E’ morto ieri, 16 aprile, a 70 anni Allan Holdsworth, virtuoso inglese della chitarra amato, tra gli altri, da illustri colleghi come Steve Vai, Frank Zappa e Eddie Van Halen. A dare la notizia è stata la figlia dell’artista, Louise, attraverso la propria pagina Facebook.
Holdsworth è stato per generazioni di amanti della chitarra una specie di genio sulfureo che anche grazie ad una tecnica esecutiva straordinaria e all’amore sviscerato per le novità tecnologiche è stato in grado di cambiare per sempre l’approccio di molti musicisti allo strumento a 6 corde. Fu infatti uno dei pionieri del MIDI applicato alla chitarra (Synthaxe, con la quale controllava anche 6 sintetizzatori contemporaneamente), sperimentando nuove sonorità divise tra l’elettronico e l’acustico già dall’album del 1986 Atavachron, una pietra miliare del genere. Un giornale del settore titolava infatti su di lui recentemente, “The man who changed guitar forever”. I suoi esordi furono con i Soft Machine e i Gong, due dei principali gruppi della scena progressive britannica, a cui seguirono anche i Tempest e gli UK. Molte le collaborazioni, ma sopratutto una solida carriera solista, anche se molto di nicchia, per veri intenditori.
Allan Holdsworth è stato molto apprezzato anche in Umbria, dove iniziò a venire negli anni ’80 per i concerti di Rockin’ Umbria, felice intuizione del compianto Sergio Piazzoli.
Chi scrive ebbe la fortuna di poter vedere dal vivo Holdsworth per la prima volta ad Umbertide, verso la fine degli anni ’80, dove con le sue indiavolate chitarre teneva un concerto con il bassista Stanley Clarke (giusto per sottolineare l’altissima qualità di quegli eventi, ricordiamo che Clarke aveva già suonato con Miles Davis).
Nemmeno a dirlo, Allan Holdsworth, fece impazzire il pubblico umbro.
Come sempre muore l’uomo, l’artista, ma la sua musica rimane come dono prezioso per tutti coloro che lo hanno amato, e quella non ce la potrà togliere nessuno.
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