata supplica dei poveri e dei più bisognosi di pace. Implorano pace le vittime delle guerre che inquinano i popoli di odio e la terra di armi. Implorano pace i nostri fratelli e sorelle – ha detto ancora il Papa – che vivono sotto la minaccia dei bombardamenti o sono costretti a lasciare casa e a migrare verso l’ignoto, spogliati da ogni cosa”. Nelle parole di Papa Bergoglio le vittime della guerra scappano dalle loro terre e “incontrano troppe volte il silenzio assordante dell’indifferenza, l’egoismo di chi è infastidito, la freddezza di chi spegne il loro grido di aiuto con la facilità con cui cambia un canale in televisione. A loro – ha concluso il pontefice – viene spesso dato, come a Gesù, l’aceto amaro del rifiuto“.

Poi la preghiera ecumenica dei cristiani della Basilica di San Francesco per i popoli in guerra e per le varie situazioni di crisi nel mondo. I nomi degli Stati e delle comunità in conflitto sono stati pronunciati uno ad uno, invocando Dio e accendendo una candela per ciascuno: tra gli altri sono stati nominati Libia, Siria, Pakistan, Congo, Azerbaijan, Armenia, Somalia, Messico, Ucraina, Yemen, Terra Santa, Venezuela, Nigeria, Mozambico, Pakistan. “Per la fine di ogni violenza“. Il gesto è stato osservato con profonda attenzione da Papa Francesco, il patriarca ecumenico Bartolomeo e il primate anglicano Welby, che hanno presieduto la preghiera ecumenica dei cristiani.

Tra pochi minuti il Papa e gli altri capi di Chiese e confessioni cristiane si uniranno agli altri leader delle grandi religioni mondiali, che hanno pregato secondo la loro tradizione in altri luoghi ad Assisi.

Aggiornamento h 16,49 – Anche il patriarca Bartolomeo I ha preso la parola durante la preghiera di pace e si è soffermato ancora, come ieri durante la sua dissertazione per la sua laurea honoris causa, sul valore della pace, del dialogo, del rispetto. “La salvezza – ha detto – è stata annunciata non come un avvenimento, ma come una persona da conoscere, da vivere, da farne esperienza, da amare. Siamo assetati, abbiamo sete, dobbiamo avere sete, simbolo del nostro bisogno e del nostro desiderio, dobbiamo essere assetati dell’acqua viva che sgorga continuamente per noi. Ma per poter gridare anche noi ‘Vieni Signore Gesù’ con i nostri fratelli assetati di pace, dobbiamo come Chiese attraversare una metànoia, una conversione intrinseca, un cambio radicale di mentalità, un profondo ravvedimento, ed essere capaci come cristiani di attuare ciò che in sintesi ci richiama il Libro dell’Apocalisse: Ascolto – Conversione – Testimonianza profetica”.

Aggiornamento h 16,35 – Nell’economia di Dio, noi siamo i più poveri tra i poveri, più poveri che mai perché ci crediamo ricchi”. A parlare è il primate anglicano Justin Welby nella sua meditazione durante la preghiera ecumenica dei cristiani per la pace nella Basilica Inferiore di San Francesco. “Il nostro denaro – ha aggiunto –, la nostra ricchezza sono come i soldi giocattolo per bambini: nelle nostre economie umane apparentemente così potenti potranno anche acquistare dei beni, ma nell’economia di Dio non valgono niente”. 
Profondo il messaggio dell’Arcivescovo di Canterbury, incentrato anche sul valore della misericordia: le nostre economie, ha osservato, “possono permettersi di spendere tanto, ma non sono altro che fondamenta di sabbia. Malgrado tutto, siamo comunque preda dell’insoddisfazione e della disperazione: nello sfascio delle famiglie; nella fame e nelle disuguaglianze; nel rivolgerci agli estremismi. Minata dalla paura, dal risentimento e dalla rabbia, la nostra ricerca si fa ancora più disperata, nella paura dello straniero, senza sapere dove trovare coraggio“.

Dopo il discorso di Welby, si procede alla lettura di un passo del Vangelo secondo Giovanni.

Aggiornamento h 16,05 – E’ iniziata in perfetto orario la preghiera di pace ad Assisi: tutti i fedeli sono già stait dislocati nei vari punti di raccolta in base al loro credo religioso, stanno ascoltando gli interventi . I cristiani, riuniti in preghiera comune con Papa Bergoglio, si trovano nella basilica inferiore di San Francesco d’Assisi.

Aggiornamento h 16,01 – E’ una giornata “che segna ancora una volta una tappa della storia e avviene in Umbria“: così ha commentato la giornata di oggi ad Assisi la presidente della Regione Catiuscia Marini.
Era stata storica la giornata del 1986 e lo è oggi con questo nuovo incontro di preghiera per la pace. L’iniziativa promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, dalle famiglie francescane e dalla diocesi di Assisi mette al centro il dialogo religioso e di incontro di cultura in un momento in cui nella nostra storia contemporanea in cui in nome delle religiosi stanno avvenendo cose difficili e complesse. Il fatto che i leader riaffermino che la religione al servizio del dialogo, dell’incontro delle persone e delle culture, dell’unità, credo sia molto significativo e importante”.
Che tutto questo accada ad Assisi e nel nome di San Francesco – ha sottolineato ancora Marini -, in una città che assurge a simbolo internazionale ci fa onore. Ci riconnette inoltre con le nostre radici più profonde della spiritualità francescana. Siamo orgogliosi – ha concluso Marini -, orgogliosissimi”.

Aggiornamento h 14,53 – Era circa i 500 i rappresentanti religiosi provenienti da tutto il mondo che hanno partecipato al pranzo di pace insieme a Papa Francesco nel refettorio del Sacro Convento di Assisi. Con il Papa erano seduti, allo stesso tavolo, il Patriarca ecumenico Bartolomeo I, il prete albanese Ernst Simoni Troshani, testimone diretto della dittatura in Albania, dove rimase in carcere per circa venti anni, e che il pontefice aveva conosciuto nel suo viaggio a Tirana. A tavola con il Papa anche il Rabbino David Rosen, il filosofo polacco Zygmunt Bauman, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby e una rifugiata.

Il pranzo si è concluso con la festa in onore dei 25 anni del patriarcato di Bartolomeo I: altrettante le candeline sulla torta in onore dell’arcivescovo di Costantinopoli. Per l’occasione è stata stappata anche una bottiglia di champagne.

All’inizio del pranzo che si è svolto nel refettorio del Sacro Convento, il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ha rivolto il suo benvenuto a Papa Francesco “in questa arca di Noè” che è stato l’incontro internazionale “Sete di pace” di Assisi. “Siamo tutti insieme qui da qualche giorno – ha aggiunto – per discutere e lavorare per la pace”.

Ha poi espresso il suo saluto a Bartolomeo I per l’anniversario dei venticinque anni di patriarcato ecumenico “che ha unito nella sua persona i due mondi dell’Oriente e dell’Occidente, polmoni della fede che ci aiutano ad andare avanti e a proteggere dalla guerra e dalla violenza tante persone che soffrono”. La presenza dei rifugiati allo stesso pranzo – ha concluso Impagliazzo – “non è solo un simbolo, ma una realtà, perché ogni religione cammina accanto e insieme ai poveri, come lei Padre santo, ci insegna sempre”.

I fedeli si stanno ora dirigendo, composti e in fila, verso i vari luoghi dove verrà pronunciata la preghiera alle 16: i cristiani si troveranno nella zona del Sacro Convento di Assisi, Basilica Inferiore di San Francesco; i musulmani nella zona di via Frate Elia; gli ebrei nel Chiostro dei Morti, con ingresso dalla piazza Superiore; gli Oomoto nel Chiostro dei Novizi; i fedeli delle religione indiane (giainisti, zoroastriani, sick e induisti) in via Merry dal Val, dalle Suore della Beata Angelina; gli scintoisti e i buddisti a Palazzo Monte Frumentario; i seguaci della religione tenrikyo e i taoisti nel giardino esterno del Monastero di Sant’Andrea.

Aggiornamento h 13,00 – Papa Francesco si è ora recato a pranzo al Sacro Convento con i leader religiosi e le personalità, partecipanti all’incontro “Sete di pace”. Tra di loro anche 12 rifugiati provenienti da paesi in guerra, attualmente accolti dalla Comunità di Sant’Egidio. Tra di loro Rasha, con la figlia Janin di sette anni, arrivate in Italia nello scorso febbraio con i corridoi umanitari di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e Tavola Valdese. Di origine palestinese, vivevano in un campo profughi alla periferia di Damasco fino alla fuga in Libano. Sono arrivati coi corridoi umanitari anche cinque cristiani siriani: sono cattolici assiri Fadi e Ruba, che col figlio undicenne Murkus, sono fuggiti da Hasake; di confessione armena sono Osep, Kevork e Tamar, che più tardi interverrà sul palco della cerimonia conclusiva, testimoniando sulla sofferenza della sua città, Aleppo. Vengono dalla regione insanguinata da Boko Haram le nigeriane Paulina ed Evelyn; è fuggita dall’Eritrea Enes, mentre è originario del Mali il ventitreenne Alou, sopravvissuto a un terribile viaggio su un barcone dalla Libia alla Sicilia.

La giornata è fortunatamente soleggiata e tranquilla. Attivi tutti i check-point, quando nessun problema viene segnalato finora. Il maggiore flusso di fedeli è atteso per questo pomeriggio, in particolare prima delle 16, poco prima della preghiera conclusiva sul palco allestito nella piazza antistante la Basilica Inferiore di Assisi.

Aggiornamento h 12,14 – Papa Francesco è stato accolto al suo arrivo anche da alcuni rappresentanti del governo italiano. A stringergli la mano e a scambiare qualche parola con lui c’erano, tra gli altri, anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando, il ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti e il vice ministro agli Esteri Mario Giro. Insieme alle autorità, il pontefice continua a salutare uno ad uno tutti i rappresentanti delle fedi presenti ad Assisi per la Giornata di Preghiera. Tra i leader religiosi presenti quelli delle chiese cristiane, cattolici, copti, luterani ed evangelici, del mondo musulmano ed ebraici. Commovente l’abbraccio tra Papa Francesco e  il Rabbino argentino Abraham Skorka: insieme condividono una lunga amicizia fin dai tempi in cui si trovavano entrambi a Buenos Aires, impegnati nel dialogo interreligioso.

Tanti i turisti e i fedeli che stanno partecipando alla giornata di preghiera di oggi. La città è blindata: imponente infatti il dispiegamento di forze, dai carabinieri, alla polizia, ai vigili del fuoco e ai volontari della protezione civile, che monitorano il passaggio delle principali e delle periferiche vie d’accesso alla Basilica.

Aggiornamento h 11,43- Papa Francesco ha fatto il suo ingresso al Sacro Convento salutato dai principali rappresentanti delle religioni mondiali, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, dal patriarca siro-ortodosso di Antiochia Efrem II, dal Rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e dal Vicerettore dell’Università di Al Azhar, Abbas Schuman. Il Papa dopo l’incontro in convento pranzerà con una comunità di rifugiati siriani.

Aggiornamento h 11.25- Papa Francesco è appena atterrato all’eliporto di Santa Maria degli Angeli, ad appena un mese dalla sua  ultima visita nella terra di San Francesco,  accolto come da protocollo dal Vescovo Mons. Domenico Sorrentino, dalla presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, dal sindaco di Assisi Stefania Proietti e dal Prefetto Cannizzaro.

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Il grande giorno è arrivato: Papa Francesco torna in visita ad Assisi oggi, 20 settembre, in occasione del convegno “Sete di Pace”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Una lunga giornata durante la quale TuttOggi.info seguirà passo passo gli eventi che vedranno coinvolto Papa Francesco e i 511 leader religiosi giunti in questi giorni nella città del Santo poverello. Il convegno si svolge 30 anni dopo la storica Giornata di Preghiera per la Pace del 27 ottobre 1986 voluta da San Giovanni Paolo II, e ha già visto, nella giornata di domenica 18 settembre, la partecipazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Papa Francesco torna dunque in Umbria a poco più di un mese dalla sua visita alla Porziuncola di Santa Maria degli Angeli dello scorso 4 agosto.

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[themepacific_box color=”grey” text_align=”left” width=”100%”]Assisi accoglie il presidente Mattarella, in attesa della Giornata Mondiale di preghiera[/themepacific_box]

L’agenda di oggi per Papa Francesco ad Assisi è fittissima: con partenza alle 10.30 dal Vaticano, il suo arrivo è previsto per le 11.05 nel campo sportivo “Migaghelli” a Santa Maria degli Angeli. Qui verrà accolto dall’arcivescovo Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, dalla presidente dell’Umbria Catiuscia Marini, dal sindaco di Assisi Stefania Proietti e dal prefetto di Perugia Raffaele Cannizzaro. Il padre custode del Sacro Convento, Mauro Gambetti, lo attenderà per le 11.30, insieme al patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, dall’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, dal patriarca siro-ortodosso di Antiochia Efrem II, dai rappresentanti musulmani, ebraici e di altre religioni. Tutti insieme raggiungeranno il chiostro di Sisto IV, dove li attendono i rappresentanti delle Chiese e religioni mondiali, e i vescovi dell’Umbria.

Alle 12 la giornata entrerà nel clou, quando il Papa saluterà singolarmente tutti i leader religiosi. Pranzo comune alle 13 nel refettorio del Sacro Convento, accanto ad alcune vittime delle guerre. Il presidente di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, ricorderà il 25/mo anniversario di patriarcato di Bartolomeo. Alle 15.15, il Pontefice incontrerà singolarmente il patriarca Bartolomeo, l’arcivescovo anglicano Welby, il patriarca Efrem II, il rappresentante musulmano e quello ebraico.

Poi alle 16.00 la preghiera per la pace, in diversi luoghi della città: quella ecumenica dei cristiani sarà nella Basilica Inferiore di San Francesco. Alle 17.00, terminata la preghiera, tutti i partecipanti usciranno dalla Basilica Inferiore, incontrando i rappresentanti delle altre religioni, che hanno pregato in altri luoghi.

Alle 17.15, in piazza San Francesco, ci sarà la cerimonia conclusiva, con il saluto dell’arcivescovo Sorrentino, i messaggi di un testimone vittima della guerra, del patriarca Bartolomeo, di un rappresentante musulmano e uno ebraico, del patriarca buddista giapponese, di Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio. Quindi Papa Francesco parlerà di nuovo alla folla, seguito dalla letture di un Appello di pace, che verrà consegnato a bambini di varie Nazioni, da un momento di silenzio per le vittime delle guerre, dalla firma dell’Appello di pace e l’accensione di due candelabri, dallo scambio della pace. Il congedo del Papa è previsto per le 18.30, che tornerà all’eliporto di Santa Maria degli Angeli in auto. Poi il decollo alle 19 per rientrare in Vaticano alle 19.35.

Il convegno – Tanti gli incontri che si stanno svolgendo ad Assisi in occasione dell’evento “Sete di pace – religioni e culture in dialogo”. Tra i diversi panel di ieri, 19 settembre, “Media e guerra: informazione e disinformazione” a cui hanno preso parte Jean-Pierre Denis, direttore de “La Vie”, Antonio Ferrari, inviato del “Corriere della sera”, M’hamed Krichen, giornalista di “Al Jazeera”, Philip Pulella, giornalista dell’agenzia Reuters e padre Enzo Fortunato, direttore della Sala Stampa del Sacro convento di Assisi. A presiedere l’incontro Guillaume Goubert direttore de “La Croix”.

bartolomeo I sindaco romiziSempre ieri mattina, il patriarca Bartolomeo I ha ricevuto, all’Università per Stranieri di Perugia, la laurea honoris causa in Relazione Internazionali, con una dissertazione sul significato della pace, dopo la laudatio del professor Marco Impagliazzo.

Attivo e funzionante il piano sicurezza – Dopo il piano di sicurezza elaborato per l’arrivo di Papa Francesco ad Assisi lo scorso 4 agosto, il Prefetto di Perugia, Raffaele Cannizzaro, ha lavorato con le forze dell’ordine affinché tutto proceda senza intoppi anche durante il convegno “Sete di Pace”: i lavori del Prefetto sono infatti iniziati, già lo scorso 11 agosto, quando con il Comitato Provinciale di Ordine e Sicurezza Pubblica è stato elaborato un primo esame dei profili organizzativi e di sicurezza relativi all’incontro internazionale. Si contano intanto ben 6mila persone accreditate all’evento di oggi e 200 volontari impegnati per accogliere i partecipanti.

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