“Questo è un momento importante perché ci dà l’occasione di riflettere su un’immane tragedia che ha segnato la vita di tante persone e che ha portato ad un cambiamento radicale nel modo di approcciarsi alla tematica dei diritti umani”: così il Sindaco di Spoleto Umberto de Augustinis che ha aperto stamani, al complesso monumentale di San Nicolò, una conferenza alla presenza di Vivi Salomon, figlia di sopravvissuti della Shoah. Un’iniziativa organizzata dal Comune di Spoleto insieme all’Istituto per la Storia dell’Umbria Contemporanea e all’Istituto Alberghiero di Spoleto.
“Esistono momenti- ha ricordato il Sindaco – in cui si perde il senso dell’umanità e vengono completamente a mancare i sentimenti di comunità e di fratellanza. È successo anche a Spoleto, tanti anni fa, durante le lotte intestine tra Guelfi e Ghibellini, quando furono commessi stragi, atti di credulità e di barbarie che hanno messo una contro l’altra le stesse famiglie della nostra città. In vicende molto più vicine nel tempo, le leggi razziali e poi l’infamia dei lager ci fanno capire come il germe del male è insito nell’uomo e riesce a superare facilmente i secoli. Pensare che dietro a tutto questo sia esistito addirittura un sistema legale deve indurre a delle riflessioni. Serve un solido meccanismo di difesa che impedisca il ripetersi di queste situazioni dagli effetti nefasti per l’umanità. Non è un caso che la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo sia nata all’indomani della guerra, per far sì che tali diritti non potessero essere più aggrediti e sopraffatti. È fondamentale tenere viva l’attenzione affinché questo genere di male non si ripresenti anche all’interno degli stessi sistemi sociali”.
Il dirigente scolastico dell’Alberghiero Fiorella Segrestani ha ricordato come la giornata è nata anche dalla volontà degli studenti dell’Alberghiero per creare, anche al di fuori dei programmi scolastici, occasioni per approfondire aspetti fondamentali della storia contemporanea mentre Dino Renato Nardelli, della Sezione didattica Isuc, ha offerto una chiave interpretativa per una compiuta elaborazione della memoria che deve rispondere sia ad un aspetto emotivo (come si evince dall’etimologia della parola ricordo, dal latino cor-cuore) sia ad uno più razionale e mentale (come indica la parola rammentare).
Vivi Salomon, cresciuta in una famiglia originaria dell’Europa dell’Est, ha raccontato la storia di sua madre, deportata ad Auschwitz, all’età di soli 13 anni, con sua sorella Agi, la sua madre Ilonka e altri familiari. Rimasta sola, fu trasferita nel campo di lavoro Ravensbruck, in Germania, e da lì, alla fine della guerra, i tedeschi la avviarono alla “Marcia della morte”, durante la quale, il 25 aprile 1945, fu finalmente liberata dai russi. Aveva 14 anni e pesava 26 chili. Il racconto di Vivi Salomon è stato seguito da letture e brani musicali a cura degli studenti dell’Alberghiero.