Accordo con i medici di medicina generale: così le persone tra 70 e 79 anni saranno divise in tre fasce a seconda dello stato di salute
Accordo tra la Regione e i circa 720 medici di medicina generale in Umbria per le vaccinazioni anti Covid dei 95 mila umbri di età compresa tra 70 e 79 anni. Categoria che sarà divisa in tre fasce, a seconda dello stato di salute. Coloro che hanno specifiche patologie, tali da consigliare il solo utilizzo dei preparati Pfizer e Moderna, saranno presi in carico dalla Regione. Gli ultra 70enni che non possono spostarsi saranno vaccinati a domicilio dei medici di famiglia. Che nei propri ambulatori o in centri attrezzati inoculeranno il vaccino a tutti gli altri over 70. Vaccinazioni che dovrebbero prendere il via dopo Pasqua. Le prenotazioni saranno effettuate tramite il medico di medicina generale.
Si prosegue con gli over 80
Intanto da oggi, lunedì 22 marzo, aperte le prenotazioni per la vaccinazione di coloro che sono nati nel 1941, compresi quanti non hanno ancora compiuto gli 80 anni di età.
La prenotazione può essere effettuata tramite il portale regionale vaccinocovid.regione.umbria.it o in farmacia. Sarà possibile ricevere la somministrazione, con il vaccino Pfizer, già nei prossimi giorni.
Per gli ultraottantenni che hanno già fissato un appuntamento per il mese di maggio rimane attiva la possibilità di anticipare la prenotazione ad aprile.
Il caso avvocati
Intanto non si placano le polemiche tra le categorie che chiedono la vaccinazione prioritaria e all’interno delle stesse categorie. Su tutte quella degli avvocati, dopo nella giornata di domenica alcuni di loro sono stati contattati dall’Ordine a cui, a sua volta, le Asl avevano chiesto la disponibilità di soggetti pronti a vaccinarsi in una giornata che aveva visto scarse prenotazioni per recuperi e anticipazioni. Chiamate non effettuate in modo trasparente e seguendo un criterio, secondo diversi avvocati, che minacciano anche esposti presso le competenti Procure della Repubblica.
I bancari e la politica
E c’è malumore anche tra i lavoratori del settore bancario, ritenuto essenziale dal Governo e mai interrotto neanche durante il lockdown. Nei giorni scorsi banche e sindacati hanno sottoscritto un protocollo che mette a disposizioni delle pubbliche autorità, infrastrutture e risorse proprie delle banche, per vaccinare quando possibile i dipendenti senza pesare sulle strutture pubbliche, già impegnate sulla sfida della pandemia. “Il tutto – spiegano i sindacati di categoria – in un’ottica di agevolare la collettività, non gravandola di costi che saranno sostenuti dalle aziende e permettendogli di continuare ad usufruire dei servizi bancari con la sicurezza di rivolgersi ad operatori vaccinati e quindi in ambiti più sicuri per tutti, clienti, dipendenti, nuclei familiari“.
Ecco perché le critiche alle aspettative dei bancari sulla vaccinazione arrivate dalla politica sono stigmatizzate dai segretari umbri di FABI, FIRST/CISL, FISAC/CGIL, UILCA/UIL, UNISIN. Che in una nota congiunta scrivono: “Le organizzazioni sindacali respingono ogni tentativo di creare divisioni fra lavoratori che non hanno ragione di esistere, convinti come siamo che dalla pandemia si possa uscirne più facilmente non solo evitando negazionismi vari e minimizzazione dei problemi, ma al contrario con comportamenti responsabili, con campagne di vaccinazione estese da attuarsi in tempi rapidi e nell’unità d’intenti, al fine di scongiurare sterili quanto dannose contrapposizioni di parte“.
De Luca: vaccinare operatori del commercio beni essenziali
E il capogruppo del M5s in Regione, Thomas De Luca, ribadisce la necessità di garantire la vaccinazione prioritaria ai lavoratori della grande distribuzione organizzata e del commercio dei beni primari: “Garantire il vaccino alla cassiera, al macellaio, all’addetto banconista e caricamento merci. Per includere queste categorie di lavoratori dei servizi essenziali avevamo presentato un emendamento che era stato anche approvato
dall’Assemblea legislativa dell’Umbria”.
Figliuolo: stop categorie e liste parallele trasparenti
Queste polemiche, avvenute non solo in Umbria, hanno indetto il commissario Covid nazionale, generale Figliuolo, a ridurre l’autonomia delle Regioni nell’indicazione dei soggetti da vaccinare. Eliminando dopo sanitari, forze dell’ordine, volontari e insegnanti le categorie che derogano alle prenotazioni in base alla fascia di età. Da Roma Figliuolo manderà un ogni regione una sua persona di fiducia per verificare come stanno procedendo le vaccinazioni anti Covid.