Palio del Fantasma 2017: La Bruna domina la sfida teatrale | maxiphotogallery - Tuttoggi.info

Palio del Fantasma 2017: La Bruna domina la sfida teatrale | maxiphotogallery

Pietro Manna

Palio del Fantasma 2017: La Bruna domina la sfida teatrale | maxiphotogallery

Lo spettacolo migliore vince la gara di teatro e si aggiudica un prezioso Jolly "da due"
Lun, 31/07/2017 - 14:42

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Il Palio del Fantasma 2017 entra nel vivo e con la messa in scena delle rappresentazioni teatrali, prima vera sfida tra i rioni, che ha messo in premio un “jolly da due”, un prezioso vantaggio da giocarsi sabato prossimo nell’attesa sfida finale del Palio del Fantasma 2017.

Il tema di quest’anno, assai adatto ad essere rappresentato teatralmente, è stato quello dei peccati capitali, la serata è stata presentata dal sempre brillante Luca Terenzi  e la giuria chiamata a valutare le cinque rappresentazioni era composta dal noto regista Stefano Alleva, dall’attrice Ewa Spaldo e dal Dott. Luciano Sovena, Presidente della Roma Lazio Film Commission.

Ha vinto il migliore, senza ombra di dubbio, all’unanimità secondo il giudizio insindacabile dell’autorevole giuria e secondo i rumors della piazza che aveva già decretato il suo vincitore prima della lettura del verdetto ufficiale: La Bruna ha messo in scena una ottima rappresentazione centrando completamente il tema, con una scenografia accattivante e perfettamente adatta al contesto, interpretando in maniera originale un tema della mitologia classica, curando i particolari ed i tempi scenici in maniera minuziosa. Il tutto affidandosi alla  regia “esterna” del giovane attore Giacomo Nappini, ma ricorrendo completamente a risorse interne per quanto riguarda i ben 40 protagonisti della rappresentazione e per la realizzazione di costumi e scenografie.

Azzeccato anche lo sviluppo dello spettacolo, armonioso dall’inizio alla fine, che sembrava avere avuto il suo massimo picco di intensità prima del termine, per poi chiudersi in calando, mentre all’ultimo momento, con un effetto scenico semplice ma efficace affidato a dei palloncini liberati in aria e sapientemente illuminati da un gioco di luci, la scena si è riappropriata di tutta la forza degna di un gran finale .

Il peccato capitale assegnato a La Bruna era l’invidia e la rappresentazione andata in scena è stata incentrata appunto sull’invidia della dea Megera nei confronti delle più note e fortunate sorelle Giunone, Era e Afrodite: Megera lancia loro la sua maledizione che emana dal suo sguardo. La parola invidia infatti deriva dal latino in-video che tradotto letteralmente significa guardo male, guardo “di traverso”.

Se la rappresentazione avesse avuto anche una morale finale, un messaggio, un insegnamento sarebbe stata la classica ciliegina sulla torta, ma questo nulla toglie alla bontà dello spettacolo andato in scena.

Buona anche la rappresentazione del rione Castel Ritaldi, classificatasi al secondo posto, volutamente lenta per dare risalto alla comicità del personaggio principale, la Principessa Mangiona, molto bene interpretata da Luisa Palopoli, migliore attrice protagonista e dal significato morale semplice ed intuitivo.

Il peccato capitale affrontato era quello della gola, un problema assai importante al giorno d’oggi, che evidenzia in maniera emblematica i contrasti sociali di un mondo in cui se da una parte abbiamo milioni di persone che soffrono la fame, dall’altra ne abbiamo migliaia alle prese con problemi di obesità e disfunzioni alimentari dovute eccessiva alimentazione. L’uomo moderno ed evoluto infatti non mangia per vivere ma per ostentare, non mangia per necessità ma per compiacimento e gusto: la ricetta per ristabilire i corretti valori è quindi semplice, basterebbe tornare a mangiare per fame e non per palato ed il mondo non potrebbe che essere migliore.

Anche lo spettacolo di Catel San Giovanni, a cui è toccato in sorte il peccato capitale dell’avarizia, è risultato ben congegnato ed armonioso, con un significato intrinseco profondo e con un messaggio finale di speranza, entrambi però espressi in maniera poco intuitiva, specie in un contesto popolare come quello del Palio del Fantasma.

L’uomo nasce puro rispetto a questo peccato, sia pur da genitori già contaminati, già burattini del dio denaro, assai ben rappresentato da una figura scenica gigante e tentacolare capace di costringere l’uomo alla propria volontà. Poi però, durante il corso della vita, l’uomo tende a trasformare ogni elemento, anche il più sentimentale, nel suo equivalente in denaro e finisce con il morire schiavo dei soldi.

Il messaggio finale che il coro delle coscienze umane ha gridato a tutta la pizza è stato: “L’avarizia non è cattiveria, ma piuttosto un’insensibilità al bisogno altrui”, quindi non è insita nella natura umana e per questo è assai più facilmente correggibile.

Terzo a pari merito con Castel San Giovanni si è classificato Colle del Marchese, che sulla carta aveva il peccato capitale più facile da rappresentare, la lussuria. Il Colle, pur avendo messo in scena una buona rappresentazione, assai ben interpretata da attori-cantanti professionisti, con scene tratte da un musical inedito ispirato a questo tema, ha peccato in scenografia e non ha voluto che il suo show lasciasse un segno nei cuori, lanciasse un messaggio al numeroso pubblico. Non particolarmente apprezzata neanche la scelta, sia pur legittima, di affidare ad elementi esterni, sia pur bravissimi, la parte più sostanziosa della rappresentazione, lasciando ai ragazzi del Colle il ruolo di comprimari, poco più che comparse chiamate a fare da sfondo allo spettacolo con coreografie fin troppo semplici.

Un capitolo a parte merita l’analisi della rappresentazione di  Mercatello, andata in scena per prima e che ha rischiato di compromettere la buona riuscita dell’intero appuntamento, suscitando i malumori del pubblico e qualche prematuro abbandono della piazza, fenomeno fortunatamente limitato dal fatto che si trattava proprio di inizio serata. Una rappresentazione lentissima, scollegata, scoordinata, un po’ cantata (male) dal vivo, un po’ in playback, che non ha saputo centrare in pieno il tema dell’ira assegnato al rione, che ha raccontato un’altra storia tra l’altro in maniera poco originale. Uno spettacolo durato inspiegabilmente ben 40 minuti, contro i 15 imposti dal regolamento, che ha lasciato tutti più che interdetti e che è stato interpretato dalla giuria come una mancanza di rispetto nei confronti degli altri rioni. Anche se con tutta probabilità non si è trattato di questo ma di semplice superficialità nel non aver letto il semplicissimo regolamento, tale mancanza ha penalizzato Mercatello che ha ricevuto voti bassissimi finendo ultimo staccatissimo dagli altri. Valutando la rappresentazione senza tenere conto di questo grossolano errore di durata, c’è da dire che probabilmente Mercatello sarebbe comunque arrivato ultimo in quanto, come già detto, la qualità dello spettacolo è stata bassa da ogni punto di vista.

Onore dunque a La Bruna che ha messo in scena lo spettacolo più equilibrato e curato della serata e che ha vinto con pieno merito la prima sfida vera di questo 28° Palio del Fantasma.


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