Nelle ore successive alla tragedia del treno deragliato a Pioltello, mentre si dirigeva con il suo ‘carico’ di pendolari e studenti verso Milano e che è costato la vita a tre donne, abbiamo ricevuto la lettera del Dottor Salvatore Macrì, pendolare tra Foligno e Roma. Ve la proponiamo, integralmente, unendoci alla sua riflessione.
“Il deragliamento del treno tra Segrate e Pioltello oltre a indurre sentimenti di cordoglio e di profonda solidarietà per tutte le persone coinvolte, da quelle che più hanno patito perdendo la vita a chi è rimasto ferito nel corpo o anche “solo” nell’anima sino ai familiari di tutti i viaggiatori, non può non richiamare alle responsabilità in gioco e alle riflessioni sui provvedimenti che urgono.
Il carico umano era per la maggior parte fatto di pendolari del lavoro, i tanti “migranti seriali”, che quotidianamente pagano sulla propria pelle un diritto al lavoro strappato con la tenacia, il coraggio e la forza di affrontare, oltre allo svantaggio in sé della lontananza, i patimenti dei continui disservizi che trasformano l’impegno lavorativo quotidiano in un’avventura drammatica non esente dal rischio di precipitare in un incubo o addirittura in una tragedia.
Il campanello d’allarme, purtroppo, non ha allertato, determinando interventi che forse avrebbero potuto evitare la tragedia. La fatalità ha il suo peso ma spesso il quid imponderabile diventa un alibi invocato per nascondere e tutelare chi non lo merita.
Non conosciamo ancora i particolari del doloroso evento ed ogni valutazione su colpe e inadempienze va necessariamente rinviata, resta il dato di fatto, inattaccabile e inconfutabile, della profonda inadeguatezza del servizio ferroviario che espone chi deve viaggiare per necessitá sistematica a mal servizi logoranti e a pericoli incombenti.
É importante fare esperienza in tutti i frangenti, anche e soprattutto in quelli che si tingono di estrema gravità, se si vuole stare dalla parte giusta, cioé dalla parte di chi si guadagna onestamente il pane quotidiano superando gravi ostacoli pur di conquistare condizioni di dignità personale e familiare e contribuire alla crescita del Paese.
Nell’rinnovare sentimenti profondi di vicinanza solidale alle vittime del tragico accadimento, invitiamo tutti ad una riflessione sullo stato in cui versa il nostro Paese troppo spesso attento e solerte solo nei confronti dei potenti e non delle legittime rivendicazioni della gente normale che deve lavorare veramente e vuole farlo dignitosamente.
Che il 25 Gennaio divenga il Giorno del Lavoratore Pendolare…che ha il sacrosanto diritto a non essere forzatamente eroe”.
Dr. Salvatore Macrì Pendolare Foligno – Roma