E’ la scienza ad incastrare Piter. Dall’esito degli esami del Dna è chiaro. C’è il profilo genetico di Katia Dell’Omarino nelle tracce di sangue presenti nell’auto di Piter Polverini, nel martello e nel panno fatto ritrovare dal 24enne sangiustinese subito dopo il suo arresto. Ma il grado di coinvolgimento del ragazzo nella morte della donna è sempre più chiaro. Riscontri positivi vengono anche dall’accertamento relativo sul bulbo pilifero trovato durante l’autopsia sul corpo della vittima. Quel pelo appartiene al ragazzo in carcere dal 16 settembre con l’accusa di omicidio.
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Si aggrava dunque sempre di più la posizione del principale sospettato della morte della Dell’Omarino. Ora la perizia genetica sarà presentata al pm Julia Maggiore, titolare delle indagini. Intanto queste indiscrezioni confermano la linea investigativa dei carabinieri di Sansepolcro, che già attraverso i metodi dell’investigazione classica avevano raggiunto conclusioni del tutto simili, arrivando a prelevare il ragazzo nella sua casa e a trovare anche prove “regina”, come la presunta arma del delitto e il panno imbrattato del sangue della vittima.
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L’indagato continua a permanere nel silenzio che, evidentemente, è parte della linea difensiva decisa dai suoi legali. E mai sono state confermate le primissime dichiarazioni che il giovane aveva rilasciato agli agenti, accusandosi, ma come ben noto le stesse non avranno valore, una volta in aula, per l’eventuale processo.