Terni, la dirigente confonde i bombardamenti alleati con quelli nazifascisti | Casapound 'farnetica' - Tuttoggi.info

Terni, la dirigente confonde i bombardamenti alleati con quelli nazifascisti | Casapound ‘farnetica’

Luca Biribanti

Terni, la dirigente confonde i bombardamenti alleati con quelli nazifascisti | Casapound ‘farnetica’

Delibera dirigenziale nel mirino | Casapound insorge con improbabili riflessioni politiche
Mer, 15/11/2017 - 20:53

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L’errore storico è grave e a commetterlo è un dirigente del Comune di Terni, nello specifico Maria Rosaria Moscatelli, che in una delibera scambia i bombardamenti alleati del ’43 su Terni con un’incursione nazifascista.

A farlo notare è una nota di Casapound che addirittura chiede le dimissioni della dirigente con motivazioni farneticanti. Non che questa sia una giustificazione all’errore storico. “Andando infatti a leggere il rinnovo del protoccolo – dice Casapound – di intesa tra Arciragazzi, laboratorio di comunicazione Blob lgc, Club Alpino Italiano, Gruppo Grotte Pipistrelli, l’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea e il Comune di Terni scopriamo con grande sorpresa che i 108 bombardamenti che hanno martoriato la nostra città non sono stati commessi dagli “ Alleati, ma dai Nazifascisti”.

Ecco quello che si legge nella determina della dirigente: “Visto che il territorio cittadino è particolarmente ricco di testimonianza relative ai rifugi antiaerei della seconda guerra mondiale; dal momento che la città di Terni ha subito un profondo sconvolgimento con i 108 bombardamenti a cui fu sottoposta dai nazifascisti”.

E, udite udite, ecco cosa afferma Casapound: “Noi non crediamo alla “svista” ma piuttosto alla volontà strumentale e revisionista di riscrivere la storia sperperando soldi pubblici secondo i propri canoni di compiacimento e ritorni elettorali”. Quindi, se non abbiamo capito male, secondo Casapound, la dirigente, volutamente avrebbe voluto riscrivere la storia con una delibera dirigenziale; e non solo. In tutto questo avrebbe avuto anche un compiacimento e tornaconto personale. In cosa consista poi lo sperpero di soldi pubblici non è del tutto chiaro.

Continua Casapound – “Racconti scomodi evidentemente questi, racconti che secondo la Dottoressa Moscatelli i ternani non devono conoscere così da alimentare la favola del bene assoluto contro il male, la disinformazione di sistema per compiacere ANPI ed associazioni politicizzate. Una vera vergogna storica che sommata al quadro delle indagini e degli arresti che hanno colpito la nostra città rende bene il quadro del clima sotto il quale vengono affidati servizi pubblici. Regaleremo alla Dott.ssa Moscatelli un libro sui bombardamenti a Terni e staremo in prima fila nelle visite ai rifugi per ascoltare con le nostre orecchie come viene raccontata la storia in città”.

Quindi, sempre secondo la logica di Casapound, quella ‘birichina’ della Moscatelli vorrebbe tenere nascosto un pezzo di storia per compiacere l’Anpi e le associazioni politicizzate che invece sono ben informate sui documenti militari pubblicati dall’aviazione americana. La storia dei bombardamenti su Terni è ben conosciuta e nota, anche ai militanti dell’Anpi e alle associazioni politiche.

Come si può pensare che una semplice dirigente comunale in una determina, oltre a palesare un’ignoranza storica oggettiva, possa pilotare in qualche modo una sorta di revisionismo storico? Una vergogna storica, che addirittura troverebbe legittimazione nell’inchiesta Spada che ha scosso i piani alti del Comune.

In realtà, la fissa del revisionismo e della politicizzazione della storia è una peculiarità di Casapound che nel suo certosino lavoro di ‘filologia storica’ si preoccupa di attribuire la paternità delle bombe che devastarono Terni, come se le vittime e i loro parenti avessero una qualche ‘giustizia storica’ in tale precisazione. Mutatis mutandis, i cattivi, secondo tale logica, sono gli Alleati: “certe affermazioni sono una offesa a tutte le famiglie delle oltre 1018 vittime che hanno trovato tragica morte in dieci mesi di inumani e criminali bombardamenti perpetrati ad armistizio firmato dalle forze di invasione degli eserciti inglesi ed americani i quali, per fiaccare il morale della popolazione, in molte occasioni si resero protagonisti di voli radenti sui civili colpendo donne e bambini nel mercato alle 10 di mattina”.

Già, le “forze di invasione”, come ama definirle Casapound, che evidentemente considera legittimo, invece, il Nazifascismo; la Storia le chiama Forze di Liberazione. Ma non è il caso qui di iniziare una disquisizione storiografica sull’anacronisticità di una visione manichea della storia.

Secondo il report dell’auterovele Fondazione Ranieri, il mattino dell’11 agosto 1943, settantadue velivoli B 17 Flying Fortress, di cui quaranta appartenevano al 301st Bomber Group partiti dal campo di Oudna in Tunisia, attaccarono lo scalo ferroviario di Terni. In tutto furono sganciate 213 tonnellate di bombe. Secondo il successivo rapporto statunitense, lo scalo venne coperto di crateri di bombe. L’incursione, inaspettata, fece circa 500 morti e 493 feriti. Si parla di altri 500 dispersi in seguito, per gran parte dichiarati deceduti. Il 17 agosto 1943, il Prefetto Antoniucci inviava a Roma una lunga relazione, dove ribadiva alcune cose che riguardavano l’incursione, che aveva avuto inizio alle 10,30 e fine alle 12,04 con cessazione dell’allarme alle ore 13,57.

L’attacco era stato fatto da quarantaquattro aerei americani in due ondate, che avevano lanciato oltre 500 bombe e che un velivolo si era abbassato a mitragliare. In realtà, secondo i piloti statunitensi, l’antiaerea non si fece vedere affatto o in maniera leggera, e fu un unico B 17 abbattuto. Gli edifici distrutti o danneggiati nel centro assommavano a 1.200 su 2.500 e, praticamente, tuttii 45.000 ternani che vivevano in quella zona erano scappati,accampandosi anche, vista la buona stagione , all’aperto. I soccorsi erano stati tempestivi, ed avevano coinvolto anche gli agenti di Pubblica Sicurezza della Questura. Tra gli edifici pubblici distrutti o danneggiati, anche la caserma dei Vigili del Fuoco, il Palazzo di Giustizia, il Magazzino del Consorzio Agrario, diverse scuole, gli Ospedali della Croce Rossa Principe Piemonte e Civile. Tra i morti di quel giorno ci fu anche il generale Antonio Passarelli, direttore della Fabbrica d’Armi dell’Esercito, assieme a trentaquattro suoi dipendenti. Il 10 giugno del 1944, due ordini decifrati rivelarono il contenuto delle direttive di Kesselring alle sue due Armate di ripiegare sulla linea Orbetello, via Rieti e Terni.

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