L’agriturismo non è un albergo, e non può vedersi attribuita la stessa Tari di un hotel. La pensa così il Comune di Umbertide, che di recente ha abbassato la tariffa per il settore, istituendo una specifica categoria circa la Tassa sui Rifiuti per gli agriturismi, a decorrere già dall’anno in corso.
Un passo in avanti che per Cia (Confederazione Italiana Agricoltori) Umbria segna una prima importante vittoria, dopo i tanti incontri territoriali svoltisi proprio ad Umbertide nei mesi scorsi, per segnalare la questione a tutti gli operatori agrituristici. Ora, però, la Cia regionale vuole che tutti gli altri Comuni seguano l’esempio del Comune altotiberino e ha infatti inviato all’Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci) dell’Umbria una lettera per sollecitare tutte le Amministrazioni comunali alla sospensione immediata dell’attuale tariffa.
La Cia ha invitato a recepire anche le sentenze del Tar dell’Umbria (2018) e del Consiglio di Stato del 19 febbraio scorso che, a seguito di una controversia tra il Comune di Corciano e un’azienda agrituristica, avevano sancito: “L’agriturismo è una branca dell’attività agricola alla quale resta connessa, e non attività assimilabile a quella alberghiera, dalla quale la dividono finalità e regime”. Il legislatore aveva insomma riconosciuto “una differenziazione economica e funzionale” rispetto alle attività alberghiere.
Ai singoli Comuni compete la discrezionalità amministrativa tariffaria considerando, ad esempio, il numero dei pasti o clienti ospitabili e la stagionalità dell’attività, ridotti rispetto ad un albergo. Nel caso del Comune di Umbertide, gli agriturismi erano prima inquadrati sotto la categoria degli alberghi, per la quale si applica un coefficiente di 7,5 euro al m² con ristorante e di 5,6 Euro al m² senza ristorante. Oggi, invece, il coefficiente della nuova categoria ‘agriturismi’ è di 4,02 euro al m². Ipotizziamo un agriturismo con ristorante di 200 m² di superficie: se prima pagava una Tari di 1.500 euro l’anno, oggi invece ne sborsa ‘solamente’ 804, circa il 50% in meno. Una somma ‘risparmiata’ da investire magari in nuovi servizi per i potenziali clienti.
“Mentre l’attività alberghiera è un’attività imprenditoriale commerciale svolta a scopo di lucro, quella agrituristica è funzionale alla valorizzazione delle risorse del territorio, alla difesa di suolo, ambiente e del patrimonio edilizio rurale – ha dichiarato il presidente Cia Umbria Matteo Bartolini – Bisogna tenere conto, inoltre, delle grandi differenze nella produzione di rifiuti che c’è tra l’operatore agrituristico e il gestore di un normale albergo con ristorante. Ad esempio gli scarti alimentari, l’umido, vengono usato negli agriturismi per l’alimentazione degli animali o per realizzare il compost per l’attività agricola, generando un ciclo virtuoso dei rifiuti. Differenze che i Comuni non possono più ignorare”.