Tempi di vestizione-svestizione: il Tribnale di Terni obbliga l'Azienda Ospedaliera Santa Maria all'esborso di 3.876 euro nei confronti di un' infermiera.
Tempi di vestizione durante il turno di lavoro: il Tribunale di Terni ha optato per il risarcimento di un’infermiera dell’Azienda Ospedaliera “Santa Maria”. La sentenza numero 289/2021 avrà effetti diretti sulla ricorrente, assistita da UILFPL, ma la questione, nell’ambito della sanità umbra, riguarda circa 9.000 turnisti.
Tempi di vestizione, gli inizi della battaglia di UILFPL
Nel lontano 2007 la UILFPL di Terni intraprese una battaglia al fianco di infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici della sanità; il tempo di vestizione-svestizione doveva essere retribuito. Il Giudice del Lavoro di Orvieto, a suo tempo, appoggiò tale richiesta, ma l’ASL Umbria 2, secondo una nota di UILFPL, riuscì, nel 2012, a ribaltare la situazione: la Corte di Appello di Perugia, infatti, riformò la Sentenza di Orvieto. La UILFPL tuttavia non si arrese, e si spinse fino alla Corte Suprema di Cassazione.
La sentenza 3901/2019 della Corte di Cassazione a favore dei lavoratori
Dalla sentenza 3901/ 2019 della Corte Suprema di Cassazione si apprende che “in materia di orario di lavoro, nell’ambito dell’attività infermieristica, il tempo di vestizione-svestizione dà diritto alla retribuzione […] trattandosi di un obbligo imposto dalle superiori esigenze di sicurezza ed igiene, riguardanti sia la gestione del servizio pubblico sia la stessa incolumità del personale addetto”. Il pronunciamento della Corte Suprema di Cassazione, di fatto, si dimostrava favorevole ai lavoratori, e alle tesi di UILFPL.
“Le Aziende ritenevano che il diritto fosse insussistente”
“Così – afferma Gino Venturi, Segretario Generale UILFPL di Terni – nel 2020 la UILFPL tentò soluzioni conciliative con l’Azienda ASL Umbria 2 e il ‘Santa Maria’ di Terni, presso l’Ispettorato del Lavoro”. Nessuna risposta positiva, in tal senso, sarebbe mai pervenuta. “Le Aziende – continua Venturi – ritenevano che il diritto fosse insussistente“. Pertanto, tramite l’avvocato Maurizio D’Ammando, vennero incardinate cause in diversi Tribunali dell’Umbria.
Tribunale di Terni: il “Santa Maria” deve riconoscere 3.876 euro all’infermiera
Ecco dunque il terreno sul quale si edifica la sentenza 289/2021 del Tribunale di Terni “che condanna – dichiara UILFPL – l’Azienda Ospedaliera ‘Santa Maria’”. Quest’ultima, difatti, dovrà corrispondere all’infermiera una cifra di 3.876 euro. L’Azienda Ospedaliera, inoltre, provvederà anche a saldare le spese legali della controparte. “La sentenza – precisa UILFPL – ha definito l’ammontare di 3.876 euro sulla base di una complessa e meticolosa ricostruzione delle presenze giornaliere della lavoratrice negli anni considerati”.
Venturi: “Ogni lavoratore provveda alla propria procedura”
“Adesso – sostiene il Segretario Generale UILFPL di Terni – è importante che ciascun lavoratore avvii la propria procedura per bloccare la prescrizione quinquennale”, dal momento che “l’indennità del cambio di divisa”, riguarderebbe gli ultimi cinque anni “a partire dal momento in cui presentiamo la sentenza o la richiesta di conciliazione”.
Decine di milioni di euro sul sistema sanitario umbro
Il Segretario Regionale UILFPL Cotone, infine, ha inteso ribadire che “di fronte a una giurisprudenza affermata, la resistenza alle istanze dei lavoratori non è comprensibile”. “L’atteggiamento delle Aziende – conclude Marco Cotone – è da irresponsabili, perché in questo modo si aggravano i costi a svantaggio della collettività”. Infatti, moltiplicando per novemila potenziali richiedenti l’importo che ora il “Santa Maria” di Terni è tenuto saldare si ottengono numeri da capogiro; decide di milioni di euro, secondo i calcoli di UILFPL, che graverebbero sul sistema sanitario umbro.
L’augurio, quindi, è che si raggiungano accordi al più presto. Intanto circa 800 cause starebbero per inaugurare un iter piuttosto complesso.
Articolo correlato: Sanità in Umbria tra mancate assunzioni, prestazioni negate e niente indennità Covid: è protesta