L’ospedale di Terni si conferma centro di riferimento per la medicina del dolore e dopo la certificazione europea ricevuta nel 2016 dalla European League Against Pain, all’inizio di giugno, in occasione del 41esimo congresso nazionale AISD svoltosi a Roma, è arrivato un nuovo riconoscimento per la Clinica Medica – Reumatologia e Terapia Medica del Dolore e per il suo direttore, il prof. Stefano Coaccioli, al quale è stata assegnata la presidenza dell’Associazione Italiana per lo Studio del Dolore.
La presidenza AISD arriva a coronamento di un iter durato anni, nel corso del quale sia l’ospedale ternano sia il neo eletto presidente, hanno segnato tappe importanti nella lotta al dolore. Al prof. Coaccioli, che è anche direttore del dipartimento di Medicina e specialità mediche all’ospedale di Terni e titolare delle cattedre di medicina interna, semeiotica medica e medicina del dolore dell’Università di Perugia (primo insegnamento ufficiale nell’offerta formativa dell’ateneo di perugino), si devono in particolare il primo “Codice Etico per il Dolore” al mondo, pubblicato nel 2012 sullo European Journal of Pain, l’organizzazione nel 2017 del primo Pain Day a Terni, con rilevazione e caratterizzazione delle diverse tipologie di dolore, e il Narni Pain Study, la prima indagine epidemiologica sul dolore cronico mai realizzata in Italia, che è stata condotta nel 2014 su oltre 8mila residenti Narni.
“Insieme all’impegno profuso da Coaccioli – commenta il direttore generale Maurizio Dal Maso – il riconoscimento premia l’ospedale ternano nel suo complesso, che è impegnato da anni nel combattere la sofferenza fisica acuta e cronica. Un ruolo, quello svolto dal nostro ospedale nella lotta al dolore, che è stato evidenziato anche nel congresso romano che ha formalizzato la presidenza di Coaccioli”.
Il percorso verso la realizzazione di un “Ospedale senza dolore” è iniziato a Terni pochi decenni fa con l’ambulatorio di Reumatologia e Terapia Medica del Dolore, seguito dal dottor Luca Di Cato, e poi con l’ambulatorio di Terapia del dolore nella struttura di Anestesia e Rianimazione diretta dalla dottoressa Rita Commissari, arricchito lo scorso anno con un innovativo trattamento del dolore cronico che utilizza la radiofrequenza a luce pulsata. Nel 2014 è stata poi messa a regime la partoanalgesia, che in poco meno di due anni ha superato gli obiettivi ministeriali festeggiando quasi il 50% dei parti in analgesia, e nel 2016 è stato istituito il Comitato Ospedale-Territorio senza dolore (Legge 194 del 2001), e sono stati attivati anche la procedura di rilevazione del dolore in tutti i pazienti ricoverati (Legge 38 del 2010) e il monitoraggio e la terapia del dolore post-operatorio.
“Tappe importanti – sottolinea il prof. Coaccioli – che testimoniano un cambiamento culturale che ha trasformato l’approccio del medico e il concetto di cura. Un dolore non rilevato e non trattato compromette tanto la qualità della vita quanto il percorso di cura, riducendo la tolleranza ai trattamenti e provocando depressione, complicanze sistemiche ed isolamento sociale”
Si definisce “cronico” quel dolore che dura più di tre mesi, nonostante una terapia adeguata, e secondo l’ISTAT ne soffre circa il 26% degli italiani, cioè una persona su quattro, ma il dato sale al 50% tra gli over 70, con le donne attestate a quota 80%.
“È soprattutto nell’ambito del dolore cronico – spiega il prof. Coaccioli – che ora vanno orientati gli sforzi della sanità pubblica. La sofferenza derivante dai dolori cronici, infatti, aumenta proporzionalmente all’aumento dell’aspettativa di vita e della cronicizzazione di patologie invalidanti che sono sempre più compatibili con la vita ma costringono molti pazienti a vivere con un dolore che non passa mai. Basta pensare alle principali condizioni tipiche del dolore cronico come il dolore oncologico, il dolore da osteoartrosi e da artrite reumatoide, le lombalgie, la cefalea e l’emicrania, le sindromi miofasciali e la fibromialgia, la nevralgia del trigemino, e la neuropatia diabetica”.
Non soffrire è un diritto che in Italia è sancito anche dalla Legge n. 38 del 2010, che garantisce l’accesso alle cure palliative e in generale alle terapie del dolore nell’ambito dei livelli essenziali di assistenza. Tuttavia ancora oggi troppe persone non soltanto non conoscono questa legge ma continuano a soffrire inutilmente per la diffusa erronea opinione che il dolore rientri in qualche modo nel percorso diagnostico e terapeutico della malattia. Nell’ospedale di Terni, invece, il dolore è stabilmente monitorato e inserito come parametro vitale all’interno della cartella clinica che è ormai digitalizzata in quasi tutti i dipartimenti.