Flc-Cgil Umbria, Adi Perugia, Udu Perugia e Ricercatori Determinati Perugia aderiscono alla mobilitazione di giovedì 9 gennaio indetta dalla Piattaforma Ricercatori Determinati. Il presidio si terrà alle ore 15 in piazza dell’Università.
“L’Università degli Studi di Perugia, la principale azienda della Regione, e l’Università per Stranieri di Perugia – attaccano i promotori della manifestazione di protesta – sono nuovamente sottoposte ad una riduzione di risorse dimostrando il disinteresse da parte del governo al futuro di questo territorio. Senza Università non è possibile sviluppare un modello di società in grado di garantire un futuro agli studenti, ai ricercatori, alle aziende e, in generale, a tutti i cittadini che hanno scelto l’Umbria come regione per costruire il proprio progetto di vita“.
Dall’introduzione della riforma Gelmini (2010) la sola Università degli studi di Perugia ha ridotto il proprio organico docente da 1144 a 878 unità di personale strutturato. Personale che è stato sostituito in gran parte da contratti a tempo determinato. Mettendo insieme i due Atenei perugini si contano 114 ricercatori a tempo determinato e 230 assegnisti di ricerca. A questi devono essere sommati una moltitudine di rapporti di lavoro precario quali docenti a contratto, i borsisti di ricerca, collaboratori a vario titolo, tutti contratti utilizzati per rapporti di lavoro che in realtà sono duraturi e continui nel tempo.
Da uno studio pubblicato nel 2018 da Ffl-Cgil risulta che i lavoratori con contratto precario sono più del 50% di quelli stabili. “Il risultato – concludono i promotori della manifestazione – non può che essere instabilità sociale, bassa qualità del servizio offerto e inevitabile fuga di cervelli”.