Anche nella francescana Foligno, c’è ancora qualcuno che crede nei rituali magici e confonde il mondo della superstizione con la vita reale. Anzi a dirla tutta purtroppo, sarebbero molti quelli che agiscono in gruppo o in maniera solitaria, per riproporre usanze ancestrali o rituali da stregoneria medievale.
Da qui l’accorato appello di alcuni volontari animalisti del territorio folignate, che invitano – seriamente – i proprietari di gatti e persino cani dal pelo nero a tenerli in casa, e a controllarli con particolare attenzione in questo periodo di Halloween.
Non si tratta di allarmismo, né di fanatici iperprotettivi in preda ad ansie ingiustificate. In questi giorni si moltiplicano con effetto domino ripetuti avvisi anche tramite il social network facebook, e la questione acquista sempre più rilevanza. Basti pensare che secondo un preciso studio portato avanti dall’Associazione Italiana Difesa Animali ed Ambiente, ogni anno nel nostro Paese ‘spariscono’ oltre 60mila gatti neri.
Un fenomeno che non dev’essere sottovalutato. Nella terza città dell’Umbria tra l’altro, sembra che abbia preso particolarmente piede. “Siamo in una regione con alta religiosità, un una terra mistica dove San Francesco Patrono degli animali ha lasciato un forte segno – fa sapere un’attivista folignate che preferisce però restare anonima – purtroppo però la barbara pratica di sacrificare gli animali, specialmente i gatti neri, in determinati periodi dell’anno è ancora diffusa. Oltre ai solstizi, alla vigilia di Natale e alla ricorrenza dell’Arcangelo Gabriele – rileva – a Foligno certi riti si praticano anche in occasione della festività della Beata Angela, che lottò contro il Diavolo. Capisco che certi discorsi possono disturbare e intimorire – prosegue – ma i fatti sono reali, ed anche l’anno scorso in questo periodo, vicino alle strutture comunali del canile e del gattile sono stati sottratti alcuni gatti neri. Fenomeni del genere li registriamo pure su delle colonie feline sparse nel territorio, e sempre nell’avvicinarsi di date ben precise”.
Ci sono precise zone che alcuni animalisti vorrebbero segnalare, come quella del parco fluviale e dell’oasi di Sassovivo. “In questi posti – denunciano – ci sono stati segnalati resti di animali che potrebbero essere riconducibili proprio a certe pratiche”.